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Rileggendo Shakespeare

di Maresa Galli

Numero 249 - Aprile 2024

Al Teatro Bellini di Napoli è andata in scena la tragedia del bardo con un valente cast di attori


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È andata in scena al Teatro Bellini di Napoli “Antonio e Cleopatra”, la tragedia di Shakespeare per la regia e con Valter Malosti, traduzione e adattamento di Nadia Fusini. Lo spettacolo è una produzione di Emilia-Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale con Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, LAC Lugano Arte e Cultura. -taglio- Avvincente storia d’amore e dramma politico, rappresenta la lotta tra i Triunviri dopo la morte di Cesare e l’alba dell’Impero Romano. Malosti ha diretto opere di Nyman, Tutino, Glass, Corghi e Cage e per il Teatro Regio di Torino “Le nozze di Figaro” di Mozart. Tra i suoi progetti più recenti la regia d’opera de “Il viaggio di G. Mastorna” di Matteo D’Amico da Fellini e lo splendido “Lazarus” di David Bowie e Enda Walsh. Come attore Malosti ha lavorato per quasi un decennio con Luca Ronconi, e al cinema con Mimmo Calopresti, Franco Battiato e Mario Martone. Malosti mette in scena “Antonio e Cleopatra” dopo un lungo percorso shakespeariano che ha avuto come tappe “Shakespeare/Venere e Adone”, “Lo stupro di Lucrezia”, “Amleto”, “Shakespeare/Sonetti”, “Macbeth”. Nel 2022 pubblica la sua traduzione de “I Poemetti” per Einaudi. Anna Della Rosa si specializza con Luca Ronconi e Massimo Castri. Debutta con Peter Stein al Teatro Greco di Siracusa e nei più importanti teatri antichi d’Europa. È diretta da Toni Servillo, Luís Pasqual, Pascal Rambert, Valter Malosti, Martin Kušej, Marco Bellocchio, Andreè Shammah, Marco Baliani, Davide Livermore, Veronica Cruciani, Simone Toni e Jacopo Gassmann. Affiancano i due protagonisti in scena Dario Battaglia (Cesare Ottaviano), Massimo Verdastro (indovino), Jacopo Squizzato (Enobarbo), Paolo Giangrasso (messaggero di Ivan Graziano (Agrippa), Noemi Grasso (Incanto), Dario Guidi (Eros), Flavio Pieralice (messaggero di Roma), Gabriele Rametta (soldato di Antonio), Carla Vukmirovic (Ottavia). Un grande team al lavoro per la messa in scena teatrale: Margherita Palli, scenografa, Cesare Accetta, direttore della fotografia e light designer e GUP Alcaro, sound designer, Carlo Poggioli che firma gli originali costumi tra classicità romana e spolverini post-moderni, Marco Angelilli, regista e coreografo che cura il movimento. La scena, dopo un iniziale dialogo serrato tra i due protagonisti,-taglio2- Anna Della Rosa, superba Cleopatra e Valter Malosti, Antonio, con applausi registrati in scena, modello soap opera. La guerra presentata dal Bardo è quella di Roma, dal 41 a.C. al 30 a.C. ma anche quella tra ragione e sentimento, tra passione e dovere. “Antonio e Cleopatra, politicamente scorretti e pericolosamente vitali - spiega il regista – è un’opera disincantata e misteriosa, che miscela tragico, comico, sacro e grottesco, un meraviglioso poema filosofico e mistico (e alchemico) che santifica l’eros, che gioca con l’alto e il basso, scritto in versi che sono tra i più alti ed evocativi di tutta l’opera shakespeariana, ma anche un teatro della mente che esige un nuovo cielo e una nuova terra”. Belle le scene con statue equestri, troni di pietra ed una tomba-monumento, “un mausoleo di oggi che ospita tombe antiche di antichi ospiti, i fantasmi, le ombre, che sono l’essenza del teatro. Sono dei morti che qui ci parlano con una pienezza di vita e una presenza più viva della vita, grazie alla poesia”, afferma Malosti. La regola del dramma è mostrare la natura mutevole e sfuggente del reale. Cleopatra la regina d’Egitto, è anche “oltre che Didone e Iside, è una zingara, la grande prostituta d’Oriente”, la puttana di Cesare, l’amante di Antonio, il suo pagliaccio. Cleopatra, inafferrabile, rappresenta l’irraggiungibile aspirazione umana all’assoluto. L’opera, successiva alle grandi tragedie (“Amleto”, “Otello”, “Re Lear” e “Macbeth”) e ideale continuazione di “Giulio Cesare”, presenta maggiore fluidità narrativa attraverso il dominio delle dimensioni spaziali e temporali all’interno del dramma, come sottolinea Giorgio Melchiori. Antonio, vittima della passione amorosa, soccomberà alla superiorità militare di Ottaviano che diventerà Augusto, il primo imperatore di Roma. Eros e Thanatos si fondono, la vita, l’arte non sono mai compiute ma vanno lette in frammenti, oltre ogni giudizio morale. Nell’epilogo, Cleopatra si suicida con una pistola, come una diva hollywoodiana degli anni ’30. Poi regnerà l’ordine. Tutti bravi gli attori, bella la presenza di studenti e professori a teatro, scuola di vita.





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