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Molto da dire

di Paolo Carotenuto

Numero 191 - Settembre 2018

La loro incredibile forza e la continua voglia di trasmettere messaggi positivi, fa dei Jalisse uno dei gruppi più longevi della musica italiana


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Il loro primo incontro risale al 1990, è bastato poco per far sì che Alessandra e Fabio iniziassero un percorso musicale che li avrebbe fatti conoscere al grande pubblico sotto il nome di Jalisse. Dalla loro indimenticabile vittoria al Festival di Sanremo con il brano “Fiumi di parole”, i due artisti hanno continuato a produrre musica di livello in grado di smuovere le coscienze altrui. Molto famosi anche all’estero, quest’anno sono tornati in tv come protagonisti del programma di Raiuno “Ora o mai più” e dopo l’uscita del loro inedito “Ora” e un’estate ricca di impegni in giro per l’Europa, i Jalisse stanno lavorando al loro prossimo disco.

Siete ritornati sulle scene italiane dopo aver partecipato ad “Ora o mai più”; avete continuato a far musica negli anni, ma quali sono stati i maggiori cambiamenti dagli esordi fino ad oggi?

“Fin dagli esordi noi siamo sempre stati autori e compositori, o meglio artisti indipendenti, nel senso che non avevamo una major che ci seguiva, ma la nostra produttrice Carmen Di Domenico con la quale abbiamo cercato di portar avanti quella che era e resta la nostra identità. Nel primo album parlavamo della storia dei nativi americani, beh ancora oggi ci sentiamo tali.-taglio- Il rispetto per le simbologie, per la natura, la vita, la libertà e tutto quello che ci circonda è assolutamente una costante dei Jalisse. Una coerenza che negli anni è rimasta e forse è questa la cosa che ci ha reso forti. Nel tempo abbiamo avuto tante opportunità di fare musica mantenendo ben strette le nostre radici e non dimenticando da dove siamo partiti.”

Il programma “Ora o mai più” cosa ha rappresentato per voi?

“Una bella parentesi. Inizialmente il titolo ci aveva un po’ turbato, infatti abbiamo esitato prima di accettare. Poi, però, ci siamo detti che la cosa importante era l’ “ORA” perché il mai più non esiste: ora dobbiamo esserci e partecipare anche perché alla fine sembra scritto proprio per noi. È stata un’occasione ottima per raccontarsi e anche per dire al pubblico cosa è successo in tutto questo lungo periodo in cui comunque non abbiamo mai smesso di fare musica.”

Come gruppo avete una spiccata sensibilità per la letteratura e la poesia, che ruolo hanno queste nella vostra produzione musicale?

“Beh, il fattore poesia c’è sempre. Inoltre, nel 2005 abbiamo incontrato Younis Tawfik, scrittore che ha scritto per noi una poesia meravigliosa intitolata ‘Tra rose e cielo’; noi l’abbiamo adattata al testo musicale ed è arrivata fino-taglio2- in Iraq con, ovviamente, i sottotitoli in arabo. È stata una piccola grande soddisfazione che ci fa pensare ‘Cavolo! Vedi dove è arrivata la mia canzone!’. Purtroppo, però, le cose belle e positive vengono lasciate un po’ in disparte.”

Dal 2005 siete attivi anche nelle scuole (Artisti nelle Scuole e Cantautori nelle Scuole), sostenendo la creatività degli alunni in collaborazione con artisti noti ed emergenti attraverso laboratori letterari-musicali sulla composizione di brani inediti nello stile dei cantautori, cosa cercate di trasmettere ai ragazzi?

“Questa è un’esperienza divertentissima! Dal 2005 siamo entrati nelle scuole e abbiamo iniziato il nostro progetto: raccontare ai ragazzi come si scrive una canzone dando loro la possibilità di essere artisti per un anno scolastico e creare la loro musica. Se ci pensi, nelle scuole si riduce tutto a quello che c’è scritto sui libri, con noi invece i ragazzi devono scrivere proprio come se fossero dei cantautori. I brani vengono poi presentati al pubblico al saggio scolastico di fine anno. Abbiamo riportato il nostro lavoro da adulti nei ragazzi. Vogliamo far capire loro che esprimere il proprio pensiero non è una cosa sciocca, anzi bisogna imparare a dare una collocazione a quello che si scrive per mettersi in gioco, aprire la mente, acquistare sicurezza e consapevolezza.”





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