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Michelangelo Pistoletto

di Joanna Irena Wrobel

Numero 244 - Ottobre 2023

uno tra i maggiori esponenti dell’arte contemporanea internazionale, un precursore di pacifica coesistenza tra l’arte e la natura e, da sempre, un convinto ambientalista, Michelangelo Pistoletto


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Uno straordinario interprete del radicale rinnovamento del linguaggio artistico (inteso non solo nel senso estetico, ma anche sociale), uno tra i maggiori esponenti dell’arte contemporanea internazionale, un precursore di pacifica coesistenza tra l’arte e la natura e, da sempre, un convinto ambientalista, -taglio- Michelangelo Pistoletto (1933, Biella) è attivamente presente sulla scena dell’arte moderna italiana già a partire dagli anni ’60 del secolo scorso. Protagonista dell’Arte Povera, movimento chiave della storia della cultura italiana ed internazionale, che si contraddistingue per l’utilizzo di materiali primari e poveri: naturali o provenienti dalla produzione industriale o, spesso, frutto di scarto. Un movimento, nato in Italia, che con i suoi principi (importanza della processualità, dimensione performativa, forte relazione dinamica tra lo spazio e il tempo dell’opera), viene proiettato sul palcoscenico internazionale e si trova a confronto con altre ricerche contemporanee in ambito europeo e statunitense dell’Arte processuale e concettuale. Michelangelo Pistoletto, figlio unico del pittore piemontese Ettore Olivero Pistoletto (1898-1984), sin dalla tenera età segue il lavoro del padre, che decide di aprire uno studio di restauro a Torino. Frequentando, già da bambino, il laboratorio di famiglia apprende le basi del disegno, della pittura antica, delle tecniche di restauro, avvicinandosi al mondo dell’arte classica anche attraverso le visite domenicali alla torinese Galleria Sabauda. La collaborazione con il padre si protrae fino al 1958, l’anno in cui Pistoletto sceglie di avvicinarsi allo studio di Armando Testa, fondatore della prima scuola di pubblicità in Italia. E proprio la pubblicità avrà un’influenza significativa sulle prime ricerche dell’Artista biellese nel campo dell’arte moderna. Le iniziali sperimentazioni di Michelangelo Pistoletto risalgono alla fine degli anni ’50. In quel periodo, nasce il ciclo di “Quadri specchianti” (1962), lastre in acciaio lucidato a specchio sulle quali vengono applicate figure in carta velina a grandezza naturale. In seguito, l’Artista produce una serie di opere intitolate i “Plexiglass” (1964) e gli “Oggetti in meno” (1965-66), frutto di una complessa ricerca, al di là di qualsiasi tecnica o stile definito e, nello stesso momento, di un tentativo volto ad ottenere una progressiva integrazione tra lo spettatore e lo spazio/tempo, in cui si inserisce l’opera. Tra i lavori più emblematici di Pistoletto spicca la “Venere degli stracci” (1967). -taglio2- Attraverso la tecnica di assemblaggio, azzardando un accostamento provocatorio, ottiene una bilanciata composizione, che riunisce il richiamo classico al materiale povero. Lo straccio, inizialmente utilizzato per pulire i “Quadri specchianti” diventa protagonista nella sua componente materica e cromatica. Una figura bianca, posta di spalle, una riproduzione (un calco industriale e seriale) della neoclassica Venere dello scultore Bertel Thorvaldsen e i brandelli della stoffa colorata, suggeriscono un’inedita capacità di riciclo e di rigenerazione, fra ordine e caos, fra classicità e modernità. Gli stracci vengono adoperati più volte nelle opere di Michelangelo Pistoletto. Umidi, diventano un’esperienza olfattiva e uditiva nell’’’Orchestra di stracci”. Dialogano con i reperti archeologici nella “Sfera di giornali” (1968), installazione allestita per l’evento “Arte povera più azioni povere” all’ interno degli Antichi Arsenali di Amalfi. Negli ultimi decenni, la ricerca artistica di Pistoletto volge verso l’elaborazione di un programma innovativo per abbattere le tradizionali barriere tra le diverse discipline artistiche. Le finalità del progetto sono quelle di coinvolgere, oltre agli artisti di campi diversi, anche esponenti della politica. Le ultime opere dell’Artista piemontese si basano, soprattutto, su binomio Arte e Società. Nel manifesto elaborato nel 2003, viene ideato il simbolo costituito da due cerchi contigui agli estremi di un altro cerchio di dimensioni maggiori: una rielaborazione del segno matematico dell’infinito, che poi darà principio ad una serie di opere ed installazioni intitolate il “Terzo Paradiso”. Attraverso una profonda riflessione sulla sostenibilità ambientale, l’arte di Michelangelo Pistoletto vuole sollecitare l’assunzione di una responsabilità sociale. Il concetto espresso pienamente nell’ “Ominiteismo e Demopraxia” (2017), una sorta di nuovo manifesto, che mette ciascuno direttamente davanti alle proprie responsabilità. La responsabilità, che diventa così la prassi, che regola e unisce tutte le parti della società moderna.





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