“Antigone in the Amazon” di Milo Rau al teatro “Mercadante” di Napoli celebra la lotta dei lavoratori senza terra in Brasile
Un gradito ritorno, al Teatro Mercadante di Napoli, l’11 e il 12 aprile 2025, di “Antigone in the Amazon” di Milo Rau, per il secondo anno consecutivo, dopo le precedenti messe in scena del 2024 degli spettacoli “The Interrogation” e “The Repetition Histoire(s) du Théâtre (I). Il “più ambizioso artista dei nostri tempi”, il regista svizzero Rau, -taglio- con lo spettacolo “Antigone in the Amazon”, firma l’ultimo capitolo della “Trilogia degli Antichi Miti”, dopo l’ “Orestes in Mosul”, seguita dal film su Gesù, “The New Gospel”, ambientato nei campi profughi dell’Italia meridionale. Con l’Antigone di Sofocle Rau trasforma una tragedia classica in allegoria della crisi politica e istituzionale del Brasile. “Spiega Rau:- “per la filosofa Judith Butler, invece, Antigone mina l'ordine esistente e i suoi simboli: con un disegno utopico, un progetto fondamentalmente diverso di coesistenza umana, dei vivi e dei morti, dell'uomo e della natura. Ed è qui che entra in gioco l'Amazzonia: credo che l'ordine simbolico dell'Occidente debba essere messo in discussione e cambiato dall'esterno, dalle periferie del sistema capitalistico”. Spettacolo in tedesco, portoghese e inglese, sottotitolato in italiano, si avvale di ideazione e regia di Rau, che firma anche il testo con un Ensemble; la drammaturgia è di Giacomo Bisordi e di Eva-Maria Bertschy. In scena il polistrumentista Pablo Casella e bravissimi attori: Frederico Araujo, Pablo Casella, Sara De Bosschere, Arne De Tremerie. In video attori altrettanto bravi: Kay Sara, Gracinha Donato, Célia Marácajá e il Coro dei Militanti del Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra – MST. Ailton Krenak incarna il ruolo di Tiresia. Le suggestive musiche sono di Elia Rediger e Pablo Casella; la scenografia di Anton Lukas; i costumi di Gabriela Cherubini, Jo De Visscher e Anton Lukas; le luci di Dennis Diels. Il musicista che accompagna la storia suonando dal vivo sottolinea come ci siano molte cose mostruose al mondo, ma nessuna mostruosa come l’uomo. L’aggettivo deinòs è il “terribile”, il “tremendo” della condizione umana. Durante la permanenza del cast di Rau in Brasile attori professionisti lavorano al fianco di non professionisti, gli attivisti del MST. Il Movimento dei Lavoratori Senza Terra (MST) è un’organizzazione contadina nata in Brasile nei primi anni ‘80 e oggi è uno dei movimenti sociali più importanti dell'America Latina. È il 17 aprile 1996 quando, al km 95 dell’autostrada PA-150, nello Stato di Parà, -taglio2- a Eldorado do Carajàs, si scatena l’inferno contro i militanti del Mst, colpevoli di voler negoziare l’insediamento nelle terre improduttive della fazenda Macaxeira. Uomini e donne sfilano con cartelli in una marcia pacifica. La polizia militare spara contro chi tenta di fuggire e contro chi giace a terra ferito. Il 18enne Oziel Alves Pereira prova a parlare con il comandante per fermare la carneficina, ma viene trascinato per i capelli e bastonato, ucciso a calci e pugni. 19 i morti, una vera strage, e tanti i feriti. Il MST combatte ancora in difesa della terra per garantire dignità alla classe lavoratrice, per la giustizia sociale, contro lo sfruttamento dell’Amazzonia da parte delle multinazionali, il patriarcato, la dittatura, la terra in mano di pochi, contro la transfobia. La terra, fondale del palcoscenico e dei video, è appartenenza, è vita, è legame. “La terra sul suo corpo è luce”, canta il coro, ma è anche sporca di sangue. Con sapienza, Rau intreccia spezzoni di video che ricostruiscono l’eccidio del 1996 e momenti della tragedia sofoclea, film e recitazione. Si ricordano tutti gli attivisti, da Chico Mendez a Padre Josimo, da Marielle Franco, brutalmente assassinati, a Kay Sara, che si è ritirata dallo spettacolo per stare vicina al suo popolo. Se nasci in queste terre non puoi che diventare attivista, e farlo per il futuro del mondo. Dobbiamo imparare a dire no, esortano gli attori. Kay Sara, guardando nella telecamera, grida di fermare il film, e il suo lamento è un pianto funebre. L’archetipica “Antigone” è anche simbolo di dissidente che si schiera contro i totalitarismi, contro l’autorità ingiusta di Creonte. Non a caso sarà messa in scena da Brecht e dal Living Theatre. Non a caso Rau ne costruisce un formidabile spettacolo che parla all’avidità e all’economia di rapina del nostro tempo, lontano da una prospettiva eurocentrica. Interminabili applausi alla messa in scena ed ai fantastici artisti diretti da Rau, per una messa in scena che colpisce e suscita indignazione.