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VALERIA LUISELLI

di Maresa Galli

Numero 205 - Dicembre 2019

Valeria Luiselli è una scrittrice messicana di origini italiane, cittadina del mondo


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Valeria Luiselli, classe 1983, è una scrittrice messicana di origini italiane, cittadina del mondo. Oggi risiede a Brooklyn con il marito, lo scrittore Alvaro Enrique ed ha vissuto in Costa Rica, Corea del Sud, Sudafrica, India, Francia e Spagna. Vivere in between, come spiega, è un privilegio che le consente uno sguardo più ampio sulle storie che scrive, sui personaggi, sulle diverse culture, sulle sfumature linguistiche. -taglio-In Messico si è laureata in Filosofia e a New York ha studiato Letterature comparate. Alterna la collaborazione con prestigiosi quotidiani e periodici (The New York Times, The New Yorker, The Guardian, El País) con l’attività di scrittrice: ha all’attivo diversi romanzi, tradotti in oltre venti lingue: “Volti nella folla”, “La storia dei miei denti”, “Archivio dei bambini perduti” e saggi: “Carte false”, “Dimmi come va a finire”. Insignita del “Los Angeles Times Book Prize” e dell’ “American Book Award”, ha lavorato come interprete volontaria per il Tribunale dell’Immigrazione di New York, occupandosi della somministrazione di questionari ai bambini richiedenti asilo che non parlavano inglese, provenienti dal Centro America. Lo racconta nel saggio “Tell me how it ends. An Essay in 40 Questions”, spiegando di non voler imporre una narrazione sulle storie dei piccoli migranti, ma, al contrario, mostrarne i silenzi, il fatto che le loro storie non avessero una fine. Alcuni di loro erano così piccoli che le madri o le nonne avevano dovuto cucire i numeri di telefono nei colletti dei vestiti. Oggi “Archivio dei bambini perduti”, è finalista al “Man Booker Prize” 2019. -taglio2-Da madre, si domanda come si sarebbe sentita sua figlia a dover attraversare da sola il confine col Messico. Attualmente tiene un workshop di scrittura creativa per i piccoli migranti detenuti a New York, nel centro “Children’s Village”, dal quale si spostano di continuo, rilasciati, rimpatriati. “Non credo che un libro possa cambiare le cose – afferma- ma può arricchire il dibattito, aiutando a comprendere realtà complesse. Credo nella forza morale della parola scritta”. Da quando ha pubblicato l’ultimo libro, il dramma dell’immigrazione è diventato sempre più urgente. “Non l’ho descritto da giornalista ma come una persona che osserva e riflette”. Il prossimo progetto che ha in cantiere coinvolgerà altre scrittrici: ognuna darà vita ad un monologo che rientra in un più ampio progetto sonoro. Un lavoro collettivo dalla parte delle donne messicane, che hanno pagato spesso con la vita le violenze perpetrate sul loro popolo. Ingiustizie intollerabili, da raccontare nelle piccole storie quotidiane, di rapporti familiari in uno scenario globale sempre più preoccupante nel quale lo sfruttamento, il sessismo, la spoliazione delle risorse sono ancora all’ordine del giorno.





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