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Arte di Rinascita

di Paola Ratti

Numero 243 - Settembre 2023

Intervista a Patrizia Rossetti, Presidente Associazione dEntrofUoriars, che ci parla di “Rinascita” ovvero un’importante mostra di opere pittoriche/scultoree realizzate dai detenuti di quattro carceri milanesi


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Nel milanese la nuova stagione delle mostre parte con una che ha un valore particolare: si tratta di “Rinascita”, che espone le opere pittoriche/scultoree realizzate dai detenuti degli Istituti di pena IPM Beccaria, II.a CR. Bollate, CR. Opera e CC. San Vittore.-taglio- La mostra sarà presentata a Palazzo Marino il 16 settembre alle ore 11,00 in concomitanza dell’apertura dell’Evento di Ville Aperte della Provincia Monza Brianza dove sarà esposta a Palazzo Arese Borromeo. A seguire il 24 ottobre verrà esposta nel Foyer dell’Auditorium San Fedele nel centro di Milano con una presentazione aperta al pubblico alle ore 18,30. Per saperne di più abbiamo intervistato Patrizia Rossetti, Presidente Associazione dEntrofUoriars. Ci può parlare del concept della mostra "Rinascita" e del percorso espositivo che farà? «“Percorrendo le definizioni di vocabolario del termine Rinascita troviamo risvegliarsi, riprendere vigore o consistenza, rifiorire, manifestarsi con nuovo vigore, ritornare al gusto di vivere, ad una condizione di tranquilla serenità. Ecco, un insieme di valori positivi, riferiti al nostro rapporto con la vita, con le cose del mondo. E per estensione, andando alle prove estreme dell'esistenza, all'eterna speranza dell'umanità di superare, rinascendo, il limite naturale degli anni di vita, proiettandosi oltre il buio della sparizione. L'arte visiva ha interpretato in tutte le epoche questa profonda aspirazione: valgano per tutte le immagini evocative la Resurrezione di Piero della Francesca e la Danza di Henri Matisse. Queste coordinate proponiamo come tema di riflessione e di lavoro alle detenute e ai detenuti dei quatto istituti di Pena della Provincia di Milano. Da una condizione di sofferenza esistenziale della popolazione dei privati della libertà può manifestarsi un messaggio di rinascita, ritorno alla speranza che si manifesti con gli strumenti dell'Arte visiva, consentendo di rendere evidente il pensiero ed il percorso di accesso ad una nuova vita”. Questo è il messaggio che l’Associazione dEntrofUori ars e i Proff. Renato Galbusera, Chiara Mantovani, Valentina Marzani e Mariuccia Roccotelli, responsabili dei lavori realizzati per la Mostra all’interno delle carceri milanesi vogliono rimarcare per rendere sempre più rilevante la domanda: “dobbiamo chiuderli in carcere e buttare via la chiave o dobbiamo fare sì che il carcere sia il luogo che recupera le persone condannate e cerca di abbattere la recidiva?”»-taglio2- È difficile organizzare un evento del genere, che coinvolge più istituti penitenziari e i loro laboratori artistici? «Non è stato particolarmente difficile in quanto c’è stata l’immediata disponibilità dei Direttori delle quattro Carceri, i quali ritengono importante tutto ciò che attraverso la cultura dà la possibilità ai privati della libertà di fare percorsi di recupero e responsabilizzazione della persona. La difficoltà è stata limitata al massimo dall’attiva collaborazione di tutte le persone che hanno collaborato al progetto». Cosa l'ha colpita di più di queste opere? Si può dire che la rinascita delle persone detenute passa anche attraverso l'arte? «Ogni opera porta con sé il vissuto di chi l’ha dipinta e può dare emozioni diverse a chi la guarda. Colpiscono molto alcune opere dei minori che si ritraggono di spalle dietro le sbarre guardando fuori il mondo libero». Ci sono state persone che, una volta uscite dal carcere, hanno deciso di continuare a coltivare la passione per l'arte? «Si, ci sono persone che hanno continuato a dipingere». Ci parla dell'Associazione dEntrofUoriars? Come e quando è nata? «L’Associazione dEntrofUoriars, fondata nel 2017, si prefigge di promuovere il reinserimento sociale dei detenuti nell’ambito del Grande Patrimonio Artistico Culturale Italiano, intende inoltre promuovere attività quali eventi, manifestazioni, feste e quant’altro volto e idoneo a far conoscere l’Associazione stessa e i suoi obiettivi. L’Associazione intende portare sempre più la realtà carceraria a contatto con la Società Civile per un confronto maggiormente costruttivo, dal quale trarre motivazioni di conoscenza dell’altro. Riteniamo infatti che il carcere che abbatte la recidiva e che da frutti sia quello che diventa fucina di cultura, che abbatte l’ignoranza, che da opportunità al ripensamento al proprio comportamento e quindi responsabilità. Che si fa promotore nell’accompagnare il detenuto in un percorso di recupero, di cambiamento della propria condotta e che gli offre l’opportunità di reinserimento nella società una volta finita la pena».





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