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Frida, il caos dentro

di Maresa Galli

Numero 237 - Febbraio 2023

Al Museo Storico Nazionale di Torino si conclude la mostra sull’iconica artista messicana


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Il 26 febbraio chiude i battenti la mostra multimediale “Frida Kahlo – Il caos dentro”, in programma al Museo Storico Nazionale d'Artiglieria dell’Esercito al Mastio della Cittadella di Torino. Prima rassegna d’arte aperta al pubblico, -taglio- nell’ottica della valorizzazione da parte di Difesa Servizi S.p.A., del patrimonio storico - culturale dei Musei Militari italiani, è prodotta da Navigare srl. Dopo Napoli, Trieste, Roma e Milano la mostra itinerante è giunta a Torino per celebrare Frida Kahlo, la pittrice latino-americana più famosa del XX secolo. Con il marito Diego Rivera, tra i principali muralisti del Messico, forma una delle coppie più significative della storia dell’arte. “La mostra Frida Kahlo Il Caos Dentro che si inaugura al Mastio della Cittadella, un luogo magico per la città di Torino – afferma il curatore dell’esposizione, Vincenzo Sanfo -, racconta tutto il percorso della vita di Frida Kahlo attraverso una serie di opere uniche, straordinarie, tra cui il dipinto realizzato nel 1938: “La ragazza con l’aeroplano”, un’opera particolare e di grande significato nella storia di Frida Kahlo, per arrivare fino ai rapporti con Massimiliano d’Austria, alla rivoluzione messicana, gli abiti, la vita, la storia, gli amori di una delle icone del nostro tempo”. Curata da Vincenzo Sanfo, Maria Rosso, Antonio Toribio Arévalo Villalba, Milagros Ancheita, Alejandra Matiz e Sergio Uribe, la mostra presenta un’area multimediale divisa in quattro sezioni tematiche: “La colonna spezzata”, con installazione in 3D; “Il viaggio infinito”, con nature morte e ritratti; “Querido doctorcito”, proiezione olografica di Frida in scala reale; e “Frida private”, selezione di fotografie stereoscopiche che vedono protagonista Frida negli aspetti della sua quotidianità, ritratta dal celebre gallerista d’arte americano Julien Lévy che conobbe Frida a New York, diventandone amante negli anni ’30. La mostra raccoglie riproduzioni di numerosi dipinti custoditi soprattutto nei musei di Città del Messico e di New York, e un’opera originale, il delicato autoritratto “Piden Aeroplanos y les dan Alas de Petate” (1938). Preziosa è anche la sezione fotografica, con gli scatti esclusivi del fotografo colombiano, Leo Matiz, intimo amico di Frida, ma anche quelli di altri celebri “sguardi” del suo tempo, tra i quali: -taglio2-Nickolas Muray, Carl Van Vechten, le fotografe Lucienne Bloch, Imogen Cunningham e Lola Álvarez Bravo, che scattò una particolare immagine di Frida Kahlo sul letto di morte. La mostra, che occupa tre piani del fortino torinese, comprende una ricostruzione degli spazi dove Frida visse, come lo studio e la camera da letto, oltre a disegni, pagine di diario, oggetti di vita quotidiana, abiti, gioielli e le fotografie. Ci sono anche alcuni dipinti originali mai esposti prima da collezioni private, come il Ritratto di Frida e “La niña de los abanicos”, entrambi di Rivera. Per la prima volta viene presentato in anteprima all’interno di un apposito spazio il film ad effetti speciali “Frida, il viaggio”. Una mostra che si focalizza sui sentimenti e gli stati d’animo che la celebre artista provava e trasformava in arte. Colpisce la storica abitazione della Kahlo a Città del Messico: a Casa Azul, di Coyoacán, Frida visse sin dall’infanzia, con la famiglia e poi con il marito Diego Rivera. Nella grande casa, circondata da un recinto in stucco blu elettrico e rosso e dalle pareti dello stesso intenso blu maya, Frida e Diego lavoravano e collezionavano reperti precolombiani del Messico e collezioni etnografiche. Oggi è la sede del museo a lei dedicato. È stata definita una mostra sensoriale e di certo restituisce in parte la grandezza dell’artista, la forza della donna, resiliente, femminista ante litteram, pasionaria. In mostra anche la Collezione completa di francobolli che varie nazioni hanno emesso in concomitanza con le più importanti ricorrenze legate alla storia di Frida Kahlo, una donna emancipata, libera, che ha fatto delle sue fragilità e delle sue sofferenze la propria forza, con quello spirito di indomita rivoluzionaria messicana, fiera delle sue radici culturali e aperta al mondo.





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