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Cantando Vasco

di Teresa Pugliese

Numero 229 - Aprile 2022

Marco Vezzoso ed Alessandro Collina presentano il loro tributo al più famoso rocker italiano


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Un tributo particolare quello che il mondo del jazz fa al più famoso rocker italiano Vasco Rossi. Con “Kind of Vasco” Marco Vezzoso ed Alessandro Collina ripercorrono a loro modo i quarant’anni di carriera di questo artista che ha fatto la storia. Un progetto discografico strumentale realizzato per l’occasione insieme al percussionista Andrea Marchesini. -taglio-Disponibile da venerdì 18 marzo in formato fisico e digitale “Kind of Vasco” è un doppio album che contiene alcuni dei brani più famosi dell’artista emiliano rivisitati in chiave jazz. Quindici brani dove il rock diventa jazz in una miscela quasi magica che regala una luce diversa e sofisticata a dei brani immortali. Il progetto vede anche la partecipazione di un’orchestra d’archi diretta dal maestro Corrado Trabuio e l’intervento del violinista indiano Neyveli S. Radhakrishna. Abbiamo incontrato il duo per scoprire come è’ nata questa originale idea. L’idea di questo disco nasce da un altro vostro progetto che è Italian Spirit giusto? Marco: “In parte sì e d in parte no. Grazie a Sally, al fatto anche l’abbiamo interpretata in quel disco abbiamo avuto i primi contatti con l’entourage di Vasco. E questo ci aveva già fatto molto piacere. Poi proprio loro ci hanno dato l’idea di un concept album strumentale del jazz su Vasco Rossi. Da lì è scattata la scintilla e abbiamo deciso di farlo. La sua è un’opera incredibile, quarant’anni di carriera, e poterla ripercorrere è stata un’esperienza incredibile e nello stesso tempo abbiamo sentito l’esigenza di arricchirla con un’orchestra d’archi per dare ancora più importanza all’opera del cantautore più apprezzato d’Italia.” Vasco è conosciuta anche in tutto il mondo. Lo avete portato ovunque con la sua musica? Alessandro: “Sicuramente arriva da per tutto. Sicuramente il fatto di essere così vero, così sincero con il suo pubblico che lo adora si percepisce questo sentimento. Anche dai suoi brani. Emerge dai suoi testi una sincerità, una profondità incredibile. Anche noi siamo rimasti molto colpiti. Sally, all’interno del brano è l’unico pezzo ad avere una versione live giusto?” Marco: “È così, anche perché Sally come abbiamo già detto è stata la scintilla che ha fatto partire il progetto. È vero ci sono due versioni di questo brano che vengono da due dischi diversi una da “Italian Spirit” e l’altra da “Italian Spirit Live in Japan” questo perché durante la pandemia abbiamo fatto un live per il pubblico di Tokyo in cui abbiamo aggiunto le percussioni, -taglio2-e quella versione di Sally in live viene da quella esperienza lì. Queste due versioni fanno da ponte tra l’inizio dell’idea, la sua incubazione fino alla realizzazione del disco dedicato totalmente a Vasco. La vostra interpretazione di Vasco è molto personale. Avete dato un nuovo “senso”, citando Vasco, a queste canzoni, senza snaturarle. Pensate sia così? Alessandro: “Vasco è un grande melodista, che sia jazz, pop, rock, quando la melodia funziona, funziona in tutte le salse. Siamo rimasti fedeli alla sua originalità. Questo non è proprio un disco nostalgico ma di ricordo, soprattutto per il suo pubblico. Un modo anche per ritornare su un passato di ascolto. Abbiamo cercato di sottolineare l’aspetto emotivo. Abbiamo nell’arrangiamento favorito un’atmosfera sognante.” Se Vasco decidesse di incidere uno dei brani arrangiati da voi quale scegliereste? Marco: “Per noi è stata già grande soddisfazione lavorare sul suo repertorio. Molti musicisti che hanno saputo di questo progetto ci hanno contattato dichiarando sana invidia (ride). In effetti abbiamo colto quello che mancava. Credo che bisognerebbe pensare un po' oltre, in questo momento in Italia abbiamo degli ottimi musicisti di musica strumentale, di musica jazz, ma il pubblico si va un pochino assottigliando. Noi abbiamo giocato una carta al contrario. Noi dovremmo sempre essere grati a Vasco Rossi perché ha anche capito il senso di questo nostro progetto, provare a far provare ad un pubblico che non sa niente di musica strumentale, che non conosce il jazz, l’esperienza di una musica proposta in modo diverso. Per noi questo è un successo incredibile.”





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