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Mai dire mai

di Laura Fiore

Numero 192 - Ottobre 2018

“Lucinda” è il titolo del nuovo corto horror del regista Alberto Bambini, il quale con grande maestria riesce a destreggiarsi in un territorio tematico per nulla semplice, quello della religione


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Una storia ambientata quasi del tutto in una Chiesa, la protagonista è la giovane Lucinda che persuasa da fantasmi del passato ricade in un esplosiva malvagità. È questo l’inizio del cortometraggio di Alberto Bambini intitolato “Lucinda”, che vede nel cast gli attori Mario Diodati, Martina Ambrosino e Sofia Del Carlo, ed ha già ricevuto vari riconoscimenti importanti, tra cui anche il Los Angeles Film Awards. La scelta di questo genere di filmografia è stata abbastanza naturale, Alberto Bambini infatti è da sempre affascinato dal mistero e dalla religione ed ha saputo in questo suo primo lavoro unire le due cose ottenendo un risultato incredibile.

Partiamo da “Lucinda” che dopo aver fatto tappa a Los Angeles per il CineFest, ha vinto al Festival Los Angeles Film Awards, che cosa significa per lei questo riconoscimento?

“È stata assolutamente una cosa inaspettata perché è il mio primo cortometraggio, anche se ho esperienze di videoclip nel mio background, però a livello di corti e di cose più artistiche con ‘Lucinda’ ho praticamente debuttato. -taglio-Credo abbastanza in me stesso e nelle mie capacità quindi sapevo che era un buon lavoro, però da lì ad andare a vincere un premio simile, soprattutto in una città come Los Angeles dove la concorrenza è tantissima, è stata una bella emozione e soprattutto una grande soddisfazione che mi ha dato una nuova consapevolezza: magari la strada che ho intrapreso è quella giusta!”

Ha affermato che da sempre è affascinato dal mistero, dalla religione e da tutti i dogmi che essa si porta dentro, come è riuscito a tramutare tutto questo in passione per la regia?

“Volendo raccontare. Devo premettere che sono una persona molto credente, e questo corto parla appunto del rapporto tra l’uomo e la religione visto in un modo diverso, ovvero capovolgendo un po’ la visione classica che abbiamo della religione. Si parla del timore di Dio e di cosa accadesse se il Dio che fino ad oggi abbiamo creduto ci aiutasse, all’improvviso apparisse in un altro modo. Come se ti mancasse la terra sotto i piedi.”

Ha quindi raccontato una storia dalla parte del male, che vede il bene come qualcosa di sbagliato. Essendo tu credente, ci sono stati momenti difficili durante le riprese?

“Effettivamente alcune cose sono state abbastanza complicate, più che altro perché mentre giri viene spontaneo pensare di non esagerare nel racconto della storia, ovvero di porre le cose in un modo che non sia troppo blasfemo. Certo, ribaltare il punto di vista è stato complicato: se credi in una cosa, neanche ti riesce pensarci al contrario, come quando una persona che sai che ti vuole bene... difficilmente riesci a pensare che quel bene non sia sincero. Qualche scena, da cristiano, è stata forte ma andava fatto. In un certo senso è stato anche terapeutico perché comunque mi sono poi accorto che credo ancora di più!”

Prima di questo progetto, ha passato vari anni dedicandosi ad altre professioni, quando ha capito di -taglio2- voler iniziare un percorso da regista?

“Non c’è stato un momento esatto. Prima facevo musica, producevo musica da discoteca, comunque sempre una cosa artistica quindi non credo ci sia questo taglio netto tra musica, cinema, teatro, e così via... sono tutte manifestazioni artistiche che hanno voglia di raccontare qualcosa e soprattutto delle emozioni. Ho inoltre prodotto dei videoclip, quindi avevo già esperienza nello girare; mi piaceva molto, però, l’idea di fare corti ma lavorando attivamente nella musica avevo poco tempo da dedicare a questa mia passione. Poi arrivando ad un punto, si cresce, si migliora, si matura, e mi sono detto proviamoci! Un paio di anni fa ho scritto questa sceneggiatura e ho trovato delle persone che mi hanno aiutato a portarla fino alla fine. Così piano piano è iniziato il percorso vero e proprio ed ora sono qui.”

Hai mai pensato di trasferirti all’estero?

“Sì. Questa generalmente è una considerazione che viene fatta soprattutto per la situazione italiana, che non è proprio delle più rosee. A livello artistico (e non solo) qui da noi è una lotta continua, però poi penso al fatto che sono nato qui, alla fine amo il mio paese e quindi cerco di fare di tutto per provare a restare in Italia. Come ho detto prima, ho pensato a questa possibilità più volte, per il momento sono qui, ma non è una cosa che escludo.”

Quali sono i tuoi prossimi impegni professionali?

“Sono iniziate le riprese di un nuovo cortometraggio con una casa di produzione mia personale, che si occuperà di horror e thriller. È questa una cosa abbastanza folle, perché in Italia c’è molto interesse per questi generi, ma a livello di regia dopo Dario Argento c’è stata poca offerta. Ho deciso di iniziare con questo ingranaggio per cercare di far funzionare nuovamente questo tipo di cinema anche in Italia. Lo so che sto puntando in alto, ma credo molto in ciò che faccio... quindi speriamo bene.”


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