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L’inverno nel cuore

di Maresa Galli

Numero 245 - Novembre 2023

Al Teatro San Carlo in scena l’opera “Winter Journey” di Ludovico Einaudi, Roberto Ando’ e Colm Toibin


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“L’inverno dell’Europa è il paesaggio gelato del migrante respinto, delle nazioni chiuse nel proprio egoismo miope, dei cittadini perplessi sulle parole da usare: accoglienza, integrazione, cittadinanza, umanità. -taglio- Qui non ci sono voci liriche, ci sono solo le voci normali di un uomo, di una donna e di un bambino, che riflettono sul proprio destino, che sussurrano il proprio dolore, e intonano lo spaesamento di chi è costretto a vivere il tempo straziante dell’assenza. L’opera racconta l’incrocio di queste voci, il loro inseguirsi e cercarsi a distanza”. Così racconta Roberto Andò, ideatore dell’opera contemporanea “Winter Journey” andata in scena al teatro di San Carlo. Nuovo allestimento, in coproduzione con il Teatro Massimo di Palermo dove fu rappresentata in prima assoluta nel 2019, su libretto dello scrittore irlandese Colm Tóibín e con le musiche di Ludovico Einaudi, è un’inedita lettura del dramma dei migranti. Il titolo richiama la “Winterreise” di Franz Schubert: “mai come oggi i migranti affrontano un viaggio d’inverno – spiega Andò - Schubert lo aveva già capito – dove l’inverno è il cuore di un’Europa che non sa più far corrispondere le parole e i gesti della politica agli ideali di fraternità e civiltà che erano all’origine della sua utopia”. Sul podio, dirige Orchestra e Coro del Massimo napoletano Carlo Tenan al suo brillante debutto al Lirico. Gianni Carluccio firma scene e luci, Daniela Cernigliaro i bei costumi, il video è a cura di Luca Scarzella e il suono è di Hubert Westkemper. Gli interpreti non sono cantanti lirici ma noti e artisti africani di talento, Malia (Woman) e Badara Seck (Man), con gli attori Jonathan Moore (Politician e voce recitante del coro) Elle van Knoll (Voce recitante del coro), Fabio Boateng nel ruolo del bambino (Child). In scena, come figuranti, gli allievi della Scuola del Teatro di Napoli - Teatro Nazionale. La scrittura musicale di Einaudi è un loop emotivo, ipnotico, avvolgente, capace di raccontare, in perfetta fusione con la suggestione delle immagini e delle voci, la tragedia dello smembramento delle famiglie, del viaggio, grande metafora di umanità alla ricerca di una vita migliore, di un approdo, del naufragio e della morte dei sogni. -taglio2- L’opera racconta la separazione di una famiglia, con il padre partito con un barcone che affonda in mare aperto, salvato dai soccorritori e trasferito in un campo per migranti. La moglie è rimasta in una città distrutta dalla guerra e dalla povertà, entrambi separati dal figlio, un bimbo portato in un posto sicuro. Toccanti le scene che ritraggono la separazione, il dolore, la nostalgia della famiglia distrutta. Nella storia entrano gli interventi di un coro e di un politico, tutta retorica e respingimento. Ottima prova dell’orchestra che sottolinea la temperie emotiva dei protagonisti, a sostenere canto e cori, recitativi, sciabordio delle onde. L’opera apre con il video di mare e corpi che galleggiano in acqua, con scene di naufragio, rovine fumanti di paesi sempre in guerra, con città ostili che non accolgono, incitate all’odio dall’imbonitore di turno. Schermi giganti sovrapposti consentono una full immersion agli spettatori, nell’acqua, in treno, con richiami ai “Different Trains” di Reich, con le registrazioni delle voci di sopravvissuti alla Seconda Guerra Mondiale, alle “Sorrowful Songs” di Górecki, ispirate da una preghiera scritta sui muri di Auschwitz. Superlativi i protagonisti, Badara Seck viscerale e straziante, col suo grido di dolore, così come Malia, dal canto melismatico, malia africana. I ritorni del Coro, con i suoi leimotiv nell’opera, sono fondamentali e diventano, per Einaudi, una sorta di preghiera per tutta l’umanità. “This is the sound of Europe’s cry”, ripetono più volte gli attori. Bravi Jonathan Moore, perfetto Politician dei nostri giorni, Elle van Knoll, Voce Recitante del Coro. Tutto, infine, è coperto dalla candida neve che scende come lacrime sui finestrini di treni di viaggi crudeli, ieri come oggi, per un’umanità che sull’assenza di memoria e solidarietà costruisce nuovi inquietanti scenari. Interminabili, meritati applausi per tutti i protagonisti per un’ “opera musicale non tradizionale” che ammalia e fa riflettere.





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