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Aggressioni a medici e infermieri

di Alfredo Salucci

Numero 245 - Novembre 2023

Questi attacchi contro i sanitari sono in crescita ovunque, anche negli ambulatori pubblici di medicina generale e negli ambulatori privati


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Tra le cause della rinuncia dei giovani medici a lavorare nei Pronto Soccorso e sul 118 è la possibilità, ormai quotidiana, di essere aggrediti. Paradossalmente, proprio la frequenza di queste notizie ha fatto calare l’interesse e lo sdegno per questo odioso problema. -taglio-Così deve accadere qualcosa di grave per far sì che ritorni l’attenzione e l’indignazione dell’opinione pubblica su questi fatti. E gli episodi eclatanti purtroppo non mancano: aggressioni a mano armata o spedizioni punitive contro medici e infermieri dei Pronto Soccorso, atti di violenza nelle sedi dell’emergenza con distruzione di suppellettili e attrezzature sanitarie, aggressioni ai sanitari del 118, ma anche ai sanitari della guardia medica. Si stima che in Italia gli atti violenti contro i sanitari del 118 siano stati circa 2000 nel 2019, e la situazione da allora è peggiorata. Secondo gli ultimi dati oltre il 60% degli operatori della sanità ha riferito di essere stato vittima di aggressioni, di cui oltre il 30% di natura fisica. I sanitari maggiormente esposti sono quelli dei Pronto Soccorso e del 118. Altre casistiche riportano dati peggiori. Va segnalato che molte aggressioni, specie quelle verbali, non vengono denunciate, per cui il numero reale è molto più alto di quello riportato dalle casistiche. Ormai questo fenomeno è tanto diffuso che su facebook esiste addirittura un gruppo dal nome significativo: Nessuno tocchi Ippocrate. Questi attacchi contro i sanitari sono in crescita ovunque, anche negli ambulatori pubblici di medicina generale e negli ambulatori privati, ma il picco delle aggressioni si registra nei nosocomi, tanto che lo Spallanzani di Roma ha approntato un manuale per i propri sanitari dove vengono illustrate le tecniche da utilizzare per rasserenare i pazienti e i loro familiari. Tra le raccomandazioni la prima è quella di mantenere un comportamento tale da ridurre l’aggressività del paziente e dei suoi congiunti, ossia mostrarsi tranquilli e non rispondere alle minacce. Inoltre si consiglia di usare un tono basso di voce. Il manuale non tralascia nemmeno di dare suggerimenti sulla postura da tenere, adottando quella che comunica una maggiore disponibilità al dialogo. Ancora, si raccomanda di non guardare fisso il paziente negli occhi, -taglio2- o i suoi familiari, cosa che potrebbe essere erroneamente interpretata come un atto di sfida. In pratica questo manuale è un vero e proprio vademecum sul comportamento da adottare da parte di medici e infermieri per ridurre al minimo la possibilità di essere aggrediti. Ma perché un manuale? Evidentemente la situazione è diventata tale da indurre i preposti a tentare un rimedio difensivo, anche minimo, per andare incontro ai propri operatori sanitari esposti a rischio di minacce e aggressioni. Sotto questo aspetto non si può che lodare l’iniziativa, ma non è plausibile che addetti a un lavoro tanto delicato che necessita della massima serenità e concentrazione, per gestire al meglio situazioni a volte disperate, siano costretti nello stesso tempo a preoccuparsi anche della propria incolumità. Questa ulteriore incombenza può peggiorare la qualità della prestazione e aumentare il rischio di commettere errori. Così, per medici e paramedici oltre al lavoro stressante fatto in un Pronto Soccorso o su un’ambulanza del 118, oltre al rischio di essere minacciati e aggrediti, bisogna mettere in conto anche il rischio, molto elevato in queste condizioni di lavoro, di essere denunciati per malpractice. Come medici abbiamo molto a cura la salute dei nostri pazienti tanto da trascurare anche la nostra. Un lavoro come quello fatto nell’emergenza logora notevolmente fisicamente e psicologicamente, tanto che i sanitari che operano in emergenza sono a rischio maggiore per patologie cardio circolatorie e per patologie da stress. Bisogna necessariamente intervenire, anche per evitare che il Pronto Soccorso diventi a pagamento, in alcune città già esistono Pronto Soccorso a pagamento, dove medici e sanitari rischiano meno e guadagnano di più.





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