"La ricerca più nobile è l'eccellenza". In questa frase c'è l'essenza del brand Elisa Burlamacchi che, dopo aver sfilato sul red carpet 80esima Mostra del Cinema di Venezia, ha conquistato anche le passerelle della Milano Fashion Week.-taglio- Elisa Burlamacchi, attraverso le sue collezioni extra lusso, riporta in auge il nome di una famiglia che da sempre è stata profondamente legata al territorio lucchese e Versiliese e dal quale deriva il noto “Burlamacco” simbolo di Viareggio. Abbiamo cercato di saperne di più con questa intervista... Ci parla della storia della sua famiglia? «La famiglia Burlamacchi è legata al territorio lucchese e della Versilia già dal 1200, non a caso il nome del famoso Burlamacco simbolo della città di Viareggio è un omaggio agli esponenti della famiglia che nei secoli l’hanno difesa e rappresentata. Famiglia nobile ed anche mercanti della seta in tutta Europa, governavano e amministravano la Repubblica di Lucca e conferivano con le principali famiglie nobili dell’epoca tra cui i Medici. L’ispiratore del mio brand è il noto Francesco Burlamacchi, nominato nel Risorgimento “anticipatore dell’unità d’Italia”, ma vorrei ricordare anche Jean-Jacques Burlamaqui che con i suoi trattati sul Diritto naturale, è il primo che introduce il “diritto alla felicità” tra i diritti naturali dell’uomo, e ispirò i padri Costituenti della Costituzione americana». Quanto ha influenzato la sua idea di eleganza? «Eleganza per me è il riflesso di uno stato interiore di armonia. La EB Diamond Collection trasmette un’autorevole bellezza. Lo stile è sobrio dalle linee pulite ma al tempo stesso di incontrovertibile bellezza per la preziosità di ogni elemento di cui è composta la borsa». Quanto si sente legata al suo territorio? «Sono nata a Firenze, e mi ritengo fortunata ad abitare in una delle città più belle del mondo, ma sono legata con il cuore a Lucca e alla Versilia a doppio filo, ovviamente date le origini della famiglia». Quando è nata la sua passione per la moda? «Sono da sempre appassionata a tutto ciò che è bellezza, e quindi anche all’arte e alla musica. Mia nonna Carolina Rocchi Burlamacchi era una pittrice, ed è stata lei per prima ad insegnarmi la proporzione e l’eleganza delle forme. Inoltre ho studiato la musica suonando il pianoforte da quando ho 5 anni. -taglio2-Da qui mi deriva il concetto di armonia ed pulizia delle forme che trasferisco nelle collezioni». Quali sono stati i suoi designer di riferimento? «Amo uno stile sobrio ma estremamente femminile, per cui mi sento molto in sintonia con stilisti come Armani e Valentino». Com'è nato il brand Elisa Burlamacchi? «È nato dall’idea di creare un Brand che rappresenti l’eccellenza del nostro made in Italy e che sia simbolo di Lusso e Nobiltà. Il Brand Elisa Burlamacchi infatti devolve parte del ricavato ad associazioni e ONG che operano a sostegno di missioni umanitarie in Italia e nel mondo. A breve renderò pubblico il lancio di una campagna di sensibilizzazione per una associazione che si occupa della cura di malattie gravi nei bambini». L'ha emozionata vedere le sue creazioni sfilare sul red carpet della 80esima Mostra del Cinema di Venezia? «È stata una grandissima emozione, non nego avere pianto dopo aver visto il primo indossato. Un primo bellissimo traguardo dopo anni di duro lavoro e impegno». Ci parla della sua nuova collezione? «La EB Diamond Collection è una collezione in Limited Edition, di borse gioiello con rifiniture in oro e con l’applicazione di un diamante incastonato uno ad uno presso la Torre dell’Orefice a Ponte Vecchio a Firenze. Un prodotto che vuole esaltare il nostro made in Italy d’eccellenza, e che sceglie la massima qualità in ogni elemento e fase di produzione. Lo stile è elegante e raffinato per donare a chi lo indossa una “autorevole bellezza”». Che percorso immagina per il suo brand? «La mission del Brand Elisa Burlamacchi è triplice: conferire alla donna con l’indossato dei nostri prodotti una moderna “regalità “, far apprezzare il nostro made in Italy nel mondo, e veicolare il concetto di Nobiltà, non solo come etichetta ma come presenza concreta».