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I gioielli del mare

di Yvonne Carbonaro

Numero 197 - Marzo 2019

Il corallo ed il cammeo napoletano: una storia lunga secoli e che è arrivata fino ai giorni nostri


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Torre del Greco, il cui nome unisce il ricordo di una Torre di avvistamento voluta da Federico II e quello del pregiato vitigno Greco proprio del territorio, è una popolosa cittadina del litorale vesuviano. Già prescelta come amena residenza dai ricchi romani che vi crearono ville di “otia” come Villa Sora, e ville rustiche, nel 79 d.C. fu devastata dall’eruzione del Vesuvio insieme ad Ercolano e a Pompei. Rinacque e fu ripetutamente danneggiata da successive eruzioni tanto che il motto cittadino sullo stemma municipale è quello della fenice: “Post fata resurgo”. In epoca borbonica divenne sede di numerose settecentesche ville di delizia che la nobiltà borbonica eresse lungo il cosiddetto Miglio d’Oro, tra cui: Villa Macrina, Palazzo Vallelonga, e in collina Villa delle Ginestre, che fu poi abitata da Leopardi. L’economia locale si è sempre basata molto sul mare e sulla navigazione, da qui i cantieri navali, la grande tradizione degli armatori torresi e, non ultima, la pesca del corallo e quindi la lavorazione. Il corallo mediterraneo veniva esportato e diffuso dai Romani in Oriente lungo quella che fu detta la “via del corallo” tanto che in India rientra tra le gemme che hanno particolari poteri apotropaici. -taglio- Anche quando il corallo, soprattutto della specie Corallium Rubrum è andato esaurendosi nei fondali campani e si è fatto ricorso a quello sardo, i Torresi incentivati dal re Ferdinando IV di Borbone che varò il “Codice Corallino” per regolamentarne la pesca e creò la Reale Compagnia del Corallo, hanno continuato a praticare la splendida arte di trasformazione dei rami in sculture di grande pregio e in bellissimi gioielli che, a seconda della foggia e della preziosità, erano in uso tra le dame o tra le popolane. Le dame li sfoggiavano con montature di brillanti e nel popolo era consuetudine che il promesso sposo donasse all’amata una collanina e degli orecchini di corallo simbolo di fertilità. Inoltre quando le nobildonne chiamavano una balia per allattare il loro nato, le donavano dei monili di corallo rosso considerato prodigioso per una maggiore e migliore produzione del latte. E non dimentichiamo il cornetto di corallo rosso che si deve ricevere in regalo perché porti fortuna. Nella seconda metà dell’800 furono ritrovati nel mare della Sicilia dei giacimenti di corallo, accumulatisi dopo un’eruzione, di colore aranciato perché cotto dal calore. È il corallo Sciacca che subito i Torresi trasformarono i monili molto richiesti, finché i giacimenti si esaurirono. Corallo di vari tipi e colori sono importati ormai dal Giappone e da altri luoghi ma la tradizione manifatturiera e la conoscenza delle tecniche continua a tutt’oggi sia perché tramandata attraverso le generazioni sia anche grazie a scuole di formazione come l’Istituto Statale D’Arte-Lavorazione del corallo. Sebbene la moda sia cambiata e la domanda locale si sia ridotta e sebbene l’enorme produzione orientale di sculture e gioielli in corallo abbia invaso il mondo, da Torre del Greco coralli e -taglio2- cammei di pregiata fattura vengono esportati dappertutto e proprio ad Hong Kong si svolge la più importante mostra internazionale dove la produzione torrese è considerata quella di maggior pregio. Un altro prezioso gioiello del mare è infatti il cammeo la cui lavorazione è propria di Torre del Greco. L’arte del cammeo, vale a dire l’incisione della pietra a rilievo, cioè la “glittica”, è antichissima, ma qui è nata la specializzazione dell’incisione su conchiglia così da lasciare lo strato inferiore della stessa (sardonica sul marrone, corniola più rossiccia) come sfondo dell’imagine a rilievo ricavata scolpendo lo strato superiore che è bianco o beige. Il cammeo con figure mitologiche o volti femminili divenne di gran moda in epoca neoclassica e fu gradito alle dame della corte napoleonica. Successivamente piacque molto anche alla regina Vittoria che ne diffuse la consuetudine in Inghilterra. Dalle nostre parti quasi tutte le nostre nonne possedevano una spilla o un ciondolo di cammeo montati in oro o in argento. Nell’attualità il cammeo si è modernizzato e le immagini tradizionali sono state sostituite con fiori, nature morte di vario genere, figure stilizzate, composizioni di grande pregio artistico e di gusto più contemporaneo. Accanto alle montature con oro e pietre preziose sono diventate sempre più frequenti le montature di fantasia. Si possono infatti ammirare fantasiose creazioni artistiche in cui cammei, coralli e madreperla vengono associati a perline di varia forma e colore, basi di cuoio o camoscio, cordoncini e nastri di seta, in lavorazioni completamente manuali di grande pregio e bijoux di gusto raffinato e più attualizzato come quelle della linea “Lakos” che si possono visionare in Lakos Gioielli su Fb.


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