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Lorenzo Hengeller

di Maresa Galli

Numero 226 - Dicembre-Gennaio 2021-2022

Intervista a tutto tondo con il grande compositore e maestro di swing, reduce dal successo del musical “Carosone, l’americano di Napoli”


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Protagonista di famosi programmi televisivi e radiofonici, vincitore del Premio Carosone 2007, ritroviamo Lorenzo Hengeller in splendida forma artistica, sulla scia certamente anche dell’acclamato musical “Carosone, l’americano di Napoli”, per il quale ha curato gli arrangiamenti musicali. Lo spettacolo, per la regia di Luigi Russo, -taglio-andato in scena al teatro Augusteo e al Trianon Viviani di Napoli, produzione Gestione Attività Teatrali di Roberta Starace e Giuseppe Caccavale, con la partecipazione del Trianon Viviani, è di Federico Vacalebre che ne cura anche la direzione artistica. Andrea Sannino è il protagonista nel ruolo di Carosone, l’americano napoletano che con il suo stile, le armonie, il ritmo, i concerti al fianco di altri straordinari artisti, ha svecchiato la musica italiana, regalando emozioni a tempo di swing, jazz, esotismo, canzone napoletana e rock’n’roll e chi più ne ha, col sorriso sulle labbra, con la leggerezza dei grandi. Lorenzo Hengeller, ironico, coinvolgente, comunicativo, coniuga grande melodia e testo brillante, con lo stesso sorriso dell’autore di “Torero”, “Tu vuo’ fa’ l’americano” e delle irripetibili canzoni create con il paroliere Nisa. Ai lettori di albatrosmagazine Hengeller racconta il musical e i suoi prossimi impegni. Il musical Carosone, l’americano di Napoli” ha riscosso ampi consensi di pubblico e critica: bello rivedere i teatri pieni… “Si, fa veramente un’impressione gioiosa, dinamica, felice. Già il teatro contiene in sé tutto un mondo e fa sì che i problemi della realtà al suo interno svaniscano: questa è la magia del teatro! Vederlo pieno è una meraviglia, un antidoto in questi tempi incerti.” Tra le novità del musical e del cd ha lavorato su un inedito carosoniano, “La signora”, riarrangiandolo… “Si, una scoperta per caso, come spesso succede: Federico Vacalebre mi invia in studio questo file emozionante di Carosone, registrato da lui anziano, a casa, al pianoforte, ed ero già emozionato di aver ricevuto questo piccolo provino. Ero in studio con Andrea Sannino per registrare il disco del musical e Federico ci esorta a lavorarci. Così ascolto la melodia, inizio a suonarci, a farci un arrangiamento al volo e in cinque minuti registriamo! Sono molto contento, le cose improvvisate sono spesso le migliori: è diventato un pezzo cult del musical.” Come ha immaginato gli arrangiamenti dello spettacolo? “Le canzoni, gli arrangiamenti di Carosone sono già perfetti così e quindi io li ho trattati fedelmente, con grande rispetto. È già tanto riuscire a stare accanto al Maestro! Ho aggiunto qualche piccola idea ritmica, leggerissima, adatta al linguaggio degli anni ’50 che prevedeva i fiati. La band dal vivo ha in organico 2 fiati, 2 sassofoni, così come era per il Quartetto Carosone. Ho cercato solo di aggiungere un po’ di bellezza nei dettagli.” Rispetto al musical del 2013, oggi rinnovato nei protagonisti e nella regia, ha cambiato gli arrangiamenti? Quelli di Carosone sono stati anni di grande innovazione in campo musicale, di svolta verso il ritmo e il jazz… un mondo fantastico… “La novità fondamentale è che il protagonista è Andrea Sannino.
