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Idolo senza tempo

di Tommaso Martinelli

Numero 208 - Marzo 2020

Il Pablito dei mitici Mondiali di Calcio del 1982, pubblica la sua seconda opera narrativa “Quanto dura un attimo”, un’autobiografia che ripercorre la storia di un grande idolo del calcio italiano.


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Era un idolo e fu squalificato. Tornò e diventò il Pablito dei mitici Mondiali di Calcio in Spagna del 1982. Questa, in sintesi la parabola di Paolo Rossi, che oggi è tornato nelle librerie con “Quanto dura un attimo”, libro edito da Mondadori scritto con sua moglie Federica Cappelletti, con la quale, proprio di recente, ha rinnovato le promesse nuziali alle Maldive, in presenza delle figlie Maria Vittoria e Sofia Elena.-taglio-

Paolo, con tua moglie Federica hai scritto un libro intitolato “Quanto dura un attimo”: come è nata l’idea?

“L’idea nasce dalla condivisione di un caffè. Eravamo in un bar, dopo aver accompagnato a scuola le bambine. Pioveva e l’acqua che cadeva sul selciato mi ricordava il rumore dei tacchetti che battevano sul pavimento nel tragitto dagli spogliatoi al campo del Bernabeu. Era la finale Italia-Germania 1982. Avevo gli occhi lucidi, Fede ha colto questa mia malinconia e mi ha chiesto di trasformarla in un libro. Per condividerla con tutti coloro che l’hanno diffusa e non. Ed ha avuto ragione, perché il libro ha avuto e sta avendo un boom di vendite. Non è la mia prima esperienza editoriale e soprattutto non lo è con mia moglie, insieme abbiamo già scritto un libro “1982, il mio Mitico Mondiale”. Ma “Quanto dura un attimo” è il libro che sento di più sulla pelle, perché racconta la storia della mia vita romanzata e ci sono tutte le mie emozioni. Insomma, è la mia vita a 360 gradi. Quello che avrei voluto sempre raccontare e che solo mia moglie è riuscita a farmi raccontare.”

La squalifica di cui fu vittima agli esordi della carriera l’ha cambiata per sempre o è stato un incidente di percorso?

“La squalifica mi ha insegnato a non fidarmi di tutti, a essere più accorto. Io ho sempre dato fiducia agli altri ma evidentemente in quella circostanza mi sono sbagliato. Ho buttato due anni di vita e di salute, ma il destino e la mia determinazione mi hanno ripagato.”

C'è qualche scelta della sua carriera di calciatore che rimpiange?

“Non rimpiango nulla, ho fatto tutto quello che volevo fare. Forse solo la vittoria mancata ai mondiali di Argentina. Ma forse era destino andasse così. Ci è mancata la convinzione! Ma ci siamo preparati per la Spagna.”

Un collega che calcio internazionale che ammira particolarmente?

“Nel calcio internazionale ci sono personaggi che ho ammirato e che ammiro. Dai miei compagni di squadra dell’82 a Pelé, a Cruijf, Zico, Maradona. Tutti grandi, contro i quali ho giocato. Ma anche oggi ci sono bei personaggi.”

Con quale dei suoi compagni di squadra, nei club e in Nazionale è rimasto in contatto negli anni?

“Con tutti ma Cabrini e Tardelli rimangono gli amici più vicini.”.

Ci racconta le emozioni delle sue nozze bis a sorpresa alle Maldive organizzate da tua moglie e le tue figlie?

“E' stata una emozione unica. -taglio2-Federica, Maria Vittoria e Sofia Elena sono state fantastiche.Hanno organizzato tutto in maniera meticolosa e capillare, insieme allo staff del Baglioni Resort. Sono riuscite a portare in valigia abiti e accessori, a far coincidere date e persone. Ne è venuta fuori una favola indimenticabile, la mia favola, la nostra favola.”

Quel giorno tutti, lì al resort, sapevano della cerimonia in spiaggia tranne lei...

“Se ci ripenso mi viene ancora da ridere! Anche se li mi sono commosso e ho addirittura pianto come un bambino. Tutti ma proprio tutti, maldiviani compresi, sapevano che da li a poco si sarebbe tenuto il mio matrimonio con Fede. E tutti hanno voluto dare il proprio contributo e poi partecipare. Ora capisco le risate, le battute, gli sguardi complici.... E quando ho domandato come mai ci fosse un allestimento sulla spiaggia, mi è stato risposto che si sarebbe sposata una coppia di russi. In realtà, non russi ma Rossi.” (ride, ndr).

Cambiando argomento, come sta vivendo questo periodo con il Coronavirus?

“Diciamo che è una situazione irreale, che in ogni caso costringe a una riflessione seria: quanto siamo tutti piccoli e indifesi di fronte alle calamità naturali, alle avversità della vita, alle malattie. Restare uniti, fare squadra, aiutarci a vicenda diventa l'unica arma per combattere e salvarci. Ci vuole senso civico, adesso più che mai! Per quanto mi riguarda, sto vivendo giorno dopo giorno restando isolato con la mia famiglia. Riscoprendo il senso della famiglia, della casa, delle cose semplici.”

Secondo lei, il campionato di calcio, si sarebbe dovuto fermare immediatamente, per la tutela della salute dei giocatori stessi che inevitabilmente giocando si marcano e si toccano?

“Credo che il calcio sia una macchina incredibile, dove ci sono numeri e interessi enormi, e la soluzione presa non poteva avere tempi diversi.”

Qual è la prima cosa che farà quando il problema del virus sarà risolto e si uscirà da questo isolamento?

“Io e mia moglie torneremo a prendere il caffè al bar, insieme. Pianificando le nostre giornate, il lavoro, la settimana. Dopo aver portato le bambine a scuola. Ma, soprattutto, torneremo a fare una vita regolare. Scandita da impegni quotidiani e dalla normalità. In più, mi piacerebbe portare mia moglie in Africa, nel posto dove saremmo dovuti già andare in viaggio di nozze.”





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