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Tim Burton

di Silvia Giordanino

Numero 245 - Novembre 2023

Tra una folla in estasi a Torino, il grande maestro del gotico inaugura una mostra dedicata ai suoi capolavori, tra spirito pop e surrealismo


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Torino, 11 ottobre 2023. Mole Antonelliana. Fuori 10 mila persone in attesa, per lo più giovani, tanti cosplayer. Un violet carpet fuori dalla struttura lo sta attendendo insieme a tutti loro. L'entusiasmo è alle stelle e, finalmente, arriva lui: l’unico ed inimitabile Tim Burton. Occasione della sua presenza in Italia è la mostra “Il mondo di Tim Burton” organizzata dal Museo Nazionale del Cinema di Torino con l’adattamento ad opera di Domenico De Gaetano. -taglio- Ideata e co-curata da Jenny He in collaborazione proprio con Burton; l’esposizione ripercorre le orme di Burton in una sorta di autobiografia raccontata attraverso il suo processo creativo senza limiti. Un viaggio nell’universo visionario e nella creatività del regista, dal quale si evince che, molto prima del successo critico e commerciale nei generi live-action e animazione, Burton si sia ispirato ai film in televisione, alle animazioni, ai fumetti sui giornali, ai miti e alle favole raccontate a scuola e ad altre forme di cultura popolare, incorporando queste influenze di sempre nella sua arte e nei suoi film. Suddivisa in 10 sezioni tematiche che attingono dall'archivio personale del regista, presenta oltre 500 esempi di opere d'arte originali, raramente o mai viste prima: dagli esordi fino ai progetti più recenti, passando per schizzi, dipinti, disegni, fotografie, concept art, storyboard, costumi, opere in movimento, maquette, pupazzi e installazioni scultoree a grandezza naturale. Un'ambientazione suggestiva conduce i visitatori e i fan a immergersi nello straordinario universo di Tim, sperimentando un approfondimento della sua sensibilità e scattando foto con la figura del Balloon Boy. A proposito di foto, nella sua puntata all’inaugurazione non sono mancati, selfie, autografi e grandi sorrisi. Il regista non si risparmia esprimendo il piacere nell'avere contatto umano con i suoi fan. La sua iconica filmografia degli ultimi tre decenni comprende “Beetlejuice” (1988), “Batman” (1989), “Edward mani di forbice” (1990), “Tim Burton’s The Nightmare Before Christmas” (1993), “Ed Wood” (1994), “Big Fish” (2003), “La sposa cadavere” (2005), “Sweeney Todd: The Demon Barber of Fleet Street” (2007), “Alice in Wonderland” (2010), “Dumbo” (2019) e “Wednesday”, la seconda serie Netflix in lingua inglese più vista. Ha creato uno stile artistico chiamato "Burtonesque" e, sebbene sia ampiamente conosciuto come regista, Tim Burton è anche un artista di spicco, dotato di talento in varie aree artistiche, tra cui belle arti, fotografia e scultura, che lavora nello spirito del Pop Surrealism. Nel 2007 ha ricevuto il Leone d'oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia, nel 2019 il David di Donatello alla carriera e nel 2021 è stato insignito del premio alla carriera della Festa del cinema di Roma. Qui a Torino, presso il cinema Massimo, Burton è anche protagonista di una straordinaria Masterclass e riceve il premio Stella della Mole come riconoscimento del suo contributo visionario e innovativo con il suo stile inimitabile alla storia del cinema.-taglio2- È lì che lo incontriamo, in una sala strapiena di persone. Il protagonista arriva in ritardo, trattenuto dai fan, all'entrata. Sale sul palco con la sua interlocutrice e, per fare in modo che tutti possano vedere, viene proiettatala sua immagine anche sul grande schermo. Ci vengono distribuite le cuffiette per poterlo ascoltare in lingua originale o in traduzione. Osservandolo si ha la percezione di come abbia conservato il suo nucleo di ragazzetto "strambo" valorizzando quell'innegabile professionalità raggiunta in età adulta. Proiettano clip, commentandole. E lui si commuove quando fanno vedere quella di Eward Mani di Forbice poiché tale personaggio lo rappresenta molto, trattandosi di un emarginato come probabilmente lo è stato lui, in un'epoca in cui questo era il Diverso, percepito dagli altri e da se stesso. Edward è un po' l'emblema della sua giovinezza. Il secondo vistoso turbamento emotivo del regista arriva quando la magia del cinema fa rivivere proprio la scena del film in cui la protagonista chiede a Edward di abbracciarla e lui vorrebbe, ma non può farlo perché la ferirebbe, Tim Burton, così emozionato davanti a quest'immagine, ci rapisce il cuore. Che tipo di film, nel senso tecnico del termine, predilige? “Amo il cosiddetto vecchio stile, facendo poco ricorso alla tecnologia; ho bisogno di fumi, rumori, eccetera. Avere un set e creare le atmosfere manualmente aiuta anche gli attori e i registi ad entrare nella storia. Per creare ho bisogno di percepire e di emozionarmi. In genere, mi innamoro dei miei attori e quando i miei lavori sono terminati li percepisco come realtà che vivono di vita propria, come se neppure ne avessi preso parte.” Qual è stato il film di più difficile realizzazione? “Senza dubbi Alice in the Wonderland. In qualche modo tutti i film hanno specifiche difficoltà durante la realizzazione, ma sicuramente di quello non si è saputo il risultato fino alla fine perché le sequenze erano così creativamente caotiche che fino alla fase del montaggio non si è capito quale impressione avrebbero lasciato nel pubblico.” Come mai ha scelto, in questa occasione, di proseguire la serata proprio con la proiezione di Beetlejuice? “Perché mancano due giorni alla fine della lavorazione di Beetlejuice 2, però è tutto fermo per via degli scioperi che sappiamo essere tutt'ora in prosecuzione, e quindi proporre la prima parte del film mi sembrava di buon auspicio.” Per chiudere, qual è il pensiero che guida Tim Burton nel suo lavoro? “In un certo senso per me raccontare una storia è sempre una sorta di viaggio spirituale, dove però rimani te stesso, cresci, impari qualcosa e passi al livello successivo. È questo quello che conta per me. E io lo applico al cinema, come nella vita personale.”





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