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JOEL DICKER

di Laura Fiore

Numero 249 - Aprile 2024

Arriva finalmente in Italia il tanto atteso nuovo libro di uno degli autori europei più amati della letteratura contemporanea internazionale, pronti a scoprire chi è l’assassino?


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“Un animale selvaggio”: questo è il titolo del nuovo libro di Joël Dicker, che esce in Italia la prossima settimana, più precisamente verrà presentato il 25 marzo presso la libreria Mondadori Duomo di Milano, edito da la Nave di Teseo, -taglio- dopo il successo della trilogia di Harry Quebert, conclusa con Il caso Alaska Sanders, eccoci catapultati in una nuova storia che intreccia mistero e relazioni in un modo incredibile come solo Dicker sa fare. Per chi non dovesse conoscere questo autore, Joel Dicker nasce a Ginevra nel 1985 e fin da adolescente inizia a scrivere dei brevi racconti capendo, ben presto, che la passione per la scrittura sarebbe potuta diventare “una cosa seria”. Infatti, non ancora conosciuto dal pubblico mondiale Joel ha ricevuto il “Prix des écrivains genevois” nel 2010, il “Grand prix du roman de l’Académie Française” e il “Prix Goncourt des Lycéens” nel 2012. L’anno successivo è quello della svolta: Joel Dicker pubblica il suo primo best seller prima ancora di compiere trent’anni: stiamo parlando de “La verità sul caso Harry Quebert” opera che l’ha reso celebre a livello planetario e dalla quale è stata tratta l’omonima serie con protagonista Patrick Dempsey. Da quel momento è nata una vera e propria “Dickermania”, i suoi romanzi sono tradotti in 40 lingue e hanno venduto più di 20 milioni di copie. “Gli ultimi giorni dei nostri padri” (2015), “Il libro dei Baltimore” (2016), “La scomparsa di Stephanie Mailer” (2018), “L’enigma della camera 622” (2020), “Il caso Alaska Sanders” (2022). Un’attività letteraria intensa, di un autore che come lui stesso dichiara “ha molto da raccontare, sempre”. “Un animale selvaggio” inizia col racconto di due ladri che stanno per rapinare una importante gioielleria di Ginevra, ma questo non sarà un colpo come tutti gli altri. Venti giorni prima, in un elegante sobborgo sulle rive del lago, Sophie Braun sta per festeggiare il suo quarantesimo compleanno. La vita le sorride, abita con il marito Arpad e i due figli in una magnifica villa al limitare del bosco. Sono entrambi ricchi, belli, felici, ma il loro mondo idilliaco all’improvviso s’incrina. Ed è qui che inizia la magia di Joel Dicker, che con le sue pagine ci racconta una storia piena di colpi di scena, di persone che si incontrano e che inevitabilmente vedranno la loro vita cambiare in un attimo. Noi di Albatros abbiamo incontrato in esclusiva Joel Dicker prima del suo viaggio in Italia. L’uscita di “Un animale selvaggio”, come da lei dichiarato, sancisce l’inizio di una nuova fase della sua vita: ci spieghi meglio… “Esatto, ‘Un animale selvaggio’ è un libro fondamentale per me. Lo sento mio profondamente. Chi ha letto i miei romanzi precedenti ritroverà l’atmosfera familiare dei miei libri: è un polar, è un thriller, è una grande avventura e soprattutto un libro che ruota attorno ai personaggi della storia. Ma c’è, credo, qualcosa di più: la dimensione psicologica? La densità dei fatti? Oppure il fatto che i protagonisti hanno dei figli (per me è la prima volta!)? Non lo so esattamente, ma sento che la mia scrittura si sta evolvendo, il che è abbastanza normale: col tempo, maturo io e con me il mio lavoro. Non so ancora quale sarà il prossimo passo: ma la cosa più importante per me – ora che questo libro esce in Italia, il paese di mia nonna e il paese del mio cuore – è rendermi conto di quanto i lettori mi siano vicini!” Spesso ha detto nelle sue interviste che per molto tempo non riusciva a considerarsi uno scrittore, nonostante i suoi libri dimostrassero il contrario, adesso a che punto siamo? “Siamo a buon punto! Come ho detto prima è iniziato un nuovo capitolo della mia vita personale e professionale, inevitabilmente le due cose si influenzano a vicenda.-taglio2- Fino a poco tempo fa non riuscivo a definirmi uno scrittore non perché non mi sentissi all’altezza, ma perché sentivo come se mi mancasse una parte importante per sentirmi tale! Non so come spiegarlo, però ho sempre immaginato la vita di uno scrittore completamente diversa dalla mia, forse per questo facevo difficoltà a ‘calarmi nella parte’. Adesso sarebbe da sciocco non considerarmi tale, è evidente come probabilmente lo era anche prima, però ho acquistato delle nuove consapevolezzeglio2- che mi stanno offrendo la possibilità di guardare tutto da una prospettiva completamente inedita.” Sono passati più di dieci anni dal suo esordio letterario, qual è uno dei più grandi insegnamenti ricevuti durante questo periodo? “Sarebbe complicato trovarne uno solo, poiché in questi anni ho avuto la possibilità di confrontarmi e quindi di migliorarmi. Se proprio dovessi scegliere: rivolgermi a poche persone sagge prima di prendere le decisioni più importanti.” Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un ritorno, agghiacciante, alla censura di alcune opere letterarie. Secondo lei a cosa è dovuto questo passo indietro? “Prima di rispondere nello specifico posso dire che sono molto preoccupato, sembra una follia. Basti pensare al caso di In ‘Maus’ di Art Spiegelman l’unica graphic novel a venire premiata col Pulitzer, la storia di un figlio che racconta del padre nato in Polonia e deportato ad Auschwitz, che è stata bandita dalle scuole dello stato del Tennesee. Ogni giorno siamo circondati da immagini di una violenza inaudita, possibile che il problema sia un libro? Tutto dal fatto che le persone non leggono abbastanza, ormai si sta sempre davanti a uno schermo, sui social, e ci si dimentica di leggere la storia. Spero che questa ‘tendenza’ cambi, le nuove generazioni hanno necessità di capire l’importanza della letteratura nel contesto storico-sociale del proprio paese ma in realtà di tutto il mondo.” La domanda sorge spontanea: che rapporto ha con i social? “Non li demonizzo, ma non ne sono nemmeno fan. Mi rendo conto che ormai sono parte integrante della nostra cultura e che sono degli strumenti potentissimi, tutto sta nel come si usano: non possono essere l’unica fonte di informazione di una persona!” Lei è legato all’Italia, cosa farà nei giorni che trascorrerà qui? “La presentazione del libro è solo una scusa per venire a mangiare un piatto di pasta o una pizza speciale! – ride ndr. – Scherzi a parte, mi prenderò sicuro qualche giorno per andare un po' in giro e salutare qualche amico, poi però dovrò ripartire per le altre date del tour di presentazione. Tornerò qui sicuramente per le vacanze estive!”





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