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Vivere slow

di Lucia de Cristofaro

Numero 231 - Giugno 2022

Oggi potremmo chiamare ciò che ci permette di sfuggire ai ritmi di vita sempre più frenetici che ci affliggono, fino alla nevrosi, “movimento slow”, uno stile di vita in cui rallentando non solo potremmo godere ed apprezzare le bellezze della natura e dell’arte che di solito ci sfuggono durante la quotidianità lavorativa che ci lega, ma ci ricaricheremmo energeticamente, riacquistando benessere fisico ed equilibrio mentale


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Se si pensa alle lunghe estati, in cui tutto sembrava fermarsi per godersi il mare e il sole del nostro bel paese, sembra di qualcosa di molto lontano ed invece appartiene ad un passato di qualche decennio fa, quando finita la scuola, che condizionava la quotidianità di studenti e famiglie, ecco che tutto cambiava e iniziava la lunga estate da godere al sole, con gite fuori porta e serate al chiar di luna tra vari eventi, per chi restava in città, -taglio-e con invece il mare a due passi o la montagna da vivere, per chi si trasferiva per quasi tre mesi in una delle tante belle città di vacanza. In entrambi i casi la vita rallentava, iniziava un modo un po’ sornione di vivere la quotidianità, dedicandosi agli hobby ad esempio e soprattutto, per chi come me sceglieva il mare, alle lunghe nuotate e serate tra chiacchiere e risate. Il mio non vuole essere un “amarcord”, ma una semplice evocazione di qualcosa che donandoci serenità ci rendeva pronti ad affrontare l’autunno e il frenetico inverno familiare e lavorativo. I Romani, nostri antenati lo chiamavano Otium, ovvero il fascino discreto dell’esistenza. Oggi potremmo chiamare ciò che ci permette di sfuggire ai ritmi di vita sempre più frenetici che ci affliggono, fino alla nevrosi, “movimento slow”, uno stile di vita in cui rallentando non solo potremmo godere ed apprezzare le bellezze della natura e dell’arte che di solito ci sfuggono durante la quotidianità lavorativa che ci lega, ma ci ricaricheremmo energeticamente, riacquistando benessere fisico ed equilibrio mentale. Ecco cosa significa, secondo me, ritornare alla normalità, ritornare ad un modo di vivere la vacanza che sembra perso nel tempo.-taglio2- E’ vero che alcuni potrebbero obiettare che due anni di pandemia ci hanno fatto vivere l’otium generalizzato, ma quella costrizione ha immobilizzato i nostri corpi, imprigionandoci nelle nostre case, ma invece di donarci serenità, al contrario ci ha resi irrequieti, in quanto non era una scelta, ma ahimè, un obbligo. Un obbligo che ci ha lasciato una frenesia addosso per cui pensiamo che meglio fare tutto e subito, senza perdere tempo, perché qualcosa potrebbe ritornare a bloccarci e ad immobilizzare la nostra vita. Tutto questo è comprensibile, ma non è un bene. Tanti sono gli amici che partiti per un viaggio, per una vacanza, tornano più stanchi e stressati di prima, perché hanno riempito le loro giornate di eventi, ed eventi, ed eventi. Credo sinceramente che bisogna invece fare la scelta di svuotare per un periodo dell’anno, a seconda delle necessità di ognuno, le giornate, ridurle all’essenziale e concedersi una vita “slow”, dove prendersi cura di sè e della propria saggezza, che passa per la contemplazione spirituale e lo studio, che concilia buone letture, meditazioni filosofiche, gusto per l’arte, esercizio fisico, vita all’aria aperta, sociale e conviviale. Tra l’otium e il negotium, appena ci è possibile scegliamo il primo, mettendo al centro i libri, quella letteratura che ci ha reso grandi per secoli e secoli e che ci potrebbe far riflettere su tante scelte del presente che condizionano il nostro futuro.





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