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Dittatura digitale

di Pasquale Matrone

Numero 204 - Novembre 2019

La tecnologia dal punto di vista di un sognatore


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Oggi s’investe molto nello studio e nello sviluppo dell’intelligenza artificiale; la robotica ha raggiunto un livello alto, inimmaginabile mezzo secolo fa. Oltre ad assumere un ruolo sempre più importante nell’automazione industriale, è entrata anche nelle varie branche della medicina, permettendole di ottenere risultati eccellenti e di contribuire a scoprire, prevenire e curare le malattie, a beneficio della salute e della qualità della vita.-taglio- Lo stesso discorso vale per le comunicazioni, sempre più rapide e con meccanismi tanto sofisticati da consentire ai singoli di immergersi nella totalità del mondo, di esplorarne aspetti e problemi, di misurarsi con la sua complessità. Sistema straordinario, potente e, spesso, difficile da proteggere e da governare, la rete è anche una miniera di informazioni, un cosmo invisibile che accoglie, immagazzina e conserva dati in uno spazio virtuale illimitato. E non solo: divora le informazioni, le rielabora, le assimila, se ne sostanzia… e ne fa oro, capitale da reinvestire, da centuplicare, da trasformare in potere. E, poiché l’uso distorto di tecnologie composite, intelligenza artificiale, big data e algoritmi inquina e deforma la verità, chi ha il controllo pieno della rete ha la possibilità di condizionare economia, politica, cultura nonché il futuro stesso della Storia. La dittatura digitale, dunque, è il nuovo leviatano, il mostro da tenere a bada in questo secolo. Essa svuota di senso la libertà umana, le impedisce di trasformarsi in eguaglianza economica. Dove la ricchezza diventerà appannaggio di una cerchia ristretta di potenti, infatti, la maggioranza degli uomini -taglio2-non conterà più nulla, verrà sfruttata, non saprà difendersi e si convincerà che è giusto così...

Pur non avendo nulla da eccepire in merito a ciò che viene speso a sostegno dell’evoluzione dell’intelligenza artificiale, è, però, doveroso tenere presente che, per far fronte al pericolo di una dittatura digitale, che asservirebbe le masse all’arbitrio dei pochi, uno Stato ha il dovere di investire altrettanto, e forse anche di più, nello studio della mente umana allo scopo di renderla capace di usare i nuovi dispositivi con adeguata competenza e a vantaggio di tutti. Un utilizzo sbagliato di essi, infatti, rischierebbe di provocare la distruzione della terra e dei suoi abitanti. Ed è proprio per questa ragione, che l’uomo contemporaneo, partendo dal presupposto che intelligenza artificiale e coscienza sono due entità diverse, non deve mai dimenticare che, in quanto dotato di coscienza, lui vale molto di più di una macchina... E che una ‘macchina, proprio perché ubbidisce ad algoritmi decisi da altri, non potrà mai essere più forte di una persona consapevole di quello che fa.





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