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Le tre verità di Cesira

di Yvonne Carbonaro

Numero 246 - Dicembre-Gennaio 2024

Un irresistibile Rino Di Martino interpreta il testo di Manlio Santanelli


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Il testo è stato scritto da Santanelli nel 1989, fa parte del volume “Ritratti di donne senza cornice” e comincia così: “Madrenatura, la madre di tutte le madri, impegnata com’è a pensare alla ruota del pavone, al corno del rinoceronte e via dicendo, può anche avere qualche ‘passaggio a vuoto’, come si usa dire nel linguaggio tennistico. -taglio- Chi è senza distrazioni scagli la prima accusa. E così Cesira, popolana discendente da una famiglia di “acquaiuoli”, ossia gestori di chioschi in cui si vendono dalle acque ‘sine nobilitate’ alle bibite più fornite di blasoni liquidi, nell’età dello sviluppo è costretta ad assistere inerme alla crescita, a spese del suo labbro superiore, di un paio di baffi setolosi e inestricabili come una foresta subtropicale…” Molti che conoscono Cesira, acquafrescaia in via Pessina a Napoli, veramente esistita, certamente si chiedono quando e perché le siano spuntati quei baffi, cosa insolita in una donna, ma non impossibile, se pensiamo alla “Donna barbuta” con baffoni e folta barba nera, ritratta da Jusepe de Ribera, da noi noto come lo Spagnoletto, con il marito accanto e in braccio il figlioletto che sta allattando. E non è l’unica, più di una volta nei circhi sono state mostrate come fenomeni da baraccone, delle povere donne affette da irsutismo. Cesira non si considera un fenomeno strano, vive la sua vita di quotidiana fatica e, come la donna di Ribera, ha un marito, ma il suo, Salvatore, è nullafacente e pigro e lei lo ama e lo asseconda come può. Lo sappiamo perché un giorno viene intervistata da un cameraman della TV, a cui racconta la sua vita, parla a lungo del marito, dei loro baci focosi durante i quali i baffi di entrambi si intrecciano, e racconta tre curiose verità.-taglio2- Le tre verità di Cesira sono un pretesto per tre monologhi surreali, tra la narrazione e l'imprecazione, il riso e il pianto, il comico e il tragico. Dalla comicità infatti si passa improvvisamente al drammatico e doloroso ricordo di una terribile amara esperienza. Il linguaggio è popolare, talvolta scurrile, sempre efficace. La regia è di Antonello De Rosa, i costumi di Giusi Giustino, il trucco di Vincenzo Cucchiara. Il Bravo attore Rino De Martino, che conta su un lungo curriculum di lavoro con Tato Russo, interpreta “en travesti” il ruolo di Cesira, rendendo mirabilmente l’ambiguità del personaggio in un crescendo grottesco che si muta in tragico per una verità nascosta da tanto tempo. I cambi d’abito a scena aperta contribuiscono a suscitare l’ilarità del pubblico già continuamente stimolata dalla raffica di battute. Egli ha portato e continua a portare con successo lo spettacolo dal Bellini in giro per i teatri italiani. Recentemente lo abbiamo visto nel salotto Santanelli, per il Teatro Cerca Casa nell’ambito del cartellone 2023-2024. Qui, dopo il primo sold out, è stata richiesta una seconda replica nel giro di pochi giorni. Complimenti dunque all’autore di uno scritto così originale e complimenti all’interprete che si è esibito in una ottima prova attoriale. CLIC PER





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