Sergio Zazzera pubblica il nuovo libro sul quartiere napoletano raccontando storie e avvenimenti quasi tutti inediti
Ideale prosecuzione di “Broccolincollina. Fatti, figure e luoghi della collina vomerese” e di altre opere sulla storia del Vomero, Sergio Zazzera pubblica “Vommero sulitario. Ancora fatti, figure e luoghi della collina vomerese”, edito da Cuzzolin, per la collana “Napoli in tasca” diretta da Claudio Pennino che ha pubblicato, tra gli altri, “Parole d’ammore” di Salvatore Palomba. -taglio- Vomerese doc, classe 1945, Zazzera è stato magistrato e attualmente svolge attività di pubblicista, scrivendo con spessore e passione delle “cose di Napoli e dintorni”. Autore di numerosi saggi su aspetti della storia del capoluogo e di Procida, ha curato la ristampa del saggio di Salvatore Di Giacomo, “Maestri di cappella musici e istromenti al Tesoro di San Gennaro”. Ha pubblicato “Proverbi e modi di dire napoletani”, “Filastrocche napoletane… e altro", “Le isole di Napoli”, “Modi di dire napoletani” e “Proverbi napoletani”. Dal 2014 è direttore responsabile del periodico “Il Rievocatore”. Con piglio di storico Zazzera ripercorre la vita e lo sviluppo del quartiere attraverso fatti e personaggi che ne hanno caratterizzato la storia. La loro lettura consente di formarsi un’idea dei profondi mutamenti subìti nel tempo dal quartiere e dai suoi abitanti. Il libro nasce da un progetto, mai realizzato, del padre dell’Autore che negli anni 50 desiderava scrivere una guida vomerese e di intitolarla “Vommero sulitario”. Sergio Zazzera ha idealmente realizzato il progetto paterno mutuandone il titolo. Ricca la documentazione che ha richiesto un accurato lavoro di ricerca delle fonti: vecchi articoli di giornale, libri, testimonianze, quasi tutti documenti inediti che spaziano dal secolo XVI fino al XIX. La conoscenza dei mutamenti architettonici del quartiere spiegano i cambiamenti del volto del Vomero e della sua popolazione. Le vicende narrate hanno per protagonisti nobili, ecclesiastici, artisti, letterati, gente comune, anche criminali. Protagonisti sono edifici, angoli della collina, località, strade. Forse non tutti sanno che dalla metà del ‘500 e per altri due secoli la strada più glamour dell’oggi popoloso quartiere è stata la famosa Pedamentina! Per Napoli si pensa a via Filangieri, come per Roma a via Condotti, quando in realtà le famiglie più “in” della città, tra il 1568 e il 1754 abitavano lungo la Cupa Vecchia, e vi lavorarono i più quotati artisti dell’epoca, anche in conseguenza del rifacimento di Castel Sant’Elmo, ordinato nel 1537 da Carlo V “ed eseguito con una sorta di partenogenesi, vale a dire con le pietre del monte stesso”. Zazzera descrive in modo impeccabile eventi e aneddoti ma sempre con sottile, acuta ironia. -taglio2- Come raccontare infatti dei lavori di realizzazione dei parcheggi interrati se non intitolando il capitolo “Mani sotto la città”? E dei “Fatti di gente…per male”? Tra sacro e profano, tra viadotti e acquedotti, tra apparizioni miracolose e malagiustizia, spiccano personaggi famosi come Domenico Gargiulo, soprannominato Micco Spadaro, uno degli artisti più in voga del ‘600, che durante la peste del 1656 si fece ospitare nella Certosa di San Martino per evitare il contagio. Seguì il suo esempio il Cardinale Ascanio, Arcivescovo di Napoli, che promise ai Certosini di far realizzare all’artista un ex-voto pittorico, qualora la peste fosse finita, e mantenne l’impegno. Bello il ricordo di Guido Sacerdoti, compianto allergologo e pittore, presidente della fondazione intitolata a Carlo Levi. Tra i personaggi sconosciuti spicca Ccà-Ccà, falegname, di cui si ignora il nome di battesimo, che diventava all’occorrenza corriere, allestendo la sua tummarella, un carro trainato dall’asino. C’è anche tanta arte custodita al Vomero, nel museo di San Martino, e tanti sono stati gli artisti che vi hanno avuto i natali e sviluppato la propria arte. C’è tanta storia della Resistenza e persino la sparizione di Zazà (Cutolo/Cioffi), fidanzata di Isaia, alla festa di Gennaro, è avvenuta ad Antignano…Fantasia? Voce di popolo? Chi può dirlo. Di certo il quartiere è stato caratterizzato da particolarità come quella di piazza “Quattro giornate” che non ha mai avuto una numerazione civica progressiva ma solo il civico 64 del “palazzo dei Ferrovieri”. Tante le storie da leggere e rileggere e se Virgilio e San Paolo furono sepolti al Vomero o altrove, il quartiere è ancora fonte inesauribile di ispirazione per scrittori, poeti e musicisti. In attesa di nuove scoperte di Zazzera che rende la storia dei luoghi viva e pulsante.