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Villa delle Ginestre

di Yvonne Carbonaro

Numero 180 - Settembre 2017

Ricordi leopardiani sotto il Vesuvio e, vicino, l’antico convento dei Camaldoli


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Villa delle Ginestre è una bella villa vesuviana di non grandi dimensioni situata su una leggera altura da cui si domina il panorama circostante: alle spalle si erge la mole incombente del Vesuvio dorata di ginestre e, davanti la distesa verde che raggiunge la città di Torre del Greco protesa sul mare. La dimora, sebbene non sia sulla linea delle Ville del Miglio d’Oro, è stata da alcuni anni restaurata a cura dell’Ente Ville Vesuviane per la sua importanza storica. Ha infatti ospitato Giacomo Leopardi che, lì riflettendo sulla forza distruttrice del vulcano, scrisse “La ginestra”: “Qui su l'arida schiena / del formidabil monte / sterminator Vesevo,/ la qual null'altro allegra arbor né fiore / tuoi cespi solitari intorno spargi / odorata ginestra” in cui sviluppa il concetto di natura matrigna per la quale gli uomini contano alla stregua di formiche su cui inesorabile può abbattersi la sua furia. La visita alla Villa, intitolata “delle Ginestre” in onore al poeta, offre la suggestione di entrare là dove si intratteneva a scrivere, nella stanza dove dormiva, insomma negli spazi che abitò quando insieme all’amico Antonio Ranieri, cognato del proprietario Giuseppe Ferrigni, vi soggiornò nel 1836. Un interessante video a disposizione dei visitatori ricostruisce momenti della sua vita e delle sue opere. L'edificio era stato costruito nel ‘700 dal canonico Giuseppe Simioli, professore di teologia al Seminario Arcivescovile di Napoli, che aveva rapporti di amicizia con uomini importanti, come Bernardo Tanucci e Luigi Vanvitelli e nell’800 la proprietà passò alla famiglia Ferrigni. L'edificio a due piani è a pianta quadrata e nel 1907 fu arricchito su tre lati da un portico con colonne su cui si sviluppa la bella terrazza panoramica che dunque non esisteva all’epoca di Leopardi. -taglio- Fu per un breve periodo occupata da una banda di briganti. Dopo un lungo periodo di abbandono, nel 1962 è stata acquistata dall'Università di Napoli Federico II, che l'ha affidata all'Ente per le Ville Vesuviane ed è stata restaurata dal Centro Studi Leopardiani di Recanati. Vi sono state girate alcune scene del bel film di Mario Martone “Il giovane favoloso”. Recentemente a causa dei terribili incendi che hanno devastato la vegetazione del Parco del Vesuvio lambendo gli abitati dei vari comuni circostanti, tra cui Torre del Greco, si è temuto sia per la villa sia per lo storico convento che si erge sulla vicinissima collina dei Camaldoli detta anche Colle di Sant’Alfonso dai redentoristi dell’ordine di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, che vi abitano attualmente. Il colle in tempi remoti doveva essere forse un cono secondario del vulcano. Dal 1400 luogo di preghiera e sede di un lazzaretto per malati contagiosi custodito da un romito. Risale al 1600 il convento dei monaci Camaldolesi, il cui ordine fu fondato da San Romualdo nell’XI secolo. Furono allora realizzate le celle dei romiti, la cisterna e il giardino. Nel 1714 furono costruite foresteria, biblioteca, infermeria e refettorio e nel 1741 la vecchia chiesa fu sostituita con quella che si visita oggi sulla sommità del colle, in stile barocco, decori di marmi colorati, campanile e due facciate. -taglio2- Il tempio si erge bianco e prezioso sull’altura come un gioiello incastonato nel verde offrendosi alla vista di chi, percorrendo l’autostrada, non può non restare incantato da tanta bellezza che fa nascere il desiderio di recarsi ad ammirare da vicino quel sito così denso di spiritualità e storia. Nel decennio francese con la soppressione degli ordini monastici i Camaldolesi furono allontanati. Tornarono nel 1826 con una sede di formazione per chierici ma furono definitivamente allontanati a seguito dell’Unità d’Italia. Dopo vari passaggi di proprietà , l’occupazione nazista e il degrado, fu infine acquisita dai Redentoristi che si occuparono dei restauri, della ricostruzione di alcune parti, di riportare acqua e luce. All’interno si conservano dipinti in parte antichi e in parte novecenteschi: sull’altare centrale San Michele Arcangelo e, nelle cappelle laterali, da sinistra: San Gennaro, San Carlo e i Santi apostoli Pietro e Paolo, San Gerardo Maiella, Sant’Alfonso e San Giuseppe; da destra: la Madonna del Perpetuo Soccorso, la morte di San Romualdo e nella cappella del Capitolo la Vergine Addolorata. Il complesso, oggi sede di convegni e ritiri spirituali, data l’amenità del luogo e degli ampi spazi verdi, la bellezza della chiesa e del panorama circostante che va dal declivio del Vesuvio fino al mare, viene scelto anche da molte coppie per celebrare il proprio matrimonio in una cornice tanto speciale.





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