logo-musica

Vibrazioni!

di Paola Trotta

Numero 229 - Aprile 2022

Dopo la loro quarta volta sul palco dell’Ariston, il gruppo rock continua a far cantare a squarciagola tutti i loro fan in giro per l’Italia, cosa di cui tutti avevamo “tantissimo” bisogno…


albatros-vibrazioni

Le Vibrazioni sono tornati per la quarta volta al Festival di Sanremo, in gara con il brano “Tantissimo” La band milanese formata da Francesco Sarcina, Stefano Verderi, Marco Castellani Garrincha e Alessandro Deidda, con oltre 20 anni di carriera, 5 album all'attivo e più di un milione di dischi venduti, -taglio-è reduce ancora una volta da un Sanremo da protagonista, che li ha vista in gara con il brano “Tantissimo”, scritto da Sarcina insieme a Roberto Casalino e Niccolò Verrienti. Le Vibrazioni, tuttavia, sono arrivati quest’anno al Festival sulla scia di un altro successo, quello teatrale, con lo spettacolo “In orchestra di e con Beppe Vessicchio”, un tour con cui hanno incontrato, per la prima volta, la musica classica in un viaggio musicale nei teatri italiani insieme al Maestro Vessicchio, che ha curato gli arrangiamenti orchestrali dei loro brani di maggior successo. Degli artisti, insomma, a tutto tondo, che ancora una volta hanno dimostrato quanto sia importante affrontare il mondo della musica con una verve sempre nuova e pronta a sperimentare. Iniziamo da questo nuovo singolo “Tantissimo”, come nasce? “Beh inevitabilmente ‘Tantissimo’ è un brano di matrice rock, energico e incalzante dove emerge l’animo più viscerale de Le Vibrazioni. A questa energia travolgente si contrappone un testo intimista e dal linguaggio universale, in cui ciascuno può trovare un pezzo della propria esperienza di vita. Gli eccessi, le occasioni perse, i momenti di sconforto, le sofferenze e tutto ciò che nel tempo finisce per segnarti e renderti la persona che sei oggi. È un brano con cui tutti noi possiamo identificarci perché parla delle occasioni che perdiamo quando non siamo in contatto con noi stessi e delle cicatrici indelebili che queste ci possono lasciare.” Sembra un brano in parte autobiografico. Francesco Sarcina, in questo momento personale e professionale, come si sente? “Ho imparato a stare bene nel mezzo sempre. Dopo una vita di eccessi e di sofferenze, sono rimasto comunque me stesso anche se non mi sono voluto bene. In questa canzone parlo di me, dell’amore per me stesso e della centratura su sé stessi. Ho avuto così tanto tempo per analizzarmi e guardarmi dentro non potendo fare ciò che mi ha sempre tenuto in vita: suonare.” A proposito di suonare, anche quest’anno avete scelto di calcare il palco dell’Ariston. Come mai? -taglio2- “Rappresentiamo il rock e quest’anno siamo stati anche l'unica band presente. Col senno di poi è quasi come se fossimo in dovere di partecipare per poter far sentire al pubblico anche sonorità diverse, ma ad ogni modo è una scelta partita da noi e dalla nostra voglia di avere un contatto costante con il pubblico. Talvolta si dice che questo col passare del tempo cambi, ma noi sentiamo sempre la stessa grande responsabilità. Forse è cambiata piuttosto la percezione degli altri…” Come credi siano visti Le Vibrazioni oggi? “Credo ci siano vari punti di vista… noi siamo gli stessi da sempre, la vecchia guardia, ma pronti a dare ogni volta una scossa in quello che facciamo. Sanremo, ad esempio, per noi rappresenta sempre un momento di rinascita, per ricominciare. Questo mese poi esce il nostro nuovo ep e non vediamo l’ora di tornare a fare concerti in estate.” A proposito di scena rock, internazionalmente l’italianità è portata avanti dai Maneskin, reduci anche loro da un anno straordinario. Cosa ne pensate di questo fenomeno? “Sono delle mosche bianche: sono giovani, suonano, fanno rock e sono bravi. Vi assicuro che ce ne sono ben pochi che potrebbero reggere oggi il confronto. Oggi i ragazzi sono abituati a stare nelle loro camerette e a lavorare con il computer, con le basi e l’autotune. Forse è un problema culturale, non ci sono spazi dove suonare, gli ultimi 15 anni hanno visto morire tanti locali. Il rock però è un’attitudine, se Mozart o Vivaldi avessero avuto l’elettricità sarebbero stati molto rock.” Anche l’essere transgenerazionali è un’attitudine, e voi sicuramente ne siete maestri. Ad esempio è stata bellissima sul palco dell’Aristo la performance con Sophie Scott, la leader dei Sophie and The Giants, nell’interpretare “Live and let Die” scritto da Paul e Linda McCartney… “Sì, l’idea è proprio quella: vogliamo scardinare i confini tra le generazioni e le nazioni. Con Sophie ci siamo trovati benissimo, abbiamo scherzato, riso e cantato da paura. Che poi è semplicemente tutto quello che da anni vogliamo fare: suonare e divertirci.”





Booking.com

Booking.com