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“Alta tensione”

di Pasquale Matrone

Numero 189 - Giugno 2018

Il traliccio dell’alta tensione; la metamorfosi delle nuvole e il loro graduale dissolversi nella foschia; il pallore delle case dalle sagome evanescenti come simulacri; il cielo azzurro; la cima del lampione una striscia di strada la siepe i cespugli gli alberi; il Bisenzio che scorre lento nella vallata, il fischio del treno che gli sfreccia accanto...


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Il traliccio dell’alta tensione; la metamorfosi delle nuvole e il loro graduale dissolversi nella foschia; il pallore delle case dalle sagome evanescenti come simulacri; il cielo azzurro; la cima del lampione una striscia di strada la siepe i cespugli gli alberi; il Bisenzio che scorre lento nella vallata, il fischio del treno che gli sfreccia accanto… E io, sul balcone, proprio adesso: a distinguere le singole voci della natura e delle cose; e, subito dopo, ad ascoltarmi: il battito del cuore, il respiro, il fluire del sangue che mi attraversa il corpo mi testimoniano che sono vivo, qui e ora. Io, su questo frammento di spazio. -taglio- Sulla Terra: pianeta tra i tanti: in uno degli innumerevoli bracci della galassia di cui fa parte: una delle infinite che abitano l’universo. Bisogna intercettare l’attimo in cui stiamo vivendo, averne coscienza piena e governarlo: ogni momento è impagabile, per chi sa avvertirne la presenza e porsi con esso in relazione, considerandolo un’opportunità di cui servirsi al meglio. Il che si traduce in “alta tensione” etica, mirata alla crescita personale, all’ampliamento dei propri orizzonti conoscitivi e, soprattutto, al rinvigorimento della propria capacità di amarsi e di amare. Spesso si parla di amore con leggerezza, senza scandagliarne l’essenza. Al contrario, su questo vocabolo occorre riflettere, senza mai perdere di vista la dimensione concreta in cui esso acquista significato, nel vissuto personale degli esseri umani. Punto di partenza di questo percorso costruttivo è la presa -taglio2- d’atto di non essere il centro del mondo. Troppo concentrato su sé stesso, l’ego si gonfia, si smarrisce: perde il contatto con la realtà; finisce col percepirsi di gran lunga superiore a tutti e a tutto; si considera puro e, invece, sta solo fingendo di esserlo; giudica il mondo dall’alto e, impietoso, lo condanna; si compiace della propria innocenza proprio mentre la sta perdendo. È indispensabile, dunque, cogliere l’istante e il privilegio di viverci dentro, di farne parte, di sentirsene responsabile al massimo, di aver voglia di trasformarlo in un’opportunità per comprendere più a fondo il valore dell’esistenza e il ruolo da svolgere in essa non come ottuso egoista e implacabile arbitro bensì come coartefice generoso e costruttivo del tessuto morale di cui sono fatti il vissuto quotidiano la società e la Storia.





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