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Valori e miti

di Antonio Morabito

Numero 191 - Settembre 2018

Sempre più ci allontaniamo dalle nostre origini e ignoriamo il percorso della storia, tanto più rischiamo di andare verso una palude dalle molte incognite


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Si parla spesso di valori fondanti per tenere unito un popolo e la sua storia. Sono quei contenuti fondamentali che sono le basi o il collante di un popolo e di una nazione. Si tratta di valori che si esprimono e tramandano spesso attraverso miti e leggende. Racconti e tradizioni che hanno alimentato nel corso dei secoli la passione patriottica, le arti, gli ideali e tutte le manifestazioni culturali e di esternazione di un popolo. Vincenzo Campo nel suo libro “miti e leggende d’Italia”, (Einaudi Scuola), da’ alle leggende della tradizione popolare un valore altissimo. -taglio- “La luna rubata, la principessa di neve, il ginepro che salva la Madonna e San Giuseppe, il marinaio che incontra la fortuna”, tutte bellissime storie che nella loro semplicità contengono una “ricchezza della moralità popolare, la saggezza degli antichi, la spiegazione di fenomeni naturali o l'origine di tradizioni, abitudini, oggetti, l'eco di fatti storici come le invasioni barbariche o le incursioni dei saraceni”. I miti sono esistiti sin dall'antica Roma, dalla “lupa” ai segni del dominio imperiale ma anche nell'antica Grecia. In epoca risorgimentale i miti dell'unità nazionale fomentano e appassionano intere generazioni che pagano anche con il sangue la prigionia e l'esilio le loro convinzioni. La “grande guerra” segna il battesimo di sangue e la prova di maturità militare - politica di una Nazione. Un vero bagno di sangue che fa dell’Italia un paese finalmente unito. La guerra favorisce i miti del valore patriottico e delle battaglie cruciali che diventano veri simboli e vengono idealizzate. Sono miti che la storia alimenta e immortala. La battaglia del Piave ad esempio diventa mito e viene enfatizzato nella musica nell’arte nei racconti epici. Un popolo che trova la sua forza vitale e lotta per la difesa del suolo patrio contro un nemico che vuole soggiogarlo. Il mito per eccellenza resta il “milite ignoto”. Un soldato sconosciuto tra i sepolti in battaglia, sorteggiato a caso che viene posto nel Sacrario dell'altare della Patria a Roma dopo un viaggio che attraversa l’Italia dal Friuli, tra ali di folla commosse e partecipi. I caduti in guerra diventano veri e propri Martiri per la patria. Il ventennio fascista propugna ulteriormente questi simboli che rappresentano l'unione tra popoli e classe dominante. La seconda guerra mondiale segna una frattura lacerante che resta ancora aperta. Il complicatissimo discernimento tra coloro che hanno combattuto per la patria e quelli spinti alla guerra dall’ideologia o sequela nazi-fascista non consentono ancora di onorare i morti e caduti nelle campagne tragiche di quel conflitto. Crolla con la guerra anche il simbolo della monarchia che aveva rappresentato l'unità del Paese. Gli anni delle Repubblica sono attraversati da miti e valori nuovi quali i diritti e doveri fondati sulla nuova Costituzione, il cammino della democrazia, l’aspirazione a una Europa dei popoli e all’unità, l’atlantismo, la lotta partigiana e la sua eredità come simbolo. Negli anni repubblicani, le ideologie, l'associazionismo, gli stessi partiti politici e le -taglio2- organizzazioni sindacali contribuiscono a fomentare i valori unitari e di collante sociale - politico. Lo stesso servizio militare obbligatorio le università e la scuola contribuiscono a formare intere generazioni con valori e basi comuni. La chiesa cattolica svolge per l’intero arco temporale un ruolo prioritario e capillare di formazione e di ispirazione a valori spirituali e per la sua presenza capillare favorisce anche una comunione di obiettivi e di comportamenti. Resta cruciale il ruolo della famiglia e quanto oggi riesca a mantenere in contesti sociali in fortissima trasformazione. Negli anni più recenti la globalizzazione e gli sconvolgimenti sociali ed economici senza precedenti hanno trasformato completamente tutti i riferimenti a cui generazioni di persone si erano ispirati. L’economia e le dinamiche ad essa connesse, anche le più degradate, hanno un peso enorme nella trasformazione delle società contemporanee. Il problema cruciale resta tuttavia quello che tocca i giovani e le nuove generazioni. A quali valori simbolici essi possono ispirarsi? Quali collanti sociali ideologici o mitici creano identità comuni e basi solidali della società contemporanea? Quali valori fondanti le generazioni presenti sanno trasmettere ai giovani di oggi e domani? Quali certezze? A scuola per decenni il trinomio “Dio-Patria-Famiglia” è stato tramandato come valore inscindibile per singoli e popolo. Occorre riflettere quanto oggi questi valori siano basilari e se rientrano o meno nella riflessione e nella formazione delle nuove generazioni. Non voglio unirmi allo sconforto che il grande Idro Montanelli in anni passati comunicava in più modi. Ma i motivi di preoccupazioni sono moltissimi e quel richiamo allo studio della storia che Montanelli faceva: “un Paese che ignora il proprio ieri” e “che non ha memoria del proprio passato e della propria storia non ha futuro”. È un allarme che oggi appare ancor più attuale. Allora ecco la necessità di ritrovare quei valori e simboli che uniscono e fanno l’identità e che consentono a un popolo di affrontare le sfide del presente e del futuro. Da qui quell’esigenza esistenziale di ripercorrere quei miti e le leggende che rispecchiano il sentire comune che fa parte di un patrimonio culturale e ideale inestimabili al pari della lingua, musica, sport, della storia, e delle espressioni dell'arte, della scienza e della creatività di un popolo.


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