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Personalità da scoprire

di Paola Ratti

Numero 248 - Marzo 2024

Nel suo nuovo libro “Caterina d'Aragona. Dignità e coraggio” Cristina Penco ci racconta la storia della prima moglie di Enrico VIII indirizzandoci verso una prospettiva diversa


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La scrittrice e giornalista Cristina Penco, esperta di reali, ha pubblicato un nuovo libro storico intitolato "Caterina d'Aragona. Dignità e coraggio" (edito da Diarkos) che ci riporta nel periodo Tudor per farci conoscere meglio una donna che ha lasciato il segno e che possiamo considerare uno dei primi esempi di enpowerment femminile.-taglio- L'autrice ci dimostra con una narrazione accurata ed empatica che, oltre all'immagine della regina ripudiata e ferita dal consorte, il re d’Inghilterra Enrico VIII, c'è molto di più. Figlia dei sovrani cattolici Ferdinando II d'Aragona e Isabella I di Castiglia, prima donna in Europa a ricoprire l’incarico di ambasciatrice a corte, instancabile nella carità cristiana quanto capace di vincere sul campo di battaglia, Caterina si dovette fare largo dentro una società di uomini e scontrare con i loro sadici giochi di potere. Com'è nata la sua passione per i Reali? E quanto l'affascina la storia delle dinastie? «La mia passione per i Reali risale a quando ero bambina. Mia madre ha insegnato inglese per tanti anni alle scuole medie. In casa ho sempre trovato libri di grammatica, storia e letteratura del Regno Unito. Erano letture “da grandi” che mi attiravano. Sono cresciuta negli anni Ottanta e Novanta: a livello mediatico, tra le grandi celebrities di allora, sul podio, c’erano i Windsor». Dopo il libro su Anna Bolena ci racconta ora Caterina D'Aragona. La bellezza e la complessità del lavorare a un testo storico? Come avviene di solito la sua ricerca delle fonti? «Trovo interessante immergersi nella Storia provando a togliere le proprie lenti e mettendo, per un attimo, quelle di chi è vissuto all’epoca, con strutture sociali e codici comunicativi molto diversi dai nostri. Ma è anche questo che mi appassiona. Nel rispetto dei tempi concordati con l’editore, ho visitato alcuni archivi e collezioni reali, in parte disponibili anche in versione digitale – una miniera di documenti e testimonianze – ho studiato alcuni saggi e biografie di esperti accreditati, ho ripreso in mano testi di storia e filosofia del mio liceo. Mi sono stati utili, in seconda battuta, anche alcuni romanzi storici indicati, come le altre fonti, nelle bibliografie e sitografie finali». Quali sono gli aspetti di Caterina D'Aragona che non conosceva e che l'hanno particolarmente colpita? «Per parlare di Caterina D’Aragona, a iniziare dai banchi di scuola, si è usato per lo più, finora, un linguaggio parentale: “figlia di”, “moglie di”. E ci si è concentrati sul suo ruolo di vittima: la povera consorte tradita e ripudiata. In realtà è molto di più. Un personaggio a tutto tondo con una personalità forte e carismatica, incisiva nei suoi punti di forza così come nei suoi aspetti più ostici». -taglio2- Secondo lei Caterina può essere considerata uno dei primi esempi di empowerment femminile? E se si perché? «È una delle tesi di fondo della mia biografia. È considerata una delle prime ambasciatrici in Europa, ruolo che intelligentemente si è saputa ritagliare per poter rimanere in Inghilterra in un momento in cui il vento non era più a suo favore. Ha promosso l’istruzione femminile alla corte dei Tudor e, attraverso la beneficenza, ha lanciato iniziative artigianali e imprenditoriali – come la tessitura di pizzo nelle Midlands – per rendere autonome donne che partivano da condizioni svantaggiate. Con cultura e saggezza ha tenuto testa ai funzionari reali e ai legati pontifici. È stata una grande condottiera anche in battaglia». Quanto è importante, in particolare di questi tempi, (ri)scoprire il passato magari anche per capire meglio il presente? «Penso sia importante volgere lo sguardo ai secoli passati anche per capire meglio il presente, le matrici di certe dinamiche, le narrazioni arrivate fino a noi. Credo permetta di diventare più consapevoli del mondo socio-culturale contemporaneo. Con le donne Tudor si parla di patriarcato, potere, intrighi, ingiustizie: temi più che mai attuali, su cui resta ancora molto da fare». Altri personaggi femminili della storia (ma non solo) di cui le piacerebbe scrivere? «In generale mi incuriosiscono figure discusse e controverse per cercare di comprendere cosa c’è effettivamente di vero, nelle ricostruzioni fatte finora, e possibili lati inediti che ancora non erano riaffiorati. Mi piace fare nuove scoperte, stupirmi mentre scrivo e sorprendere chi legge. A volte basta spostare lo sguardo, cambiando prospettiva».





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