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I destini dell’Africa

di Antonio Morabito

Numero 184 - Gennaio 2018

Sempre più siamo abituati ad osservare l'Africa attraverso i flussi migratori che arrivano sul nostro territorio o attraverso i volti dei tanti africani che popolano i centri di accoglienza o i quartieri delle nostre città


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Tradizionalmente conosciamo poco questo immenso continente nonostante ne siamo vicini geograficamente e storicamente. L'Africa è composta da 54 Stati, membri delle Nazioni Unite. Un intreccio di nazioni e popoli, di tradizioni di lingue (oltre 2000) e di culture. Una natura straordinaria e unica, una fauna e flora che hanno fatto da sfondo a mitologie e ai romanzi e racconti più belli, una varietà di antiche vestigia e di tradizioni sfavillanti e affascinanti. Un continente che registra ritmi di crescita economica e di distribuzione della ricchezza diversificati. Ma quali sono le prospettive per questo incredibile e immenso continente nei prossimi anni o decenni? Oggi l'Africa è il secondo continente più popolato ed il più giovane del pianeta. Tutti gli studi sull'Africa parlano di aspettative demografiche senza precedenti considerando l'attuale rapida crescita della sua popolazione. -taglio- Si prevede che nel 2050 un abitante su quattro sarà africano. Nel 2100 una mappa della popolazione mondiale assegna il 40% agli africani. Un continente con i più alti tassi di fecondità totale e l'età media più giovane della Terra. Nel suo rapporto “Prospettive della popolazione mondiale, la revisione del 2017”, l'ONU, prevede che “dal 2017 al 2050, la metà della crescita della popolazione mondiale sarà concentrata in soli nove Paesi per crescita demografica l’India, la Nigeria, la Repubblica democratica del Congo, il Pakistan, l’Etiopia, la Tanzania, gli Usa, l’Uganda e l’Indonesia”. La popolazione che oggi in Africa raggiunge 1,3 miliardi di abitanti - 17% della popolazione mondiale – raggiungerà 4,5 miliardi nel 2100. Essa avrà quindi quasi raggiunto l’Asia, che sarà regredita dal 60 al 43% della popolazione mondiale (4,8 miliardi di abitanti contro i 4,5 attuali). (fonte DESA - ONU) Saranno perciò questi due continenti a detenere più dell'80 per cento della popolazione mondiale. Una vera piramide al contrario rispetto alla bassa natalità presente in Europa. L'Africa registra al contempo una grande crescita economica e resta comunque il continente su cui puntano gli interessi economici dei grandi protagonisti dell'economia mondiale. A cominciare dalla Cina, che si muove sul piano investimenti con grande efficacia, degli Usa e in Europa, dalla Francia che mantiene legami politici -economici fortissimi grazie anche ad una attiva e dinamica azione francofona. Sulla presenza cinese è interessante l'analisi che fa Cinzia Buccianti demografa dell’Università di Siena che ritiene che quella presenza "annienti la capacità imprenditoriale dei Paesi africani, soprattutto sub-sahariani, i cui mercati subiscono l’invasione dei prodotti asiatici a basso prezzo, inducendo le industrie locali non più competitive a chiudere, creando bacini di disoccupazione che se adeguatamente coscienti o politicizzati rischiano di destabilizzare l’assetto socio-politico della regione”. Anche se la demografa sottolinea che i cinesi "dotano i paesi africani delle infrastrutture necessarie ad assorbire questa crescita demografica". Sarà comunque centrale il ruolo dell’Europa nelle sue politiche e strategie globali verso quel continente e nella formazione delle giovani generazioni africane in vista della loro promozione e costruzione socio-economica e politica nei nuovi contesti dei processi economici. A diciassette anni dall'annuncio degli Obiettivi del millennio che avevano messo l'Africa al centro delle preoccupazioni dei governi mondiali e delle priorità delle azioni di aiuto allo sviluppo, il tema dell'esplosione demografica in Africa e delle sue conseguenze a livello planetario resta un tema cruciale. -taglio2- E questa tematica non potrà prescindere dall'azione degli Stati e della Chiesa Cattolica in quel continente e dal ruolo della formazione. Unitamente all'accesso delle donne all’educazione e alle strutture sanitarie. Una previsione strettamente connessa a quella dell'invecchiamento della popolazione negli altri Paesi ma che tocca inevitabilmente il destino dell'umanità intera. Illuminante l'analisi che fa il demografo Pison in un articolo pubblicato lo scorso luglio sulla rivista The Conversation: "..l’esplosione demografica africana potrebbe ripercuotersi in tutto il mondo. Se le condizioni che determinano la fecondità sul continente non cambiano, e se ricrescono in quei Paesi dove la stessa fecondità è molto bassa (Europa, Cina) per stabilizzarsi al di sopra di due bambini per donna, la conseguenza sarà una crescita ininterrotta e un rischio di popolazione mondiale in sovrannumero. Al contrario è possibile agire sui modi di vita, ed anche senza attendere, in modo da renderli più rispettosi dell’ambiente e più economici in risorse”. L'evoluzione della demografia in Africa sarà insomma un problema che inevitabilmente si incrocerà sui destini dell'Europa a cui l'Europa dovrà essere sempre più preparata con azioni e politiche adeguate di cooperazione e partenariato con i Paesi del continente africano. Ma la sovrappopolazione in Africa, ha inevitabilmente implicazioni a livello planetario. Considerando, tra 50 anni, lo sviluppo avanzato del resto del mondo, Europa, Asia Sudamerica, Nordamerica e la loro mano d'opera cara, popolazioni in età lavorativa scarsa. Che ne sarà dell'Africa dal punto si vista dell'uso del capitale umano da parte delle multinazionali estere? Esse troveranno in quel continente un'oasi di forza lavoro, abbondante, giovane e a buon mercato. C'è da chiedersi se l'Africa rimarrà economicamente legata al suo passato coloniale con l'accrescimento dell'utilizzo dei lavoratori africani oppure riuscirà a uscire da questo schema, prendendo il controllo delle proprie risorse umane e materiali divenendo finalmente economicamente sovrana.

Citazioni dall'articolo di Rémi Barroux, pubblicato sul quotidiano Le Monde del 07/08/2017


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