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PIERFRANCESCO FAVINO

di Paola Trotta

Numero 244 - Ottobre 2023

Un film che gli ha permesso ancora una volta di essere riconosciuto come uno dei migliori attori italiani che abbraccia più generazioni di pubblico


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Pierfrancesco Favino ormai è sempre una garanzia, l'attore ha sfilato sul red carpet della Mostra del cinema di Venezia accompagnato dalla famiglia, la moglie Anna Ferzetti e la loro figlia Lea per presentare "Comandante", film d’apertura dell’80 edizione dell’appuntamento cinematografico italiano più atteso dell’anno e acclamato da pubblico e critica. -taglio- La pellicola di Edoardo De Angelis, scritta a quattro mani con Sandro Veronesi (a inizio anno, i due hanno anche pubblicato un libro dedicato alla stessa vicenda), è una storia vera che vede protagonista il militare a capo del sommergibile Cappellini della Regia Marina, che, durante la Seconda Guerra Mondiale, dopo uno scontro a fuoco con un mercantile belga, ne porta in salvo l’equipaggio. Segue la legge del mare e non abbandona i naufraghi. Tematica questa, purtroppo molto attuale e sulla quale Favino non ha avuto paura di esporsi, ecco cosa ci ha raccontato durante questa intervista. Il film di cui è protagonista “Il Comandante” ha aperto un acceso dibattito sul ruolo dell’Italia sulla situazione migranti, anche a seguito di alcune sue dichiarazioni… “Sì, e non riesco a capire perché i giornalisti si siano stupiti delle mie parole. Credo che il mio pensiero sia condiviso da tanti ed essendo un personaggio in vista ho il dovere civile di dar voce a chi invece una voce non ce l’ha. Io sono fiero di essere italiano e l’italianità è anche salvare gli uomini in mare. Mi espongo politicamente. Saper aiutare gli altri, in questo io credo, è un valore personale.” Il protagonista del film mette in salvo dei profughi e quindi le chiedo, se i profughi di Crotone avessero incontrato Salvatore Todaro in mare sarebbero forse salvi? “Io credo che la legge del mare sia questa e nel nostro film alla fine questo viene sottolineato. Mi è piaciuta l’idea di poter in qualche modo espormi politicamente attraverso questo film nel dire che secondo me da sempre esistono leggi, come quelle del mare, che non dovrebbero mai essere infrante.” Lei ha parlato anche dell’importanza dell’accoglienza nei confronti delle persone che vengono salvate… “Esatto, vengo da una famiglia in cui spesso io e le mie sorelle dovevamo lasciare camera mostra perché i miei genitori portavano qualcuno che stavano aiutando, dall’haitiano in difficoltà al ragazzo che stava ad un semaforo. Casa mia è sempre stato un posto in cui dove si mangia in sei, si mangia anche in otto. Ringrazierò sempre i miei genitori per questo insegnamento. La mia porta è sempre stata aperta, è lo è ancora adesso e sempre lo sarà, per me è un dato significante dell’italianità, forse è un punto di vista ingenuo ma è la mia esperienza personale di vita ed è quello che cerco di trasmettere alle mie figlie.” Il suo orgoglio di essere italiano non li limita solo a tratti personali della sua vita passata e presente ma lo mette in pratica con scelte precise anche e soprattutto a livello professionale. Perché non ha mai pensato ad una carriera all’estero dove è amato e richiestissimo? -taglio2- “Mi sono concentrato sul cinema italiano perché l'Italia è il mio paese, e questo è il posto in cui voglio lavorare, soprattutto per la difficile situazione che stiamo vivendo. Credo sia necessario per noi attori lavorare in Italia. Penso di poter incarnare alcune tipologie di italiano… mi considero fortunato ad aver avuto la possibilità di interpretare i ruoli che mi hanno offerto e cerco di concentrarmi sul cinema e non sulle serie. Non sto dicendo no per principio ai film internazionali, ma credo che il cinema made in Italy sia un cinema internazionale e spero che questo film possa mostrare che siamo ancora capaci di fare film che possono andare all’estero e vorrei se ne facessero altri. Questa de ‘Il Comandante’, per esempio, è una produzione molto coraggiosa, visti i nostri standard, e quindi sono felice di poter aiutare la mia industria. Tuttavia, ogni volta che c'è la possibilità di interpretare un personaggio italiano in un film straniero, sono molto felice di farlo, e vorrei che gli attori italiani fossero maggiormente presenti nei film internazionali in cui ci sono personaggi italiani. In questo momento siamo l'unico paese dove questo non succede. Nascono sempre problemi quando i cubani interpretano i messicani, ma poi nessuno dice niente se le star americane vengono in Italia e interpretano personaggi italiani. Io non ho niente contro le superstar americane, sto semplicemente dicendo che, se questa è la regola, non vedo perché non dovrebbe valere anche per noi”. Ritornando al ruolo da lei interpretato, conosceva già la sua storia? “Non bene. La figura di Todaro mi ha ispirato fin da subito e credo che il dialetto veneto, con il quale ho dovuto recitare sia stata l’arma in più del personaggio: un modo di parlare duro, meno musicale di altri dialetti, che rende ancora più intensi e inaspettati i momenti dalla forza emotiva più marcata di cui il mio personaggio si ritrova a essere protagonista. Ovviamente sono stato aiutato a trovare la giusta cadenza che desse enfasi al tutto e ringrazio Marina Militare, i sommergibilisti, che mi hanno fatto entrare in un mondo che conoscevo, ma non così nel dettaglio per prepararmi alle prove, anche fisiche, come stare nella stanza dei fumi e altri ambienti angusti. Porto a casa con questo film un bel bagaglio emotivo e professionale.” Prossimamente la vedremo impegnato in qualche altro progetto? “Sì, a dicembre uscirà ‘Il conte di Montecristo’ produzione francese che mi ha permesso di rispolverare la storia di questo libro incredibile e quindi sarò in giro per la promozioni del film e non mancherà qualche sorpresa in tv. Insomma non si smette mai di produrre!”





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