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Oltreoceano

di Paola Trotta

Numero 247 - Febbraio 2024

La sua è una storia di rivalsa, la storia di chi il famoso “sogno americano” l’ha vissuto e soprattutto l’ha realizzato diventando uno degli italiani più conosciuti ed apprezzati negli USA


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A maggio di ventidue anni fa decise di lasciare l’Italia per inseguire il sogno di affermarsi in America. Una scommessa vinta per Michele Iuliano, 55enne originario di Parete, in provincia di Caserta, che, -taglio- partendo da una condizione di profonda indigenza, dopo essersi arrangiato con lavoretti di fortuna, oggi è il proprietario di sette ristoranti nella Grande Mela, tra pizzerie e gnoccherie, frequentate da nomi di spicco della mondanità newyorkese come Mariah Carey, John Travolta, John Turturro, diventati negli anni suoi cari amici. Non solo: Michele è stato alla guida, accanto a Daria Luppino, del programma “Tu vuo’ fa’ l’Ammericano”. Nel corso delle dieci puntate, prodotte dalla Italian Movie Award, andate in onda su Rai Italia, Iuliano ci ha portato nella case degli italo-americani più influenti del Nuovo Mondo per raccontarci le loro storie ma, soprattutto, per cucinare insieme a loro i piatti della tradizione italiana in salsa fusion statunitense e con un pizzico di dialetto “Ammericano” o meglio l'italoamericano: una lingua creola non standardizzata, parlata dagli italiani emigrati negli Stati Uniti e caratterizzata dal forte influsso dell'inglese nel lessico e nella struttura dell'italiano. Una lingua che per anni è stata tramandata dai primi emigrati italiani alle nuove generazioni, ma che con il passare del tempo si sta dimenticando. Dopo l'ottimo successo ottenuto su Rai Italia e in attesa della messa in onda su Rai Due, lo chef imprenditore e conduttore del format che è ancora disponibile su RaiPlay si racconta a tutto tondo. Michele, la tua storia nasce da Parete, in provincia di Caserta… “Ho dei bellissimi ricordi che mi legano ancora oggi a Parete, che è il paesino dove sono nato e dove si è svolta la prima parte della mia vita. Quando ripenso a quel periodo mi torna alla mente un Michele sui banchi dell’istituto di Ragioneria che sognava una vita ricca di grandi soddisfazioni. A livello lavorativo, trascorrevo specialmente il periodo estivo in campagna, dando una mano a mio padre che coltivava fragole. Poi sono arrivate altre esperienze lavorative, una delle quali a Trieste per il gruppo Generali. La situazione economica in Italia, però, via via cominciava a peggiorare in più c’era la forza dei miei sogni che mi spingeva sempre di più verso gli Stati Uniti. E così, a trentatré anni, finalmente decisi di tentare la grande avventura americana che oggi, a 55 anni, continua a regalarmi delle enormi gioie. Parete, però, resta sempre nel mio cuore e non è un caso se io l’abbia fortemente voluta in una delle puntate di ’Tu vuo’ fa’ l’ammericano’.” Una volta giunto negli States, quali sono le più grandi difficoltà con cui hai dovuto fare i conti? “Prima fra tutte: la lingua. Non avendo mai studiato l’inglese quando vivevo in Italia, l’impatto con l’America è stato ancora più complicato. Ma non mi sono mai arreso. E con il passare del tempo, svolgendo in un primo momento i lavori più umili, ho conosciuto tantissime persone e questo mi ha notevolmente aiutato nell’imparare la lingua.” Dai lavori più umili all’apertura di ben sette ristoranti a New York, dove vanti numerosi clienti vip. A riguardo, ci racconteresti qualche aneddoto? -taglio2- “Ogni tappa professionale è stata scandita da numerosi sacrifici e impegni che, passo dopo passo, hanno fatto sì che riuscissi a trasformare diversi progetti in solide realtà: ristoranti dove spesso vengono a trovarmi numerose celebrità. Per esempio mi è capitato, in questi anni, di ricevere in uno dei miei locali anche star internazionali ma italiane come Eros Ramazzotti, con il quale, dopo una buona cena, abbiamo trascorso tutta la notte a cantare e a scherzare in compagnia degli amici. Poi non potrò mai dimenticare quando io e John Travolta un giorno ci siamo messi a preparare pizze per tutti i clienti, tra la gioia e lo stupore generale. Per non parlare di quando, all’ingresso di un mio ristorante, mentre giocavo con mio nipote Damian, mi sono imbattuto in un uomo dall’aria familiare, ma solo in un secondo momento, dopo aver chiacchierato un po’ con lui, mi sono reso conto della figuraccia che stavo facendo, visto che quell’uomo era Robert De Niro!” Tra tante gioie e soddisfazioni, non sono mancati anche dolori che ti hanno segnato nel profondo… “Sì, a un certo punto della mia scalata americana, la vita mi ha messo duramente alla prova con due dolorose esperienze di malattia: due cancri ai quali sono riuscito miracolosamente a sopravvivere. Durante la degenza ospedaliera ho vissuto anche sorta di esperienza mistica che mi ha cambiato la vita. E pensare che in un primo momento, quando ho scoperto la malattia, ho persino tentato di allontanare le persone a me più care. Come Anita, che oggi è mia moglie, che però è rimasta fedelmente al mio fianco: non ne ha voluto sapere di lasciarmi solo ad affrontare tutte quelle difficoltà e oggi sono felice di poter condividere tutte le gioie con lei e con il nostro bimbo che ha quattordici mesi.” Che effetto ti fa, oggi, essere alla conduzione di un nuovo programma? “Quando il regista Carlo Fumo mi ha proposto l'idea di un programma dedicato a tutti quelli che, come me, partiti con la classica valigia di cartone, nonostante le difficoltà, poi sono riusciti a costruirsi una bella posizione in differenti settori professionali, ho subito accettato con entusiasmo. Non nascondo, però, che trattandosi della mia prima conduzione, alla vigilia delle riprese, ho avuto qualche timore. Avevo paura, infatti, di non poter svolgere questo ruolo inedito in maniera convincente. Fortunatamente, grazie al sostegno del mio gruppo autorale e dell'armonia che si è venuta a creare con la co-conduttrice Daria Luppino, tutto è andato nel migliore dei modi. E mi fa un certo effetto il fatto che oggi, grazie a Rai Italia e a RaiPlay in un secondo momento a Rai2, il pubblico di tutto il mondo potrà conoscere sia me che la mia cucina, visto che in ogni puntata mi ritroverò anche dietro ai fornelli e per questo, oltre Carlo Fumo, non posso che ringraziare l'avvocato Angelo Maietta che ha coordinato il management produttivo con la rete seguendo il progetto passo dopo passo. Sono davvero felice ed elettrizzato per questa nuova esperienza televisiva, non a caso stiamo già pensando a una seconda stagione della trasmissione.”





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