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Una vita per lo sport

di Paolo Carotenuto

Albatros 182 - Novembre 2017

Se il giornalismo sportivo avesse un volto, sarebbe sicuramente il suo. Con le sue telecronache ha fatto la storia del basket NBA e adesso continua ad emozionarci raccontando la vita dei campioni del passato


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Un giornalista ed un telecronista decisamente fuori dagli schemi, Federico Buffa, dopo più di vent’anni di carriera riesce ancora a dominare l’universo del giornalismo sportivo, facendo appassionare anche chi di sport non ha mai capito nulla. La carriera di Federico Buffa inizia in un modo davvero molto singolare – come ci racconterà lui stesso in questa intervista, quindi non anticipo niente – ma fin dal primo istante è riuscito a farsi notare. Sarà stato il suo tono di voce, la passione con cui si è sempre affacciato al mondo dello sport, fatto sta che per tutti gli appassionati di NBA lui è un pilastro. Riusciva a raccontare le partite in maniera coinvolgente, proprio come fa oggi con le storie dei grandi campioni del passato. Infatti, dopo aver smesso con la telecronaca sportiva, Federico Buffa è riuscito a reinventarsi, senza mai porre in secondo piano la sua immensa passione per lo sport. Sono già tre anni, infatti, che gira l’Italia con il suo spettacolo “Buffa racconta...”, realtà che sta riscuotendo un successo clamoroso. È riuscito a fare dello storytelling sportivo una novità, a rendere storie che tutti conoscono appassionanti e ricche di cose mai dette. Noi di Albatros l’abbiamo incontrato prima dell’inizio del suo prossimo tour, leggete cosa ci ha raccontato...-taglio-

Ultimamente la sua vita professionale è cambiata parecchio, si sente ancora un giornalista?

“Non lo sono mai stato davvero – ride -. Scherzi a parte, essere giornalisti è più uno stile di vita che una professione, racchiudere il tutto in un’unica definizione mi sembra assurdo. Il mondo del giornalismo è così vasto, e ognuno cerca di distinguersi a modo suo.”

Lei sembra esserci riuscito...

“Beh, negli ultimi tre anni ho dovuto praticamente riprogrammare la mia vita. Per vent’anni ho sempre vissuto in maniera ‘stagionale’, iniziavo a fine ottobre e finivo a metà giugno, quando l’NBA chiudeva i battenti per la pausa estiva. Inoltre, ho vissuto tanto la notte a causa del fuso orario tra l’Italia e l’America e quindi c’erano giorni in cui per gli altri non esistevo. Così, dopo essermi staccato dall’immenso universo americano, sono ritornato ‘a casa’. All’inizio non è stato affatto semplice, perché ormai ero così abituato a seguire lo stile di vita professionale americano, che resettare tutto e contestualizzarlo all’Italia mi sembrava complicatissimo. Ora, però, sono certo di aver trovato la mia nuova dimensione.”

In ogni caso resti nel mondo dello sport raccontando la vita dei grandi sportivi passati ed attuali, come prepari le tue interviste?

“Leggo molto. Anche quando sembra che non ci siano notizie, se si cerca bene qualcosa esce sempre. Ho sempre voglia di scoprire quell’aneddoto, quel dettaglio che è sfuggito a tutti gli altri colleghi e capire cosa c’è dietro. È certamente un lavoro lungo e che richiede un notevole impegno, ma per fortuna ho i miei collaboratori che sono sulla mia stessa lunghezza d’onda. Insieme abbiamo fatto davvero delle belle ‘cose’.”

Tipo lo speciale su Mohammed Alì...

“Esatto! Quello è stato, ed è tutt’ora – a breve ripartirà il tour nei teatri, ndr – un lavoro davvero ben riuscito. Ogni volta che mi ritrovo a raccontare la storia di questo grande pugile, penso a quanto siamo stati bravi a ricostruire la vita di uno sportivo del genere cogliendo tutte le sfumature più importanti.”

Le manca il basket NBA?

“Certo, anche se ultimamente ho letto un po’ i rosters delle squadre e sono tanti i giocatori di cui non ho mai sentito parlare, sono ufficialmente ‘fuori dal giro’! Resterò,-taglio2- comunque, un grande appassionato di basket e dell’NBA.”

Qual è stato il momento in cui ha capito che la sua carriera stava prendendo una svolta decisiva?

“Eh, bisogna fare qualche passo indietro. Era il 1994 quando l’ex direttore di Tele+ Andrea Bassani mi telefonò proponendomi di occuparmi di basket. All’epoca ero ai ferri corti con i miei ‘titolari’, e quindi senza pensarci su troppo risposi immediatamente di si, e non si trattava minimamente di un fattore economici, ero semplicemente felice di poter iniziare questa nuova avventura. Così feci la mia prima telecronaca della partita Maryland vs Arizona, al termine di questa l’amministratore delegato di Tele+ telefona a Bassani chiedendogli ‘Quanto costa questo qua?’ e lui ‘Poco, 200mila lire a telecronaca’, ‘Bene, dagliene 500 e non voglio sentirlo mai più! Queste telecronache non vanno bene per il tipo di comunicazione che portiamo avanti nella nostra rete. Questo non ci serve a niente’. Bassani, però, non volle mollare la presa e così riuscì ad ottenere per me una seconda possibilità: da quel momento è iniziata la mia carriera!”

Si è sempre contraddistinto per la grande voglia di imparare ed apprendere, a distanza di anni è cambiato qualcosa?

“Assolutamente no! E se così fosse, dovrei cambiare velocemente lavoro. Certo è, che non ho altri grilli per la testa, quindi riesco sempre ad avere tempo per migliorarmi. Faccio un esempio: se avessi avuto una moglie, una famiglia, sarebbe stato più complicato ritagliarmi uno spazio costantemente, perché quando hai delle responsabilità nei confronti di altre persone, di certo non puoi essere egoista e fregartene perché hai voglia di imparare! Nel mio caso, invece, non ho limiti: quando ho voglia di leggere o ascoltare qualcosa o qualcuno sono libero di farlo a qualsiasi ora del giorno.”

Ma come ha fatto a diventare così bravo?

“Grazie per il complimento! Devo ammettere che alla base di una buona riuscita c’è l’ossessione. Tutti gli esseri umani che abbiano mai fatto qualcosa su questo pianeta hanno avuto una base ossessiva, e quelli che hanno fatto le cose migliori l’hanno avuta particolarmente sviluppata. Non bisogna, però, dare a questa filosofia di vita un’accezione negativa, anzi, essere ossessivi significa essere determinati a raggiungere il proprio obiettivo.”


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