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L’etica della comunicazione

di Alfredo Salucci

Numero 241 - Giugno 2023

La comunicazione interessa tutti noi e ci impegna sia come soggetti che inviano dati, sia come destinatari di dati


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La comunicazione interessa tutti noi e ci impegna sia come soggetti che inviano dati, sia come destinatari di dati. Ricordo che uno dei principi della comunicazione è l’onestà, ossia comunicare cose vere. Il mondo sarebbe stato e sarebbe migliore se tutti avessero rispettato e rispettassero questo principio etico. -taglio- La comunicazione, infatti, ha avuto un ruolo fondamentale per la nostra crescita civile e culturale. Il mondo è fatto anche di informazioni. Si comunica: in famiglia, nella scuola, nei luoghi di lavoro, con la radio e la televisione, con i giornali, con i social media e altro. Non sempre, però, chi informa si impegna a dare notizie corrette, come spesso capita ai comunicatori occasionali o improvvisati dei vari social network, ma quando chi informa è un professionista della comunicazione allora è richiesta onestà intellettuale. Il giornalista, ad esempio, è un professionista dell’informazione che, a parte le sue opinioni, dovrebbe raccontare il fatto per come si è realmente svolto, e prima di dare una notizia dovrebbe verificarla. Sono tanti i grandi giornalisti che non hanno mai tradito questo principio. Una delle caratteristiche delle grandi firme del giornalismo è proprio questa: il rispetto a qualsiasi costo del principio di verità. Purtroppo, per tanti altri comunicatori non è stato e non è sempre così. Ancora oggi, cronisti interessati più allo scoop che a una notizia controllata non mancano. Anche le varie reti radiotelevisive a volte entrano nelle nostre case con comunicatori, di presunte verità, un po’ saccenti, che ostentano un atteggiamento di superiorità morale e culturale non sempre suffragato da un adeguato curriculum. Ricordo, ad esempio, che quando si danno delle notizie in campo scientifico è d’obbligo citare le fonti per accreditare quanto si afferma. In campo giornalistico questa cosa non sempre è possibile, per ovvi motivi, ma proprio per questo chi comunica dovrebbe avere maggior cura per la verità e astenersi dal fare annunci roboanti.-taglio2- I comunicatori palesemente di parte, poi, in questo periodo sono aumentati, e non solo in campo sportivo. Questo, ovviamente, non significa che chi scrive o comunica non possa avere le proprie opinioni, ci mancherebbe. Abbiamo lottato non poco per poter esprimere le nostre idee liberamente, e fino a prova contraria l’Illuminismo ha insegnato che tutti hanno diritto di esprimere i loro pensieri e di credere alle proprie idee. Ma c’è un limite invalicabile: quello di non pretendere che le proprie idee siano più vere o migliori delle altre. Nessuno dovrebbe pensare di essere certo di avere la verità, mentre gli altri vivono solo di verosimile o peggio. Soprattutto per chi lavora nel campo della comunicazione il rispetto per gli altri deve essere un altro fine da perseguire, solo così si diventa dei bravi e onesti comunicatori. Solo se eticamente corretti nella comunicazione si può essere giornalisti con la G maiuscola, altrimenti si è solo tifosi della notizia: quella che fa più comodo a sé stessi e ai propri sponsor. Nell’etica giornalistica, la cosiddetta deontologia giornalistica, vi sono tre momenti fondamentali: etica della provenienza e del controllo delle fonti, etica dell’analisi critica, etica della divulgazione. Per il giornalista c’è il diritto e la libertà di informare e l’obbligo del rispetto della verità. Esiste ancora nel giornalismo un’etica con le sue norme da perseguire come verità dei fatti raccontati, imparzialità, obiettività, pluralismo, rispetto delle persone coinvolte, assenza di discriminazioni, ecc.? Certamente sì, anche se a volte sembra sfuggire a chi scrive o a chi comunica, e non solo per ignoranza. Allora se trasmissioni radiotelevisive o articoli di giornali non rispondo a queste norme etiche fondamentali non è giornalismo di qualità: è altro. In questo caso possiamo cambiare canale o rinunciare a leggere l’articolo. Le persone interessate ad indottrinarci, purtroppo, sono già troppe.





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