Gli ho consigliato di cantare nella sua fascia vocale medio Bassa che non adopera normalmente. Così Andrea canta con un range vocale molto interessante, che lo rende ancora più “carosoniano”. La novità musicale di Carosone, così come è stato per Fred Buscaglione, per Gorni Kramer, per lo stesso Lelio Luttazzi, per la tv dell’epoca, con programmi come “Studio Uno” di Antonello Falqui, è che tutti i protagonisti erano rivoluzionari senza esserne consapevoli. In quegli anni stava avvenendo una rivoluzione musicale e del costume italiano. Lo stesso Carosone, grande innovatore, quando nel ’58 scrisse “Caravan Petrol” e “Tu vuò fa’ l’americano”, non ne era consapevole. Nelle sue canzoni entravano le sue esperienze africane, di ripassatore, di orchestra, di autore di musiche per i burattini, mescolate alla sua passione per il jazz. -taglio2- Un mix che ha portato una novità assoluta, rivoluzionaria.” Oggi la musica è onnivora e i più giovani ballano ritmi carosoniani trasformati in remix, rap, che ne ripresentano riff e melodie… “Anche nello spettacolo ci sono dei remix e sono molto belli con band e DJ in scena. Carosone è “usato” in molti modi: remixato, tagliato, usato per il ritmo, nei riff… Magari i ragazzi non capiscono le innovazioni tecniche che sono nei dettagli, nei testi di Nisa, nell’uso innovativo della batteria di Gegè Di Giacomo, nell’uso dei bassi del pianoforte di Carosone, tipico del boogie woogie. L’unico modo di perpetrare la rivoluzione è usarla con i nuovi linguaggi e dunque va bene così.” Con il suo ultimo cd, “Piano Napoli”, ha fatto buon gioco di squadra con tanti e diversi artisti. Soprattutto lei ed Elisabetta Serio avete scoperto la versatilità e bravura di Gigi D’Alessio… “Sono stato sempre un musicista aperto, attento, non ho paraocchi, nella vita come nella musica. L’incontro con D’Alessio è stato sorprendente: abbiamo scoperto un uomo generoso, musicalissimo, che conosce il pianoforte, conosce la musica, soprattutto un uomo molto curioso. Per molti musicisti la musica è una gara, una sorta di competizione tra parrocchie. Invece D’Alessio ha un merito: ha un suo mondo di scrittura, di canzoni, che può piacere o meno ma è molto chiaro. Per me qualunque artista che porti avanti un proprio mondo, non soltanto pensando alla bravura o allo strumento, ma un immaginario artistico, è assolutamente rispettabile. I numeri parlano perché D’Alessio è molto amato. Abbiamo suonato un suo pezzo molto bello, “Chiove”, e l’abbiamo anche arrangiato in modo complicato e lui non ha avuto alcun problema: ribadisco, è molto musicale!” Napoli è ancora musa ispiratrice, città che accoglie e respinge al tempo stesso ma della quale non si può fare a meno? “Non so se sia la musa ispiratrice di molti. Sono profondamente napoletano ma questa appartenenza attiene a me, non entra nella mia idea artistica. Anche uno di Vercelli può essere orgogliosamente vercellese! Non amo le superiorità geografiche. Ora che vivo a Roma mi sento ancora più profondamente napoletano ma non lo faccio pesare (spesso chi vive fuori si “dimette” da napoletano). Non amo degli artisti a Napoli il fatto di rimanere a viverci perché amano essere riconosciuti, saltare le file al ristorante, queste piccole coccole. Io forse sono un po’ più ambizioso e cerco di allargare queste vedute. Mi interessa la città che porto dentro ma non la singola coccola, come i selfie che si fanno con gli artisti.”
Ha raccontato belle storie musicali con il libro “Elogio del pianoforte. Storie di tasti tra Caccioppoli, Gould e altri eroi”. Sta pensando di scrivere un nuovo volume? “Mi fa piacere questa domanda perché mi sono molto divertito a scriverlo. Mi è stato proposto di continuare perché i lettori hanno trovato i racconti belli, divertenti ma troppo brevi. Sono un lettore accanito fin da quando ero ragazzo e mi piace anche molto scrivere. È un po’ come nella musica: si ascoltano i dischi e poi escono dalle mani. Così si legge e si nutre il cervello.” Di sicuro ha nuovi progetti in cantiere… “Ho nuovi progetti in cantiere per l’anno nuovo, diversi concerti e collaborazioni. Ho collaborato con altri artisti, mentre altri sono graditi ritorni, come Tonino Carotone ma sono tante le novità su prossimi concerti e album. In periodo di pandemia e in post pandemia ho deciso di togliermi tanti “sfizi”…”





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