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I classici. A che servono?

di Pasquale Matrone

Numero 240 - Maggio 2023

Lettura che rischia di essere considerata un’inutile perdita di tempo


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Che cos’è un classico? A che serve? Svolge un ruolo concreto nella vita? Oggi, la lettura rischia di essere considerata un’inutile perdita di tempo, a meno che non riguardi argomenti legati alla tecnologia, alla comunicazione immediata, al commercio, all’industria… -taglio- Nei brevi intervalli liberi da impegni produttivi, perciò, le ore vengono spese solo per la cura del corpo: palestra, escursioni, ciclismo, centri benessere… Omero, Eraclito, Platone, Virgilio, Cicerone, Dante, Shakespeare, Montaigne, Eliot … vengono considerati pane per oziosi, vecchi e altri che, come loro, sono liberi di usare i giorni senza generare profitto, né per sé stessi né per gli altri. Classico, comunque, è termine valido anche per la musica, la pittura, la scultura, l’architettura, il teatro… Anche occuparsi di Michelangelo, Moliere, Mozart, Van Gogh, infatti, è attività, in apparenza, sterile, alimento per nullafacenti. Tuttavia, non tutti i libri possono essere definiti classici. Molti, infatti, rimangono ancorati allo spazio e al tempo in cui hanno visto la luce (lo stesso vale per tutte le altre opere artistiche). Classico, per Calvino, è quello che “non smette mai di parlarci”, di narrarci cose nuove, di svelarci aspetti mai prima esaminati; che si lascia interrogare, stimolando l’insorgenza di nuove domande; che colma il vissuto d’interrogativi e di senso. Serve, dunque. -taglio2- Perché risponde; e, nel mentre lo fa, interroga anche, scuotendo le nostre convinzioni, mettendoci in crisi, costringendoci a guardarci dentro, ad auto esplorarci, a individuare nuove strategie di approccio col nostro io e col ruolo che esso recita nell’esistenza. È, altresì e spesso, fonte di stimoli multidisciplinari di ampio respiro, per quello che racconta, per i nuovi panorami che svela e per le verità che addirittura riesce ad anticipare. Serve, perché parla di un’umanità che, nei secoli, non cambia nelle emozioni e nei sentimenti. Svolge un ruolo concreto nella vita, infine. È, infatti, sostegno potente per l’uomo, soprattutto quando è angustiato dalla solitudine, dall’ingiustizia, dalla menzogna e da poteri politici aberranti. Un classico è tale perché racchiude in sé una filosofia perenne, una visione del mondo capace di fondere in un unico punto passato futuro e presente. A sottolinearlo con fermezza è J.M. Coetzee, premio Nobel per la letteratura nel 2003, che, a sostegno del suo convincimento, scrive: “Il classico resta, è lì per farci rivivere emozioni che conosciamo, è il conosciuto a cui ci aggrappiamo, quando l’invasione […] di ciò di cui abbiamo paura, ci sembra imminente”.





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