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Avvincente e nostalgico

di Gaetano Magliano

Numero 247 - Febbraio 2024

Un progetto bello e trasversale il nuovo disco di Lemò “Chi l’avrebbe mai detto!”, con sonorità che avvolgono ed affascinano


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È davvero imperdibile il viaggio musical che Lemò ci offre col suo album, "Chi l’avrebbe mai detto!". L'artista esplora il ricco territorio del cantautorato italiano, ispirandosi a giganti come Dalla, De André, De Gregori, Capossela e Testa. Il risultato è un lavoro che riesce a catturare l'essenza di queste influenze senza perdere la propria identità. -taglio- Il disco spazia tra ballate malinconiche e brani più vivaci, garantendo una varietà che mantiene l'ascoltatore sempre attento. Ogni traccia sembra un capitolo di una storia più ampia, permettendo all'ascoltatore di immergersi completamente nel mondo sonoro del cantautore. Cosa ti ha spinto a scegliere questo titolo, e quale significato porta con sé? “È il titolo della canzone che chiude l’album, che fa parte di una trilogia composta, oltre che da ‘Chi l’avrebbe mai detto!’, anche da Back Home e Un po' meno distante, ispirata ad una storia d’amore in cui il protagonista non è stato all’altezza; e che dopo un ennesimo ritorno insincero (Back home) dapprima si sente spiazzato da un rifiuto netto e strameritato (Chi l’avrebbe mai detto!); quindi si lascia andare a più pacate riflessioni di autocritica, con la speranza di rivedersi un giorno. Ma al tempo stesso è un titolo che prende in giro il mio stesso stupore per esser riuscito a pubblicare il mio primo album, dopo un’attesa quasi trentennale.” Come hai scelto gli undici brani inclusi e quale criterio hai seguito per creare una sequenza che fluisse organicamente? “Ho atteso una trentina d’anni prima di pubblicare il mio primo disco, essendomi dedicato a tutt’altro nella vita; ed in questa attesa ho scritto moltissime canzoni. Naturalmente non potevo pubblicarle tutte in questo momento, così ne ho scelte alcune alle quali ero molto legato, e dopo averne immaginato gli arrangiamenti, è venuto naturale pensare ad altre canzoni che con le prime potessero creare un sound coerente.” Molte delle tue influenze, come Dalla e De André, sono noti per le loro abilità nel raccontare storie attraverso le loro canzoni. Come hai lavorato sulle liriche di questo album per assicurarti che trasmettessero il tuo messaggio in modo efficace?-taglio2- “È stato un lavoro di grandissima levigatura; trattandosi nella maggior parte dei casi di canzoni scritte alcuni anni addietro ho avuto la possibilità, nel tempo, di ponderarne a dovere ciascuna parola. Fa eccezione soltanto Ancora una volta, che ho scritto di getto subito dopo la morte di Diego Armando Maradona; ma il cui testo, fortunatamente, mi ha subito soddisfatto.”
Parlando di collaborazioni, come hai scelto i musicisti che hanno contribuito all'album? “Ho innanzitutto immaginato gli arrangiamenti. Dopodiché mi sono rivolto a Francesco Lomagistro, che seguivo da tempo e che ho voluto come direttore musicale di tutto il progetto; e proprio grazie a lui ho potuto coinvolgere alcuni tra i più talentuosi musicisti pugliesi come Martino De Cesare alle chitarre, Antonio Vinci al pianoforte, Pierpaolo Giandomenico al basso elettrico, Giovanni Astorino al violoncello e Vince Abbracciante alla fisarmonica, oltre allo stesso Francesco alle batterie e alle percussioni). Per il brano spaiato, invece, dedicato a Gianmaria Testa, ho voluto coinvolgere suoi grandi amici come Giancarlo Bianchetti alle chitarre, Gabriele Mirabassi al clarinetto e Ferruccio Spinetti al contrabasso.” Infine, guardando al futuro, c'è qualcosa che vorresti sperimentare o esplorare nel prossimo capitolo della tua carriera musicale? “Per intanto far ascoltare dal vivo, nei club e nei teatri, le canzoni del disco. Poi pubblicare altri album, visto che tantissime altre canzoni scalpitano; e infine sperimentare qualche collaborazione, duettando con altri cantautori o cantautrici o scrivendo per altri.”





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