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Vado al massimo

di Gennaro Santarpia

Numero 187 - Aprile 2018

Il primo italiano qualificato alle Olimpiadi giovanili: Rosario, neanche maggiorenne, si è aggiudicato un posto nella storia del Karate


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Ci sono persone che vivono letteralmente per uno sport, ne fanno una ragione di vita e danno il massimo affinché questo possa regalare loro grandi soddisfazioni. A soli 17 anni, Rosario Ruggiero ha imboccato la strada giusta verso il successo. In questo caso, parliamo di karate, il giovane Rosario ha appena raggiunto un risultato incredibile e soprattutto mai verificatosi prima. Dopo numerosi podi nazionali e internazionali, il bronzo agli europei e l'argento mondiale, il mese scorso è diventato il primo italiano della storia a qualificarsi ai Giochi Olimpici Giovanili. La sua passione per il karate nasce in una cittadina della provincia di Napoli, San Valentino Torio, dove a soli cinque anni Rosario mette per la prima volta piede nella palestra di una società sportiva, che col passare del tempo diventa una seconda casa a tutti gli effetti. Il suo Maestro - Antonio Califano – vede subito in lui delle qualità speciali rispetto ai bambini della sua età, Rosario ha quel “je ne sais quoi” che gli permette di essere sempre un passo avanti rispetto ai suoi coetanei. A soli 15 anni, Rosario, vantava già successi nazionali ed internazionali, ma si sa: il sogno di qualsiasi sportivo è quello di raggiungere l’azzurro! Nonostante i primi “tentativi” andati non proprio benissimo, Rosario non ha mai mollato ed ha continuato ad allenarsi senza sosta per raggiungere l’obiettivo. E così, la scorsa estate, il giovane atleta campano parte per Umag, dove vincerà la Coppa del Mondo giovanile: medaglia d’oro nei -68 kg. È stata proprio questa vittoria a cambiare per sempre la sua vita. Infatti, arriva la tanto sognata convocazione azzurra. Da quel momento Rosario è un treno senza sosta conquistando il podio al Mondiale in Spagna, e pochi mesi dopo il bronzo ai Campionati Europei in Russia. Beh, il gioco si fa duro, specialmente se si pensa che a Rio 2016 il Karate è stata ufficializzata disciplina olimpica (l’esordio a Tokyo 2020), ma Rosario è pronto a mettersi in gioco. Ha iniziato a farlo dallo scorso ottobre, quando è volato fino a Buenos Aires dove sono andati in scena i Giochi giovanili e Rosario Ruggiero, da primo nel ranking con 1050 punti di distacco dal secondo, ha urlarto al Mondo la sua gioia: è il primo italiano della storia a qualificarsi alle Olimpiadi. Noi di Albatros l’abbiamo incontrato per farci raccontare come nasce un campione.

Sei al momento il Karateka più famoso d’Italia, quando hai capito che il Karate sarebbe diventato il “tuo” sport? -taglio- “Avendo solo 17 anni, fa quasi ridere dire: ‘Ho iniziato quando ero piccolo’ perché in fondo lo sono ancora! In ogni caso, ricordo che guardavo mio cugino tornare a casa con quei pantaloni bianchi e la cosa mi affascinava ed incuriosiva. Inoltre, lo vedevo tirare calci e pugni anche in casa e cercavo di imitarlo, fino a quando chiesi a mio padre di poter andare ad una lezione di Karate. Già da quel primo giorno conobbi il Maestro Antonio, grazie a lui mi sono innamorato di questo sport, e adesso… eccomi qui!”

Come ci si sente ad essere entrati nella storia di questo sport?

“Sicuramente euforici! Anche se ancora non ho realizzato per bene quello che mi sta accadendo. Una cosa è certa, però: sono super carico e pronto a cogliere questa occasione. Voglio far bene e mi sto impegnando al massimo per riuscirci.”

Cosa o chi è stato essenziale per il raggiungimento di un risultato simile? -taglio2- “Ovviamente il mio Maestro, la mia società la ‘Shirai Club’, e subito dopo la mia famiglia. Mi hanno sempre sostenuto ed aiutato anche nei momenti di sconforto, mi seguono sempre e comunque, sono i miei ultras personali! Senza di loro non credo sarei riuscito ad arrivare fin qui.”

Essendo appena 17enne, ti pesa dover rinunciare ad alcune delle cose che fanno i tuoi coetanei?

“Sarei ipocrita a dire di no; inoltre in questo periodo riesco a vedere i miei amici di rado, poiché è da sei mesi che viaggio per raduni e gare, però so che loro sono lì a fare il tifo per me anche a distanza. Per il resto, mi piace talmente tanto il Karate che non mi pesa più di tanto non riuscire ad essere un adolescente normale.”

Non ci resta che farti un grande in bocca al lupo...

“Crepi, crepi… fate il tifo per me!”





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