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VERÓNICA GAGO

di Maresa Galli

Numero 231 - Giugno 2022

Attivista per i diritti umani, femminista, docente, scrittrice, l’argentina Verónica Gago


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Attivista per i diritti umani, femminista, docente, scrittrice, l’argentina Verónica Gago, nata a Chivilcoy, nel 1976, fa parte dei collettivi “NiUnaMenos” e “Situaciones”. Una laurea in Scienze Politiche e un dottorato in Scienze Sociali all’Università di Buenos Aires, ha fondato Tinta Limón, casa editrice indipendente.-taglio- Ricercatrice e docente all’Università di Buenos Aires e all’Università Nazionale di San Martín, è in prima linea nelle battaglie politiche e sociali: coordinatrice del GIIF, Grupo de Investigación e Intervención Feminista (Gruppo di Ricerca e Intervento femminista) e del Gruppo di Lavoro sulle Economie Popolari nel CLACSO (Consiglio Latinoamericano di Scienze Sociali), porta avanti con eguale passione militanza e scrittura. Tra i suoi testi spiccano “La razón neoliberal. Economías barrocas y pragmática popular”, del 2015, “La potencia feminista. O el deseo de cambiarlo todo” (“La potenza femminista. O il desiderio di cambiare tutto”), del 2019, pubblicato di recente in Italia. È co-autrice, con Luci Cavallero, di “Vive, libere e senza debiti!”, del 2020. Ne “La potenza femminista” Gago racconta la nascita del movimento “Ni Una Menos” a partire dagli scioperi scaturiti in risposta al femminicidio della giovane Lucía Pérez. “Mi interessa molto pensare come la potenza femminista espanda un desiderio di autonomia a una scala di massa e implichi un lavoro di produzione di alleanze come forma di durata politica – afferma - qualcosa che emerge e si espande nell’azione collettiva e che produce forme di soggettivazione innovative”. Negli otto capitoli del libro le tesi dell’autrice si confrontano con quelle di Rosa Luxemburg, Rita Segato, Suely Rolnik, Mara Viveros Vigoya, Silvia Federici e Raquel Gutiérrez Aguilar, creando un vero e proprio manifesto delle lotte femministe internazionali a partire dall’America latina. -taglio2-“Nos mueve el deseo” (“ci muove il desiderio”) è uno slogan di “Ni Una Menos” che mostra come il desiderio si trasformi in una forza, nella mobilitazione, capovolgendo il vittimismo sterile e il conto dei femminicidi. “Il desiderio ha a che fare con il lutto, il dolore, con l’ingiustizia, con l’impunità – spiega la scrittrice - ma mettendo in primo piano una trama collettiva per la sua diffusione, che assume molte forme, linguaggi e strumenti”. Il desiderio di rivolta fa scendere le donne in piazza studiando controffensive concrete. Lo sciopero femminista diviene “strumento pratico di ricerca politica” poiché è, allo stesso tempo, analisi e chiamata all’azione. Importante è il lavoro, l’impegno collettivo che ne deriva, rendendone protagonisti i lavoratori, gli sfruttati, i precari, i disoccupati, i migranti. Un futuro migliore dipende dal tessere alleanze, reti. Grazie alle femministe, diventate soggetto politico, lo sciopero ha coinvolto tanti soggetti diventando pratica di massa e “moltitudinaria” partendo dal protagonismo delle donne, come spiega Gago. Cosa ancor più importante, il fenomeno ridisegna i rapporti sociali, politici, economici, ambientali. Il femminismo non risponde solo alla violenza machista ma analizza anche le modalità complesse in cui opera il neoliberismo per garantire l’accesso ai diritti. Il cambiamento nella vita quotidiana, dalla famiglia alla scuola al lavoro diventa così reale “perché dimostra come il femminismo non sia una rivendicazione settoriale, ma una aspirazione a riorganizzare la vita”, afferma l’attivista che, con le sue alleanze, è un esempio concreto di impegno a favore degli esclusi.





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