logo-Cultura

Tra riflessioni e humor

di Yvonne Carbonaro

Numero 249 - Aprile 2024

Da non perdere le “Dieci favole antiche alla maniera di Basile” Manlio Santanelli


albatros-tra-riflessioni-e-humor

Santanelli è un autore di prosa, poesia e soprattutto teatro (attualmente l’unico rappresentante del gruppo Nuova Drammaturgia formato da Ruccello, Moscato e lui) incredibilmente versatile e prolifico. In ogni suo scritto,-taglio- in lingua italiana o napoletana sia antica che moderna, regala sorprese geniali: di humor innanzitutto, di intelligente divertimento, ma anche di riflessione sulle umane debolezze e di condanna delle prepotenze dei potenti. In questa sua recente raccolta di racconti compie un’operazione decisamente coraggiosa, spericolata: si richiama esplicitamente a Basile, al suo modo di raccontare fiabe popolari e al suo ricercato linguaggio seicentesco. Le sue dieci fiabe si rifanno infatti “alla maniera di Basile” sia nel linguaggio che nel genere e nello stile. Santanelli ne riprende il linguaggio napoletano antico recuperando figure retoriche barocche: accumulazioni, metafore, modi di dire, espressioni gergali di una volta, antichi lemmi dimenticati, a cui aggiunge altri di suo conio. Padroneggia e plasma le parole con grande virtuosismo, l’uso accurato, studiato, soppesato di ogni vocabolo restituisce una resa di grande intensità partecipativa con effetti spesso esilaranti e frasi sorprendentemente belle ed efficaci nella loro espressività. Così il genere, che è popolare e terragno, eppure moderno nella concezione del mondo, delle meschinità e grettezze degli esseri umani viste con salace ironia e portate al grottesco, al paradosso. Ironia, grottesco, paradosso, sono la costante di queste narrazioni fino alle estreme e più assurde conseguenze, come Ficuciello che è tanto piccolo da entrare nello stomaco del re come una sonda endoscopica, o la fata fetosa che con il solo odore sbaraglia le truppe avversarie, o la leggerezza assassina con cui il re ordina di mangiare gli ambasciatori.-taglio2- E c’è il trionfante riscatto sociale nel fiabesco lieto fine di poveri che diventano principi grazie a intelligenza e capacità che i ricchi mostrano di non avere. Le conclusioni sono sempre imprevedibili e decisamente spiazzanti. Santanelli indulge volentieri ad una crassa comicità plebea nell’elenco, per esempio, degli appellativi del didietro femminile e, sempre rendendo omaggio a Basile, gli fa al contempo garbatamente il verso quando, alla ricerca di una sposa per il re, invece della scarpetta, alle fanciulle si chiede di infilare la culotta che era stata della sua amata consorte, per verificare la misura del sedere di ciascuna fino a individuare quello che perfettamente vi entrerà. Le storie sono molto varie, tutte diverse tra loro non solo nella vicenda, ma anche nel tono. Infine lo stile è di affabulazione antica, derivante da remota tradizione orale contadina. Già l’incipit ci proietta subito nel mondo delle fiabe che, come da tradizione, iniziano con Nce steva na vota, A lu tiempo… e ci portano in un mondo fantastico di fate, maghi, re, principi e principesse, come in Basile, ma anche di rozzi villani, con una dominante qui di personaggi “sporchi brutti e cattivi” in maniera addirittura estrema, assurda, ridicola, e una grande varietà di situazioni e di accenti a tratti di denuncia, a tratti fantasiosamente poetici come nella vicenda di Briggetella. Il volume è stato realizzato con l’apporto grafico degli allievi dell’Accademia di Belle Arti che di ogni racconto hanno sintetizzato il senso in un’immagine moderna, divertente, allusiva del momento clou. In conclusione, un bel prodotto editoriale, molto colto e originale.





Booking.com

Booking.com