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Fino all’ultima sala

di Maresa Galli

Numero 245 - Novembre 2023

Nella sua opera prima, Giancarlo Giacci, critico, scrittore e cinefilo, fa il punto sulla storia delle sale cinematografiche napoletane, dal 1896 ad oggi


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“Fino all’ultima sala. Storia delle sale cinematografiche napoletane dal 1896 ad oggi”, prima fatica editoriale di Giancarlo Giacci, Martin Eden editore, è un primo punto fermo sulla storia dei cinema di Napoli dei quali tristemente si è persa memoria, fino alle attuali multisala. Il libro è stato presentato da Alberto Castellano all’Auditorium Santa Luisa di Maurillac,-taglio- in occasione del “Napoli Film Festival”, con la partecipazione di Cristina Donadio e Luciano Stella. Scrive Mario Martone nella prefazione: - “Giancarlo Giacci ha fatto un lavoro prezioso per chi studia il cinema e la sua evoluzione, un testo documentato e pieno di informazioni dettagliate, ma questo suo libro non è solo un libro storico, è ormai un romanzo, se non addirittura un sogno”. I cinema a Napoli, negli anni d’oro, erano centinaia. La televisione, dopo gli anni ’50, cominciava ad affacciarsi nelle case degli italiani ma l’intrattenimento popolare era ancora la Settima arte. L’autore racconta il passaggio dal cinema muto al sonoro, una rivoluzione. Il Cinematografo arriva a Napoli nel 1896 e approda al caffè-concerto Salone Margherita. La reazione del pubblico è inizialmente tiepida e solo con l’apertura di sale dedicate che il cinema per diventare rito collettivo, come testimoniato dal pubblico che frequenta la Sala Recanati nella Galleria Umberto I. Tra i pionieri, Giacci cita Mario Recanati (1871-1939), Menotti Cattaneo (1866-1937), che aveva inventato una “macchina delle ombre animate” e che aprì la sala Iride in via Poerio alla Ferrovia, Roberto Troncone (1875-1947), Elvira Notari (1875-1946) e la sua Dora Film, la prima regista donna della storia, di cui offre anche una filmografia parziale. Nel maneggevole, ricco libro, l’autore presenta anche una carrellata dei personaggi di rilievo del muto napoletano, della pubblicità e il cinema, con un capitolo sul cinema teatro Diana, inaugurato il 16 marzo 1933, -taglio2-e tante curiosità come il cinema ambulante, i “programmini”, inventati dal tipografo Pastore, i “tamburrini” dei quotidiani, le “serate nere”, ovvero a luci rosse che oggi farebbero sorridere. Conclude il volume, ricco di locandine e foto in bianco e nero e a colori, l’elenco dei cinema di Napoli, dal 1896 al 2023, divisi per quartieri, case di produzione di distribuzione napoletane, cineclub e cineforum. Il libro, frutto di una lunga e appassionata ricerca, un mare magnum di ricordi e dati preziosi, è un’operazione culturale, come scrive Alberto Castellano nella postfazione, che consente una ricognizione delle trasformazioni architettoniche, artistiche, urbanistiche delle grandi città. Il cinema come sala ha perso la sua centralità, la sua magia. Luciano Stella ricorda gli ottocento milioni di biglietti venduti nel dopoguerra quando il cinema era lo spettacolo per eccellenza, non c’era altro. Nel 1985 il cinema entra in crisi con il boom della tv commerciale e del VHS. Nel 1994 il produttore Stella riapre il Modernissimo, chiuso da anni: le multisala sono state la risposta alla crisi. La sfida è quella di far vivere in un luogo unico cinema di vario genere, a patto che il contenitore abbia una sua personalità. I bravi operatori creano pubblico. Il dibattito porta alle piattaforme, alle major e ai loro film imposti direttamente in streaming. Tuttavia il cinema non è morto: non è riproducibile il rituale, il confronto, lo scambio simbolico, emozionale che la sala consente, ancora oggi, in un’epoca che ha fretta di bruciare le nuove tecnologie, di vivere un eterno ripetitivo presente.





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