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Dacia Maraini

di Yvonne Carbonaro

Numero 250 - Maggio 2024

Il nuovo libro della grande scrittrice è il diario intimo della sua esperienza di prigionia in Giappone da piccola. Un dolore che solo ora ha avuto il coraggio di raccontare


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Scrittrice molto nota e universamente apprezzata, poliedrica, versatile, infaticabile, oltre che persona molto garbata e comunicativa. Ha pubblicato romanzi, testi teatrali, raccolte di racconti e di poesie, saggi, articoli, sceneggiature. Ha ricevuto moltissimi Premi, dal Campiello allo Strega, ed è a sua volta Presidente di vari premi letterari. -taglio- Dai suoi libri sono stati tratti almeno dodici film. Gli interessi della nostra autrice spaziano dalla storia ai viaggi, alle problematiche sociali, con focus di carattere autobiografico ambientati in Sicilia e in Giappone. Nel suo più recente lavoro “Vita mia” racconta del terribile periodo di prigionia in Giappone con i suoi genitori e le sorelline. Fame, sporcizia, paura, maltrattamenti, Come ha fatto a superare un trauma così sconvolgente vissuto a sette anni? “Non lo so. Mi ha aiutato il coraggio e la forza di resistenza dei miei straordinari genitori. Mi ha anche aiutato imparare che, nonostante la crudeltà dei guardiani del campo, la popolazione giapponese era con noi. Erano tutti stufi della guerra e ci consideravano persone ingiustamente maltrattate, non erano contro di noi. Questo mi ha permesso di rimanere legata al paese e alla sua gente. Ancora ho tanti amici in Giappone.” Come mai ha deciso di ritornare su questo argomento dopo tanto tempo? “Sono anni che covavo questo libro. Cominciavo e poi lo lasciavo, riprendevo e lo rilasciavo. Piano piano l’ho portato avanti anche se dolorosamente. Poi, in questi tempi pieni di minacce di guerra, ho deciso di terminarlo. Sono dell’idea che una testimonianza dettagliata della ultima guerra sia importante da conoscere. Paradossalmente, mentre lo scrivevo mi sono resa conto che mi faceva bene ricordare. Fra l’altro mi sono venute in mente dei ricordi che avevo perso.” Dunque scriverne ha avuto una funzione terapeutica aiutandola ad elaborare e a lenire il ricordo di tanto dolore e disumanità? “Sì, mi ha fatto bene scriverne. Mi ha fatto capire che la memoria è sempre utile per creare coscienza e responsabilità.” Ha avuto notizia di che effetto provochi nei più giovani la lettura di quel momento storico e di pagine autobiografiche così toccanti su un argomento poco noto come i campi di concentramento giapponesi? “ Se devo giudicare dai continui inviti che mi vengono dalle scuole di tutta Italia, direi che c’è molto interesse per il tema e per l’esperienza.” Sappiamo che avendo vissuto in Giappone fin dall’età di due anni e conoscendo quella cultura, ha conservato rapporti di amicizia con quel paese che le ha conferito anche una onorificenza. -taglio2- Che reazione c’è stata in Giappone all’uscita di “Vita mia”? “La traduzione di ‘Vita mia’ ancora non è uscita in Giappone. Ci sta lavorando la mia traduttrice ma non è uscito nelle librerie. Poi le saprò dire.” Lei è molto conosciuta per la sua infaticabile attività di scrittrice e operatrice culturale impegnata anche sulle problematiche della condizione femminile. Il suo meraviglioso romanzo “La lunga vita di Mariana Ucrìa” del 1990 ha avuto all’epoca un grande successo, ha venduto un milione di copie, ne è stato tratto un film. Che effetto le ha fatto allora tanta popolarità? È questo il libro che ama di più, dei tanti che ha scritto? Oppure quale? “Non mi aspettavo affatto il successo che ha avuto “Marianna” Pensavo che la storia di una sordomuta siciliana del Settecento non interessasse nessuno. I lettori sono sempre una sorpresa. Ma il libro a cui sono più affezionata è sempre l’ultimo in cui sono immersa. I miei romanzi, comunque, come dice Filomena Marturano, sono tutti figli miei e non faccio favoritismi.” Può raccontare ai nostri lettori se attualmente ha in cantiere un progetto o un romanzo? “Ce l’ho ma non ne parlo. Finché non prenderà corpo meglio lavorare in silenzio.” Che cosa si sente di comunicare ai giovani in questo difficile periodo nuovamente funestato da guerre e atrocità con il rischio di espansione delle stesse? “Raccomanderei ai giovani di non voltare la schiena pensando - Sono cose lontane, non mi interessano -. Tutto quello che succede nel mondo ci riguarda. E inoltre, che vadano per carità a votare. Il non voto non è un parere, ma un vuoto, che viene riempito da chi è più spregiudicato e prepotente. Il voto è un diritto non un dovere. Raccomanderei poi di amarsi e stimarsi di più, quando vado nelle scuole trovo molta disistima e molto scoraggiamento. Se non si ama il futuro non lo si migliora. E infine vorrei ricordare che non ci sono altri mondi oltre a quello in cui viviamo e dobbiamo amarlo e proteggerlo.”





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