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Napoli mia

di Maresa Galli

Numero 185 - Febbraio 2018

Napoli, mirabile partitura nella nuova opera letteraria di Luca Signorini


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Luca Signorini ha pubblicato il suo nuovo libro, “Rovine” (Alessandro Polidoro Editore), prezioso scrigno di riflessioni storiche, di cronaca, di denuncia e di amore, di quel paradiso abitato da diavoli e da individui che mai smettono di stupirci che è Napoli. La musicalità di cui è intrisa la prosa conduce amabilmente il lettore nei “Pensieri alle corde” e nelle “Rovine”, scoprendone “il ricamo segreto, l’armonia nascosta”, come suggerisce Enzo D’Errico, il direttore del Corriere del Mezzogiorno che ha prefato il volume che si avvale inoltre della presentazione di Vincenza Alfano. Il libro è diviso in tre sezioni perfettamente intrecciate: la prima è il dialogo con la città di Napoli che Signorini, romano, ha scelto per vivere. Al centro, c’è “Rovine”, leitmotiv del racconto che chiude con una terza sezione, una raccolta di articoli scritti dall’Autore per il Corriere del Mezzogiorno. Primo violoncello del Teatro di San Carlo, compositore e scrittore, Signorini alterna con eguale bravura musica e scrittura, spinto dal desiderio costante di rifiutare le storture e abbracciare la solidarietà, l’arte, la bellezza unica àncora di salvezza e di rinascita. -taglio- “Ti amo, cara Napoli – scrive – Se così non fosse non avrei scritto di te. Non avrei scritto di Petru, del tuo cibo, delle tue bizzarrie, delle tue bestemmie, dei tuoi maniscalchi, del tuo modo fantastico di dare un senso alla follia, di via Marina, dei poliziotti, del Teatro di San Carlo e di Medici Senza Frontiere ai Quartieri Spagnoli, di piazzetta Cariati, di Ponticelli e di Spaccanapoli, del tuo Futurismo, dei tuoi Miti, di D’Alessio, del burkini sulle spiagge di via Caracciolo, della cumana di Montesanto. Così come ti odio. Altrimenti non avrei scritto di Maria, una bella ragazza napoletana”. Passeggiando quotidianamente tra le macerie di una grande civiltà in rovina (mirabile metafora) si intravedono frammenti di luce di antiche civiltà con la loro storia, arte, grandezza (e decadenza), spiragli di futuro che può ancora essere luminoso e solidale, come ha mostrato la reazione della città all’omicidio del fisarmonicista di strada, il romeno Petru Birladeanu, ucciso a Montesanto da un raid camorristico e commemorato da scolaresche, intellettuali, cittadini. “Io ti penso come donna. Accogli, proteggi, consoli, tolleri, pazienti, sorridi... tutto molto femminile. -taglio2- Difficile non innamorarsi di te”, svela Signorini che alla città dedica le sue riflessioni di denuncia, amore, di speranza sulle pagine del Corriere, sempre colte e venate di ironia. Come comunicare dunque con una città così complessa e sfaccettata? Con la musica che tutto permea, magnifico archetipo di libertà creativa e rigore, ricordando “Duke” e Gershwin, Bach e Stravinsky, Tchaikovsky e Beethoven, con il loro desiderio di guardare avanti, innovativi e sempre ricchi di umanità. “Non voglio perdere la sensazione di vivere in un parco archeologico, in un luogo senza tempo – conclude l’Autore – ma non posso privarmi del guardare avanti. Il futuro ce lo indicano loro, gli scrittori napoletani”. Nonostante le cadute, le assurdità, la città rende lo spirito più ricco che mai, “perché è Napoli ad averne. Napoli crea, coinvolge, investe energie, sogna, progetta”. È una comunità accarezzata da luoghi mai anonimi, mai spenti. Un libro imperdibile, dalla prosa elegante, scorrevole, forbita che ha triturato la lezione del jazz, altra grande passione musicale dell’Autore, le sue partiture ora complesse ora semplici, sempre eleganti e capaci di racchiudere in poche note tutto un mondo.





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