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AROSIO E MAIMONE

Duo letterario in giallo

di Paola Ratti

Numero 192 - Ottobre 2018

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Intervista ad Erica Arosio e Giorgio Maimone, che con il loro nuovo romanzo “Juke Box” si confermano una certezza del giallo “Made in Italy”


Una delle letture più gettonate degli ultimi mesi, e che sta tenendo compagnia i lettori anche in autunno, è “Juke Box. Centro lire tre delitti per Greta e Marlon” (edito da Tea). Un giallo che inizia dalla Milano del 1964 e poi parte in tour, con il Cantagiro. Protagonisti, ancora una volta, l'avvocato Greta Morandi e il detective Marlon, già al centro dei romanzi “Vertigine”, “Non mi dire chi sei”, “Cinemascope “e del racconto Ritratto dell'investigatore da piccolo. Noi abbiamo incontrato gli autori Erica Arosio e Giorgio Maimone, per sapere qualcosa in più della loro ultima opera e non solo...

Partiamo da “Juke box”. Come mai stavolta avete deciso di uscire da Milano e rendere omaggio al Cantagiro?

“Il Cantagiro è stata un’ idea geniale, che sarebbe ancora attuale adesso, di Ezio Redaelli, impresario e uomo di spettacolo, che risale al 1962. L’edizione di cui parliamo noi è la terza. La carovana dei cantanti si spostava giorno per giorno da una località all’altra, durante l’estate, imitando un po’ il giro d’Italia. Ogni sera, i cantanti si esibivano e veniva stilata una classifica di tappa e una classifica generale. Ogni capitolo si apre con una citazione di un brano di quegli anni. Per chi lavora sulla memoria, come noi, le canzoni sono essenziali per ricreare subito un’atmosfera, un clima, un’epoca. Abbiamo immaginato (e in fondo non era strano per gli anni di cui ci stiamo occupando), di avere sempre una radio accesa, sintonizzata su un programma musicale. Gli stessi motivetti che in quegli anni uscivano dai balconi e dalle finestre aperte e si riversavano sulla strada, dove magari fornai fischiettanti li diffondevano ulteriormente. Ecco, così è per noi: musica come dimensione della memoria e non della nostalgia, perché non abbiamo rimpianti di quegli anni, ma crediamo che sia importante ricordarsi da dove si è venuti, chi erano i nostri genitori e cosa abbiano fatto per portarci a essere quelli che siamo ora.”-taglio-

Quanto sono cambiati i vostri Greta e Marlon nel corso dei vari capitoli della saga?

“Hanno entrambi avuto delle evoluzioni naturali. Marlon è il personaggio classico del detective un po’ stropicciato, rude, ma dal cuore d’oro dei romanzi di Chandler e dell’hard boiled americano, intinto in crema meneghina. Marlon va avanti contro tutti e tutto, anche a dispetto della convenienza e in questo trova terreno comune con Greta Morandi. Però è anche uno che si innamora. Per davvero. Non è uno sciupa femmine come il suo amico fornaio Alberto: piace alle donne, ma a lui interessa il grande amore e, per motivi vari, non riesce a trovarlo. A meno che, come sostiene più di uno, il suo grande amore non sia Greta, ma Marlon non ha mai osato confessarlo nemmeno a se stesso. Col passare dei romanzi Greta è andata ammorbidendo gli spigoli di Marlon, e soprattutto ha scelto di mettersi molto più in gioco, tanto che in ‘Juke Box’, è proprio il nostro avvocato a condurre l’indagine in prima persona e ad arrivarne a capo.”

Com'è nata l'idea di questi personaggi? Avevate già in mente di scrivere più libri su di loro?

“Guarda, forse non lo sa nessuno, ma il punto di partenza è stato nel cercare di scrivere un romanzo contemporaneo sul gioco d’azzardo: il primo titolo doveva essere ‘Roulette russa’, poi ci siamo accorti di aver popolato questo mondo di personaggi troppo romanzeschi per affogarli in una contemporaneità che di romanzesco ha così poco e quindi li abbiamo retrodatati agli anni ’50. Il secondo titolo che avevamo immaginato era ‘Dei pagani’, per rendere conto di questa ascesa nella dimensione eroica. Alla fine ‘Vertigine’ ha rappresentato il punto di sintesi tra quello che ci era lievitato in mano e la tradizione culturale del noir cinematografico d’epoca (Hitchcock). Arrivati alla fine del primo libro ci siamo detti: ma ora che sappiamo tutto di questi personaggi, possiamo lasciarli morire così? E la risposta è stata, inevitabilmente, no.”

L'ambientazione milanese è un omaggio alla vostra città?

“Ci piace dire che, divisa in quattro libri e alcuni racconti, la nostra non sia altro che una grande canzone d’amore per la nostra città. Milano è quella nobile signora, in abiti grigi, che non si mostra, che non si lascia corteggiare, ma che se la sai scoprire, ti rivelerà tutte le delizie e tutte le malizie e l’esperienza e la bellezza del suo essere città matura, discreta e segreta. Se vogliamo Milano è un giallo naturale. E non parliamo solo di risotto o del colore delle case (Giallo Milano, peraltro), Milano è il cuore finanziario d’Italia, il laboratorio politico più avanzato (fascisti, socialisti, leghisti, fino alla recente ondata Arancione, tutti sono partiti da Milano per conquistare l’Italia). La nostra città ha avuto una parte rilevante anche nella storia del malaffare e dalla malavita nazionale: la Ligera, la malavita tradizionale milanese di inizio del secolo scorso era un insieme di individui che rapinavano, ammazzavano, ricattavano, rubavano, sfruttavano la prostituzione, ma individualmente. Poi, a partire dalla rapina di via Osoppo del 1958, sono nate le bande e, a ondate successive sono arrivati i marsigliesi, la mafia e la ndrangheta, fino a quei territori paludosi dove il potere economico si confonde, si mischia e quasi si fonde col malaffare. I milanesi uccidono il sabato. Sì, ma gli altri giorni non stanno con le mani in mano”.

Come e quando avete deciso di scrivere a quattro mani?

“È stato un caso. Si può scrivere a quattro mani solo se si ha fiducia nel proprio partner di scrittura. Il vantaggio migliore è che hai, immediatamente e sempre a portata di mano, il tuo lettore più interessato. E se lui/lei ti dice che qualcosa non va bene in quello che hai scritto, fidati, ne va anche della sua faccia. Abbiamo iniziato più di sette anni fa a scrivere assieme e non ci siamo ancora stancati!”

Prossimi appuntamenti (presentazione e altro)?

“È appena uscito ‘A rincorrere il vento’ (Morellini editore), una rivisitazione del ’68, visto dalla facciata B, ossia da quella meno conosciuta, ma potenzialmente più ricca di ricadute: cultura, rapporti personali, conquiste sociali. Con questo e ‘Juke Box’ saremo al Bookcity il 18 novembre in due iniziative differenti: alle 12 all’Arci Bellezza con ‘Juke Box’ e alle 18 alla Fondazione Feltrinelli con ‘A rincorrere il vento’.”

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