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Amori ardenti

di Yvonne Carbonaro

Numero 249 - Aprile 2024

In scena al Teatro San Ferdinando di Napoli una bravissima Lina Sastri in “Nozze di sangue”


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García Lorca scrisse “Bodas de sangre” nel 1933. “Andaluz de pura cepa”, penetra l’anima passionale di quel mondo contadino in cui la faida, e soprattutto la vendetta per onore, rientrava nella difficile e dolorosa quotidianità della gente. Abbiamo dunque una cavalleria rusticana ambientata non in Sicilia, ma nel cuore dell’Andalusia. -taglio- Regole feroci sulla lama affilata dei coltelli. Sangue e morte nel giorno della festa di nozze. All’epoca Lorca girava per i piccoli centri della Spagna repubblicana con il suo tetro itinerante La Barraca, in nome dell’ideale politico di portare il teatro classico spagnolo nelle zone più sperdute del paese con il fine sociale di educare il popolo. Siamo nel tormentato periodo della Repubblica spagnola, che aveva emanato una Costituzione democratica, ma che le forze conservatrici vollero affossare con “el alzamiento” di Francisco Franco che vide l’inizio della guerra civile nel 1936, anno in cui Lorca, schierato apertamente con i repubblicani, fu assassinato dai falangisti. Con “Bodas de sangre” contava di avvicinare la gente ai problemi psicologici soprattutto delle donne, e della loro frustrazione. La Repubblica teneva in gran conto la parità e i diritti delle donne e il poeta inneggia ad un gesto di ribellione a condizionamenti obsoleti e di ricerca di libertà. Il teatro di García Lorca in Italia è rappresentato molto meno di quanto meriterebbe e va a lode di Lina Sastri avere voluto cimentarsi alcuni anni fa con “La casa di Bernarda Alba” e attualmente con “Nozze di sangue”. Il testo originale della tragedia si compone di tre atti e altrettanti cambi di scenografia. Il regista spagnolo Lluís Pasqual – grande conoscitore del teatro di García Lorca, li ha compattati in un atto unico, forse in ossequio all’attuale tendenza alla sintesi che porta ad eliminare gli intervalli, e ha concentrato nell’interpretazione della Sastri le due figure della madre dello sposo e della sposa. -taglio2-È così che l’attrice dialoga con se stessa, alternandosi nei due ruoli. Operazione teatralmente complicata e non sempre subito facilmente percepibile, in cui la sua bravura al limite del virtuosismo riesce comunque a farsi valere. La Sastri giganteggia, all’interno del cast che la circonda e l’accompagna, per passionalità, tensione emotiva, e per l’energia con cui canta dei brani e accenna a passi di danza. La musica, evocativa del “duende flamenco”, crea un’atmosfera che rimanda all’ambiente andaluso. I testi di Lorca sono cantati rigorosamente in spagnolo, con l’inserimento di versi come “Verde que te quiero verde” che è il ritornello di “Romance sonámbulo”. La sua poesia, surreale, densa di metafore, è la grande protagonista di questa pièce, scaturisce dal parlato di dialoghi e monologhi, incanta con i suoi ricami di parole allusive e pregnanti. Nel cast Roberta Amato (sposa di Leonardo), Giovanni Arezzo (sposo), Ludovico Caldarera (vecchio), Alessandra Costanzo (vecchia), Elvio La Pira (uomo), Gaia Lo Vecchio (donna), Giacinto Palmarini (Leonardo), Floriana Patti (donna), Alessandro Pizzuto (uomo), Sonny Rizzo (uomo). Musicisti: Riccardo García Rubì (chitarra), Carmine Nobile (chitarra), Gabriele Gagliarini (percussioni). Scenografia di Marta Crisolini Malatesta, costumi di Franca Squarciapino, coreografie di Nuria Castejón, luci di Pascal Merat.





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