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Viaggio emotivo

di Laura Fiore

Numero 203 - ottobre 2019

Gerolamo Sacco ci racconta il suo nuovo album, un vero e proprio viaggio nell’animo dell’essere umano


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Il progetto di Gerolamo Sacco mette insieme due figure musicali, quella del cantautore e quella del producer. Mentre nel mondo degli addetti ai lavori è conosciuto perlopiù come music producer (è la figura di riferimento degli studi Miraloop, piccola casa discografica dove Gerolamo ha pubblicato negli ultimi anni più di 500 produzioni, sia a suo nome sia per altri artisti, ma anche con ghost projects), si sta facendo invece un pubblico con le sue canzoni in italiano, dove il produttore si mette da parte per far spazio al cantante. La storia delle canzoni di Gerolamo comincia alla fine del 2013 con “Alieno”, concept album di 21 canzoni, continuata poi con i “Mondi Nuovi” (2019), composto da 15 brani. Si tratta di canzoni sognanti, che aprono nuove strade all’immaginazione. Testi a tratti immediati a tratti complessi sono raccontati con voce originale, malinconica, dal timbro pulito e allo stesso tempo scuro mentre negli arrangiamenti, si mescolano gli ascolti del progressive rock e della classica sinfonica, all’esperienza nella produzione di musica da ballo con un certo intuito nel sampling.

È in rotazione radiofonica il singolo “Casa mia” , una sorta di inno per il nostro pianeta, come nasce l’idea di questa canzone?

“Per spiegarti com’è nata questa canzone, devo fare una premessa: oggi siamo bombardati da informazioni e spesso capita che delle notizie siano correlate tra loro, anche se apparentemente non hanno nulla in comune, ed è esattamente quello che è capitato a me. -taglio-Leggevo del fatto che si va su Marte a cercare funghi e batteri, e poi subito dopo l’Amazzonia che brucia. Il tutto mi è sembrato paradossale: è come se uno che ha un incendio in casa, esce per andare in biblioteca! Non mi torna... e così mi viene l’ispirazione per creare questo brano e mentre scrivevo ho iniziato proprio a divertirmi, anche perché non me la sentivo di incolpare solo la razza umana. Come ho detto prima è qualcosa di paradossale, imprevedibile e quindi ho pensato di scherzarci e di dare un riferimento; su questo pianeta diamo tutto per scontato, anche le cose sciocche, iniziamo ad amare quello che abbiamo tardi e solo allora ce ne prendiamo cura.”

Il singolo è estratto dal tuo secondo album “Mondi Nuovi”, questi mondi sono le tappe di un tuo cammino personale, spiegaci meglio...

“Si, questo è un disco autobiografico e rispecchia quei momenti in cui ti devi conoscere, devi entrare un po’ in contatto con te stesso e con le tue emozioni. Ho raccontato questo percorso di crescita come se fosse un viaggio, senza fare riferimenti pratici a cose, perché poi ognuno ha il suo percorso personale. Ciò che volevo fare io in questo album era raccontare cosa è successo a me, dal mio punto di vista e per farlo ho dovuto allontanarmi e vedere cosa ci fosse ‘all’esterno’.”

Nel tuo percorso musicale è evidente la costante voglia di sperimentazione, quando capisci che la direzione che hai preso è quella giusta?

“Quando hai uno spazio di autoespressione totale. Quando vuoi raccontare una storia devi esprimerti al massimo e soprattutto avere la libertà di farlo, tutto quello che può essere un limite, ad esempio un genere, uno strumento… potrebbe condizionare il risultato. Quindi la libertà ti permette di fare tutto, la sperimentazione è un cercare di andare incontro alle persone con la propria storia e in maniera personale. Devo dire che nel mondo del cinema è normale che un regista possa sperimentare-taglio2- vari generi, nella musica ancora non c’è questo concetto, anzi si tende a voler ‘etichettare’ con un genere un musicista. Io personalmente proprio non riesco a starci dentro a questo pensiero, perché il bello della musica è proprio il poter assemblare pezzi diversi, mettere mondi diversi insieme.”

Ti è mai capitato di non sentirti libero?

“Tantissime volte, infatti un po’ tutto il mio percorso è volto alla ricerca di questa libertà di poter fare. Diverse volte mi son trovato in gabbia, ma ho sempre cercato di tagliare la corda prima che la situazione potesse starmi ancora più stretta. Quando lo fai per lavoro è una cosa, ma quando ti devi esprimere per raccontare una storia, e senti proprio la necessità di farlo, devi essere libero.”

Miraloop è un progetto che consacra una sorta di svolta nella tua vita musicale, di cosa si tratta?

“È un progetto nato nel 2007 quando ho iniziato a studiare composizione, allora non c’erano ancora le piattaforme tipo YouTube e affini. Inizialmente la nostra sfida era creare una casa discografica dove venisse pubblicata musica indipendentemente dal successo del singolo, basando tutto sulla bellezza musicale del brano. Siamo riusciti così a creare un’etichetta che fosse libera musicalmente, che permette di pubblicare ogni tipo di genere. È come avere quattro etichette indipendenti, e anche se si specializzano in un genere, nel tempo possono anche trasformarsi. La parola d’ordine è sempre la sperimentazione. Dopo qualche anno sono arrivate le classifiche di vendita, ed il progetto è cresciuto diventando una società.”

Quali i tuoi prossimi impegni?

“Ho in programma di fare uno spettacolo live che dovrebbe unire i miei due album. Poi, ho tante tracce da mettere a posto. Per il momento, però, mi concentro sul live... vengo dal mondo del dietro le quinte e ora che canto in prima persona non vedo l’ora di potermi esibire dal vivo.”





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