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Viaggio nella musica indie

di Paola Ratti

Numero 198 - Aprile 2019

Cecilia Miradoli e Max Tarenzi, ex Nomoredolls, hanno dato vita a un nuovo progetto musicale chiamato Pinhdar che è tutto da scoprire


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La scena indie italiana, quella che non flirta troppo con il mainstream, è (a differenza di quello che si possa pensare) più viva che mai. Lo dimostrano i Pinhdar, nuovo progetto artistico degli ex Nomoredolls Cecilia Miradoli e Max Tarenzi. Il duo milanese ha realizzato un singolo, “Toy”, raffinato e di forte impatto che anticipa il loro primo album omonimo. Scopriteli insieme a noi.

Chi sono i Pinhdar?

“Ciao! Siamo rispettivamente Cecilia Miradoli voce e Max Tarenzi chitarre e produzione dei PINHDAR, due musicisti milanesi che si muovono nella scena musicale italiana ma anche internazionale da anni, prima come membri della rock band Nomoredolls e poi come fondatori e organizzatori del festival indipendente A Night like This. Questo nuovo progetto è un po’ la sintesi di tanti anni di musica fatta insieme ma soprattutto della profonda amicizia che ci lega e che matura da tutte le esperienze vissute.”

Ci spiegate il significato del vostro nome?

“In realtà ci sono due significati: il primo e più evidente, deriva dal nome dell’antico poeta lirico greco Pindaro simbolo di fantasia e viaggi in universi creativi paralleli. Al secondo significato non riuscireste ad arrivare mai perché è veramente 'nascosto'. Pindar è infatti il protagonista di un romanzo che narra la storia immaginata di un capitano di una nave inglese del ‘500 realmente vissuto. La nave fu assalita dai pirati turchi e durante l’arrembaggio la sua promessa sposa venne rapita e condotta nell’harem del sultano. -taglio-Per tutta la sua avventurosa vita, il capitano cercò di ritrovarla riuscendo però solo a sfiorarla dietro le grate delle finestre dell’harem e conservandone un ritratto dentro la cornice di uno specchio. Fu proprio quel particolare, dipinto in un quadro ed esposto in un museo, ad attrarre la curiosità della scrittrice inglese che 5 secoli dopo ne immaginò la storia in un romanzo. Ci è sembrato tutto molto affascinante, abbiamo aggiunto solo la H al nome ed ecco PINHDAR.”

Il vostro primo singolo “Toy”, ha un significato molto forte. Lo stesso il videoclip che lo accompagna. Ce ne parlate?

“Toy è la storia di un’ossessione. Una relazione si chiude ma uno dei due continua ad essere ossessionato , diventa praticamente uno stalker, non accetta di aver perso l’oggetto dei suoi desideri e tutto finisce male, con la morte del 'giocattolo'. Tutto questo tuttavia nel testo si legge solo tra le righe anche perché la musica invece è piuttosto ‘trippy’ ma non la definirei drammatica e ci piaceva l’idea di lasciare libertà di interpretazione. Nel video abbiamo provato ad ampliare il concetto calandolo nella società contemporanea: l’indifferenza, porta alla mancanza di empatia, l’ego chiuso in sé stesso fa vedere l'altro come un oggetto di cui si può anche abusare o contro cui si possono sfogare le proprie frustrazioni. La violenza contro le donne è emblematica di questo scollamento dalla realtà che purtroppo è un tema sempre più attuale. La violenza intesa in tutte le sue forme, non necessariamente fisiche, come appunto anche lo stalking in Toy. Per rendere visivamente il concetto, i registi Samuele Romano e Alessandro Nassiri hanno pensato di rifarsi, adattandola al tema, alla performance ‘Cut piece’ di Yoko Ono ma si sentono influenze anche di Marina Abramovich. La bravissima attrice Francesca Lolli siede infatti immobile al centro di una mostra, con accanto a sé delle forbici e altri oggetti che il pubblico utilizza su di lei liberamente fino a che la telecamera ( si tratta di un piano sequenza) si avvicina e inquadra le emozioni che si scatenano in lei.”

Quali sono state le sonorità che vi hanno più ispirato per questo pezzo e gli altri che fanno parte del vostro album?

“I brani dell’album sono molto vari tra loro ma tutti hanno in comune il tentativo di fondere elementi di rock e di elettronica dei primi ’80 con altri del trip hop dei ’90, il tutto filtrato dalle nostre esperienze che attingono dal panorama indipendente attuale. Gli strumenti, i synth e gli effetti usati per registrare sono tutti originali dell'epoca.”

Cosa vi ha spinto a intraprendere questo nuovo capitolo artistico?

“In realtà non abbiamo mai smesso di scrivere musica ma abbiamo solo fatto una pausa, soprattutto dai nostri live, -taglio2-perché di musica ne abbiamo respirata tanta, facendo suonare ad a Night Like This Festival centinaia di gruppi da tutto li mondo in questi ultimi sei anni. Fermandoci con quest'ultimo, era inevitabile che si aprisse un nuovo capitolo più maturo e che facesse tesoro anche di quanto imparato da tutta quella musica che abbiamo cercato, a volte scoperto e contribuito a lanciare dai palchi del Festival.”

Quanto è cambiata la scena musicale indipendente rispetto al periodo in cui suonavate con i Nomoredolls?

“È proprio un altro mondo: quando abbiamo iniziato coi Nomoredolls era l’epoca di My Space, i social di adesso non c’erano e le band si costruivano le loro fan base in giro per il mondo utilizzando Reverbnation e Bands in Town. Siamo stati un po’ pionieri all’epoca, perché eravamo tra i primi e rari gruppi italiani ad andare in tour negli Usa da indipendenti, dopo aver mandato il cd alle radio e ai magazine, ci siamo ritrovati a suonare in veri templi del rock come il CBGB’S o il Knitting Factory e ad avere migliaia di fan americani e inglesi solo con i passaparola e i live, impensabile oggi. La musica indipendente era meno al centro dell’attenzione ma in compenso chi si dava da fare poteva suonare e vendersi i dischi girando il mondo con una certa soddisfazione. Oggi la musica, grazie a social network e alla globalizzazione, è talmente tanta e c’è talmente tanta offerta che si fa fatica anche solo a trovare le proposte. In compenso ciò che prima era indie sta diventando mainstream e va magari al festival di Sanremo, chiunque può prodursi un album o un ep coi propri mezzi e poi provare a nuotare in questo mare.”

Vi piacerebbe tornare a organizzare un festival come A Night Like This?

“A Night Like This 'is a state of mind', non ci abbandonerà mai, fa parte di una ricerca di bellezza e armonia che inseguiamo da sempre che sia in una canzone o un festival, è la nostra storia e tornerà presto anche in quella forma ne siamo sicuri.”

Progetti per questo 2019?

“I live dove continuerà la collaborazione con la squadra dei nostri registi, dal punto di vista visivo, con installazioni e immagini che accompagneranno la musica. Ci piacerebbe suonare finalmente a dei festival, visto che non abbiamo mai voluto farlo al nostro (non ci sembrava corretto), magari in apertura a qualche band che amiamo. C’è anche una bella proposta di collaborazione in Uk per un futuro lavoro ma è prematuro. Adesso ci concentreremo sull’album 'PINHDAR' sperando che vi piaccia.”





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