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SABRINA FERILLI

Non sono una diva

di Tommaso Martinelli

Numero 249 - Aprile 2024

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È una delle attrici più amate dagli italiani, nel corso della sua carriera ci ha regalato personaggi memorabili ed anche stavolta è tornata in tv con una storia coinvolgente ed unica


Dopo dodici anni, Sabrina Ferilli è tornata da mamma Rai con una nuova fiction: “Gloria”. Stavolta, però, l’attrice originaria di Fiano Romano ha scelto un personaggio ben lontano dalle eroine romantiche e idealiste che hanno contribuito a renderla tra le donne più amate e seguite del Bel Paese. -taglio- In questa nuova serie andata in onda in prima serata su Rai1, Sabrina ha vestito i panni di Gloria, una diva in declino per colpa dei social network che hanno dato vita a nuovi beniamini, che è anche un’adorabile bugiarda con una naturale propensione verso il melodramma. In occasione dell’attesissimo ritorno a Viale Mazzini, la TV di Stato ha organizzato una conferenza stampa durante la quale Sabrina, con la sua consueta schiettezza, non si è sottratta a nessuna domanda dei giornalisti, dimostrando, ancora una volta, di essere una donna che senza filtri porta avanti con determinazione le proprie idee e convinzioni. Sabrina, che effetto ti ha fatto tornare in Rai con la fiction Gloria? “Mi sono davvero divertita a interpretare questa donna, Gloria, che è completamente diversa da tutti i personaggi che mi erano stati proposti prima. Nel corso della mia carriera, infatti, ho sempre interpretato donne eroiche o con una personalità ben differente da quella di Gloria: forse l’unico personaggio che in qualche modo le si potrebbe avvicinare era quello che interpretavo nel film di Paolo Virzì ‘Tutta la vita davanti’ - Daniela, invasata capotelefonista di un call center, ndr – una donna abbastanza sopra le righe. Gloria, però, è una protagonista unica, un’esperienza che sono certa ricorderò per sempre.” Raccontaci di più del personaggio che interpreti… chi è Gloria? “Gloria è tante cose. È un’attrice famosa che ha superato l’età giovanile e che si ritrova a competere con gli anni che passano e con un mondo che cambia. Un mondo, quello di oggi, che è quello dei social-network, dove padroneggia la politica del dolore, il marketing del sentimento che spinge le persone a vendersi un po’ tutto: figli, cani, dolori, lutti, separazioni. E tutto questo, per chi viene da generazioni diverse, è assai complesso da gestire e comprendere appieno. Oltre che, a mio giudizio, pericoloso e non meritevole. Gloria è una che all’improvviso, a un certo punto della sua carriera, si vede togliere tutto solo perché va di moda altro. Lei, però, non si dà per vinta ed essendo una donna autonoma, caparbia e vitale decide di riprendersi tutto quello che le è stato tolto appoggiandosi a queste mode: dai social alla spettacolarizzazione del dolore. Il tutto, coinvolgendo la sua famiglia. Sono molto felice di questo mio nuovo progetto e per questo non posso che ringraziare Maria Pia Ammirati, la direttrice di RaiFiction che ha avallato questa fiction e di conseguenza questo mio ritorno in Rai.” Nel corso della tua carriera ti è mai capitato di incontrare colleghe simili a Gloria? “Eccome. Perché questo è un mestiere particolare che mette tutto a repentaglio, in primis la propria percezione delle cose e di noi stessi, oltre che la propria consapevolezza. Di conseguenza, se una non ha delle radici ben piantate per terra corre dei rischi. Basti pensare ad alcuni divi americani e alla loro vita, soprattutto quelli che fanno i conti con droga e alcol. É un mestiere che sicuramente mette a dura prova. Ed è anche un mestiere differente da tutti gli altri, visto che, per esempio, un chirurgo opera in sala operatoria ma poi una volta fuori nessuno lo riconosce, come del resto una sarta o un parrucchiere e via dicendo. Nel caso di chi lavora nello spettacolo non è così, visto che gioca sempre in prima persona, mettendosi perennemente in discussione. Ed è faticoso, però ci tengo a sottolineare che ho conosciuto anche tante Glorie che non erano donne ma uomini.” Generalmente sono sempre le donne a dover lottare con gli anni che passano, al contrario degli uomini che spesso hanno la fortuna, anche da anziani, di riuscire a ottenere più facilmente dei ruoli importanti... “Secondo me, da questo punto di vista, molto è cambiato, nel senso che oggi vedo sempre più film interpretati da attrici sessantenni o settantenni con delle storie eccezionali o alle prese con copioni degni di note. Tanti passi in avanti, da questo punto di vista, sono stati fatti ma ci vorrà ancora un po' di tempo per potersi lasciare il passato definitivamente alle spalle. Gloria, per esempio, non viene superata per gli anni ma per tutto quello che va di moda oggi. D'altra parte, oggi, in televisione è più facile andarci per racconti di una malattia, di una violenza e di un lutto e non certo per andare a parlare della fatica legata alla realizzazione di un determinato progetto. E tutto questo, secondo me, è stato generato dai social e dalla semplificazione che si fa della vita.” Perché si parla sempre di rivalità al femminile e mai al maschile? “Perché veniamo da una tradizione, fatta di cliché, che ha sempre raccontato di rapporti tra donne caratterizzati da gelosie e antagonismo.” Molte tue colleghe come Paola Cortellesi, Micaela Ramazzotti, Giovanna Mezzogiorno e Margherita Buy ultimamente sono passate dietro la macchina da presa. Ci hai mai pensato? “No, non ho mai pensato di dedicarmi alla regia perché non credo che ne sarei capace. Non ne sarei all’altezza.” Ti sei mai pentita di qualche “no” nel corso della tua carriera? “No, mai. Al massimo di qualche sì! - ride, ndr.” Sei stata ospite dell’ultima edizione del Festival di Sanremo: che clima hai trovato? “Un clima straordinario grazie ad Amadeus che è un padrone di casa stupendo. Con Amadeus già in passato avevo co-condotto una serata del sabato del Festival e mi ero trovata molto bene perché lui è un professionista che sa lasciare lo spazio a chi divide il palco con lui, intrattenendo e creando una bella complicità. Non vorrei essere nei panni di chi, dal prossimo anno, accetterà di prendere il suo posto alla conduzione del Festival perché sarà una sfida dura. In generale salire su quel palco resta emozionante.”

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