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PIF

Per amore del cinema

di Michela Secci

Numero 189 - Giugno 2018

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All’anteprima francese del suo ultimo film “In guerra per amore”, incontriamo il regista e attore siciliano che ci racconta i suoi progetti futuri


Incontro Pif, ovvero Pierfrancesco Diliberto, giusto in tempo per fargli alcune domande. È a Parigi per presentare l’anteprima del suo secondo film: “In guerra per amore”, pellicola che in Italia ha riscosso un notevole successo, e che adesso è nelle sale cinematografiche francesi, con il titolo: “Bienvenue en Sicile”. Il film parla di una storia d’amore dove subentra un fatto storico, documentato dal cosiddetto rapporto Scotten, non molto conosciuto al grande pubblico, ma che ha marcato la storia della Sicilia e dell’Italia.

Che ne pensi della traduzione del titolo del tuo ultimo film, da “In guerra per amore” a “Bienvenue en Sicile” in francese?

“In realtà, all’inizio, ho fatto un salto sulla sedia... ma se il distributore ha scelto questo titolo non mi interessa granché. In Spagna è stato presentato con il titolo ‘Amore alla siciliana’ e in Polonia come ‘Ciao Italia’. L’importante è portare la gente al cinema per vedere quello che faccio. Se funziona con questo titolo, non mi dispiace affatto!”

Il tema e lo spirito del film sono legati al tuo primo lavoro cinematografico, ma vi è anche la tradizione della commedia all’italiana. Qui hai trattato un fatto storico...-taglio-

“Sì, questo film parla di un argomento che non è stato mai affrontato e che, secondo me, non vogliamo affrontare e non vogliamo ammettere. C’è stato un periodo buio e vergognoso nella nostra storia, c’è da indignarsi per quello che è successo. Noi da fascisti, da piazza Venezia siamo diventati filo-americani. Per vent’anni siamo stati fascisti! La verità è che amiamo metterci due fette di prosciutto sugli occhi. Ho interpretato un fatto storico che in Sicilia tutti conoscono, cani e gatti, però devo ammettere che le informazioni sono sbagliate. Fuori dalla Sicilia, molti mi hanno detto: ‘sai che non sapevo niente!’. L’argomento spero che sia di interesse anche per chi non è italiano. Comunque l’Europa viene liberata e il primo sbarco in assoluto degli americani, prima della Normandia, è stato in Sicilia. La mafia ha un ruolo fondamentale sia prima, sia durante il fascismo che il comunismo. Gli americani hanno legittimato la mafia. Ci hanno portato la libertà, ma a che prezzo?! Un prezzo che paghiamo tutt’ora! Non sono uno storico, ci sono degli indizi vari e testimonianze che parlano chiaro. Più sento certe critiche e più sono convinto che è andata così come racconto.”

Ancora una volta hai scritto il soggetto e la sceneggiatura del film con Michele Astori e Marco Martani, un trio avvincente e vincente. La vostra è una storia divertente e amara. Era importante trattare questo soggetto con umorismo?

“Ci diverte reinterpretare un fatto accaduto e creare dei personaggi di finzione che si incastrano a pennello con un episodio storico, possibilmente in chiave comica. È un metodo efficace. La commedia fa passare dei messaggi a gente anche un po’ distratta.”

Ti senti un erede dei Maestri della commedia all’italiana?

“Indegno erede! – ride ndr - Nel mio primo film ‘La mafia uccide solo d’estate’, Ettore Scola ha notato degli elementi nei quali si è riconosciuto, così ho ricevuto i suoi e i complimenti dei fratelli Taviani, e anche quelli di Francesco Rosi, qualche mese prima della sua scomparsa. Per me è stata una medaglia al valore, una medaglia d’onore; anche perché vista la grandezza di queste persone, che nonostante il loro nome chiamano uno semisconosciuto, dal punto di vista cinematografico, per fargli i complimenti rappresenta una soddisfazione unica. È una caratteristica che accomuna molti grandi: a loro non interessa che tu sia sconosciuto, hai fatto un bel film e ti chiamano per amore del cinema. Dopo aver ricevuto i complimenti da questi Maestri, qualunque critica non ha avuto più ragione d’esistere.”

In questo film sei il regista ma anche il protagonista: Arturo. Ti senti più a tuo agio dietro o davanti alla cinepresa?

“Faccio il regista e l’attore... supero tutti i provini! Scherzi a parte, sono più a mio agio nei panni del regista. Scrivo spesso tante storie, sono molto timido e la telecamera mi dà la possibilità di fare cose e domande che nella vita non farei mai. La telecamera ti protegge, ho capito che quello che voglio veramente fare è il regista.”

Quanto sono durate le riprese del film e quali sono state le difficoltà e gli imprevisti che hai dovuto affrontare?

“Le riprese sono durate quasi otto mesi. Abbiamo deciso di girare il film a Erice, un paesino molto bello che però ha un piccolo particolare: se una nuvola decide di fermarsi lì, si ha l’impressione di essere in Trentino Alto Adige e sembra che ci sia la nebbia. Quindi non è stata un’impresa semplice. Nonostante tutto sono diventato cittadino onorario, ora sono ericino!”

È difficile produrre dei film in Italia?

“Mah, un film si riesce a fare ma il dramma è farlo vedere. Infatti, il vero problema è la distribuzione. Il Ministro Franceschini ha fatto una legge che ricopia, in parte, quella francese e che in Italia è stata vista come un esempio migliore, ma purtroppo gli italiani non vanno molto al cinema quindi ogni ‘battaglia’ al momento risulta vana.”

Lei è la prova che nella vita chi è perseverante realizza i propri sogni...

“Non sono uno che fa a gomitate per riuscire, ho avuto la fortuna di incontrare delle persone che mi hanno aiutato a crescere professionalmente. Se ce l’ho fatta io, vuol dire che c’è speranza. Non bisogna scoraggiarsi, non ci sono solo quelli raccomandati che vanno avanti. Parti che sei la novità e quando invecchi diventi il venerando Maestro.”

Che consigli dai ai giovani che vogliono intraprendere la tua professione?

“Quello che dico sempre è: ‘se ci credi veramente, non pensi al pericolo che corri. È pur vero che questo è un lavoro precario e ci sono dei rischi, ma quando ti va bene sei il più figo di tutti.”

Il successo ha cambiato la tua vita?

“Io facevo televisione e mi andava benissimo così. Adesso ho più responsabilità quindi devo cercare di essere più serio in ambito professionale.”

Hai in cantiere un nuovo film?

“Sì, sto già pensando al mio prossimo lavoro cinematografico, ma non parlerà di mafia: l’ho promesso a parenti, amici e conoscenti! Per il momento posso dire solo questo!”

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“La commedia fa passare dei messaggi a gente anche un po’ distratta”

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