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Ritmi internazionali

di Antonino Ianniello

Numero 246 - Dicembre-Gennaio 2024

Arriva “Amanolibera”, nuova opera del grande percussionista jazz Roberto Gatti


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Roberto Gatti è un percussionista passionale, verace e particolarmente poliedrico. Molto legato stilisticamente soprattutto al latin jazz, all’afro-cuban jazz, alla musica caraibica e al jazz, nel corso della sua intensa attività artistica ha stretto numerose e importanti collaborazioni con musicisti e formazioni di livello sia nazionale-taglio- (Paolo Fresu, Gabriele Mirabassi, Gegè Telesforo, Luca Barbarossa, Soqquadro, Umbria Jazz Orchestra, Manuel Magrini) che mondiale. Tra gli internazionali… citiamo Quincy Jones, Dee Dee Bridgewater, Patti Austin, Alfredo Rodriguez, Noa, Harvey Mason, Nathan East, Giovanni Hidalgo, Horacio ‘El Negro’ Hernandez, Richard Galliano, Pedrito Martinez Group, Ebo Taylor, Le Cirque du Soleil, Eliel Lazo, Tetraktis Percussioni, Rome Afrocuban Jazz Quintet. In oltre vent’anni di carriera, grazie alle sue qualità, si è esibito in giro per l’Europa e per il mondo tra festival e jazz club in nazioni come Stati Uniti, Inghilterra, Cuba, Spagna, Russia, Francia e non solo. Dal 2014 è impegnato a dirigere corsi e a tenere concerti in Malesia, oltre ad essere regolarmente invitato per delle masterclass nei conservatori italiani. Sempre per ciò che concerne la sua attività didattica, collabora anche con alcune scuole e accademie sia in Italia che all’estero. È endorser per ‘Gon Bops Percussion’. Nel 2021 ha avviato una proficua collaborazione con il musicista italo-venezuelano Mario Rodriguez Di Pietro, con il quale ha fondato l’omonimo quintetto jazz. Mentre nel luglio del 2022, pubblicato dall’etichetta ‘Encore Music’, ecco il suo primo capitolo discografico intitolato ‘Amanolibera’, un album il cui mood è particolarmente incentrato sul ritmo, ma da cui emerge anche una raffinata cantabilità e una certa predilezione per il senso melodico, il tutto impreziosito da una spiccata anima cubana che incontra la musica caraibica e il jazz. Nel CD, svariati ed eccezionali ospiti del calibro di Horacio “El Negro” Hernandez, Paoli Mejias, Oscar Valdes, Roberto Quintero, Jhair Sala, Gabriele Mirabassi, Lorenzo Bisogno e Tetraktis Percussioni. ‘Amanolibera’ è il tuo primo progetto discografico. In che modo hai dato vita a questa fascinosa simbiosi fra melodia e ritmo? «L’ispirazione è nata dall’incontro con Mario Rodriguez (produttore, compositore e batterista), che ha saputo tradurre in musica molte delle mie esperienze e competenze nel mondo della percussione, proponendo melodie e armonie che si sono subito sposate con il ritmo. -taglio2-Posso dire che questo è un disco composto a quattro mani. Nel disco figurano svariati e prestigiosi ospiti, fra i quali Horacio “El Negro” Hernandez, Paoli Mejias, Oscar Valdes, Roberto Quintero, Jhair Sala, Gabriele Mirabassi, Lorenzo Bisogno, Tetraktis Percussioni.» Qual è stato il motivo principale che ti ha spinto a registrare “Amanolibera” insieme a questi formidabili musicisti? «Avendo alle spalle tanti viaggi, tanti maestri e tante conoscenze, ho voluto coronare un sogno che era quello di avere questi fantastici musicisti e persone nel mio primo lavoro.» La tracklist fa emergere una dominante anima cubana. «Sicuramente gli studi con i maestri Giovanni Hidalgo, Oscar Valdez, Yaroldy Abreu, Emilio del Monte, Pedrito Martinez e non solo, hanno influito fortemente nella mia scelta musicale. I ritmi utilizzati sono per lo più afrocubani e dell’area caraibica, in alcuni brani mescolati con il jazz.»
A proposito dei brani, tranne che per ‘La Comparsa’ (firmato da Lecuona) e ‘Gio' Toca’ (autografato da Valdes), si tratta di tue composizioni concepite insieme a Rodriguez, Magrini, Paris, Principato e Ortica. Per ciò che concerne i brani originali cofirmati, hai trovato subito l’intesa compositiva con gli altri musicisti oppure il processo di gestazione delle composizioni è stato lento e complesso? «In realtà, gli altri compositori hanno dato uno spunto che Mario Rodriguez e io, successivamente, abbiamo sviluppato. Il ritmo del lavoro è stato comunque intenso e faticoso, ma fortunatamente senza incertezze. Focalizzando l’attenzione sul messaggio artistico che intendi comunicare, che tipo di feedback ti aspetti da coloro che ascolteranno “Amanolibera”? Questo disco – per me – è un contenitore di stili musicali – e spero che sia stimolante per chi lo ascolta. Credo che questa sia una produzione italiana unica, per cui mi auguro che si aprano delle porte nel nostro Paese per un genere che fonde la tradizione del tamburo con la profondità del jazz. Ora ci stiamo preparando intensamente per la prossima stagione di concerti, anche cercando il modo di invitare gli ospiti nazionali e internazionali a partecipare ad alcuni di questi live.»





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