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In osmosi col territorio

di Maresa Galli

Numero 244 - Ottobre 2023

Lo scultore Raffaele Menonna, in arte Mera, ha esposto con grande successo le sue opere in Valtellina


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Raffaele Menonna, in arte Mera, è artista che vive in simbiosi con i luoghi, ricercandone le memorie, il soffio vitale, le storie che narrano i materiali, custodi del tempo e delle emozioni. -taglio-Viestese di nascita, valtellinese d’adozione, trasforma scarti di lavorazione, attrezzi e oggetti in disuso in pura arte, astratta e figurativa, così come detta la sua ispirazione. In ampi spazi all’aperto pone in dialogo, con la natura e con gli spettatori, le sue creazioni, sculture spesso di dimensioni notevoli, che fondono la loro magia con quella dei luoghi. Un mese di esposizione delle sue opere en plein air a Valmalenco, in Valtellina, nella mostra a cura di Marusca Cabello: quale il suo ricordo? “Il sostegno di Marusca Cabello, ex bibliotecaria ed amica, è stato fondamentale per la riuscita del progetto in Valmalenco. La scelta dello spazio aperto e privato ha permesso ad ogni tipo di persone di avvicinarsi all’arte in modo libero ed informale. Una quindicina le opere. Una di circa 3,5 mt di altezza, è stata pensata e realizzata sul posto con materiali recuperati dal restauro della dimora familiare di Marusca. Un’opera astratta. I miei occhi vedono una figura femminile libera, sensuale, autonoma e viaggiatrice. Per me è stato come concretizzare il sogno in realtà. Lasciare una traccia del mio “sentire” sul territorio e fonderlo con il vissuto altrui. Radici che si rafforzano nel presente e si proiettano verso il futuro. Un’esperienza ricca ed emozionante per entrambi.” Con la sua arte lei recupera/trasforma materiali usati da tutto ciò che colpisce la sua immaginazione, restituendo anche la memoria e la storia dei luoghi… “Proprio così. La Valtellina mi ha dato l’ispirazione. Qui si è consolidata la mia formazione, il modo di vedere e sentire, grazie ai materiali che vi ho trovato. Forme silenti e bellissime che avevano il potenziale per uscire allo scoperto ed entrare in scena, dialogare nel mondo esterno che aveva ancora per poco, occhi “velati”.” Dalle miniature alla gigantesca archeoscultura, dai gioielli in pietra ai guerrieri, spazia con rara maestria dal figurativo all’astratto, seguendo solo l’ispirazione dettata dai luoghi… “Il luogo e le persone con cui entro in relazione sono fondamentali per la realizzazione delle opere. Ne sono coinvolto emotivamente, pertanto risulta come una spinta per comunicare il mio stato d’animo attraverso l’assemblaggio delle parti. A volte questo succede in modo spontaneo e poetico, altre con forza e decisione razionale quando tratto argomenti inerenti la delicata sfera umana. -taglio2-Alcune opere di questo genere sono: “E' dopo il silenzio” e “Soul Murder”. Diversamente ho realizzato opere monumentali in Valtellina per Enel Green Power. Un complesso di otto sculture, una alta circa nove metri, recuperando proprio dei macchinari in disuso ormai obsoleti della centrale.” Molto attivo anche a Vieste, lei ha esposto a Palazzo Bellusci in occasione dei Dauni, la mostra internazionale a cura di Stefania Maggiulli Alfieri, presidente dell’associazione Nikephoros e splendida animatrice culturale che ha dato un prezioso contributo all’arte del Gargano: quali le sue memorie del periodo “pugliese”? “Vero! Essendo nativo di Vieste ho avuto modo di esporre a Palazzo Bellusci, sia con i Dauni che con una mia personale curata da Stefania Maggiulli Alfieri. In quel periodo Stefania ha movimentato non poco la scena artistica viestana, facendo sì che arrivassero artisti di spessore e provenienza internazionale; quello è stato un periodo florido che mi ha aiutato ad avere più consapevolezza e stabilità dal punto di vista artistico e personale. Tutto ciò grazie alla presenza e alla competenza di Stefania, sempre pronta, affabile nelle sue discussioni artistiche con chiunque fosse in sua compagnia. Durante quegli anni ben cinque opere hanno preso vita. Ricordo con immenso piacere quei momenti passati insieme. Con il trasferimento di Stefania si sono persi i presupposti per fare arte a Vieste. Quell’aria motivante ora non si percepisce più. Una sorta di vuoto ha, in qualche modo, preso il sopravvento.” Le sue opere comunicano a più livelli e riscuotono sempre ampi consensi. L’arte, anche quella più concettuale, parla ai nostri sensi? “Certamente! Se così non fosse, qualsiasi produzione sarebbe semplicemente un oggetto da arredamento. Un’opera deve necessariamente coinvolgere i sensi, risvegliare pensieri giacenti e nascosti nel più profondo dell’anima. Ti deve parlare, deve illuminare gli occhi. Qualche volta deve anche destabilizzare, scuotere l’assopimento della mente. Quando durante una mia mostra mi si avvicina qualcuno e apre il cuore ad un perfetto sconosciuto (mi è capitato di vedere persone piangere) comprendo che il modo di esprimermi è quello giusto, comunico. Mi sento partecipe di vite altrui, allora è arte!”





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