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Una vita per l’arte

di Laura Fiore

Numero 202 - settembre 2019

La camaleontica Julia Liros si racconta sulle pagine di Albatros, dagli esordi fino al suo ultimo singolo


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Julia Liros, questo il nome d’arte di Ludovica Lirosi, giovane artista alle prese con una nuova carriera musicale che l’ha vista protagonista quest’estate con i brani “Me siento sola” e “Me gustan dos”, due pezzi dalle sonorità latine che ci mostrano le grandi capacità della Lirosi anche come cantante. Prima di questo, però, non bisogna dimenticare che Ludovica Lirosi è anche un’attrice, una regista ed una produttrice; una donna che vive per l’arte in tutte le sue forme.

Quest’estate è uscito il brano “Me gustan dos”, che riscontro hai avuto da parte del pubblico?

“Molto positivo; in realtà già col primo singolo ‘Me siento sola’, un brano latin pop, le persone hanno risposto positivamente. Con questo secondo singolo mi sono orientata verso sonorità più reggaeton e devo dire che ho ricevuto riscontri molto buoni e ne sono davvero felice.”-taglio-

Hai intrapreso da poco la strada musicale, perché nasci come attrice e sei anche regista e produttrice. Quali le differenza tra le varie Ludovica?

“Beh, difficile elencarle, ma posso dire che ci sono. Ad esempio, per quanto riguarda il percorso musicale ho volutamente cambiato il mio nome in Julia Liros, proprio per dividere questa esperienza artistica con le altre. In generale, però, nasco come attrice, poi ho lavorato in radio, poi c’è stato il capitolo New York Academy, poi ho iniziato a dirigere e produrre per conto mio, insomma non mi faccio mancare nulla! Tutta questa mia intraprendenza è dovuta all’idea che ho dell’attore: per essere il migliore devi essere completo e saper fare qualsiasi cosa, anche perché in fondo è tutto correlato. Con la regia vale, più o meno, lo stesso principio: se sai come muoverti davanti la telecamera riuscirai a capire anche il modo di stare dietro le quinte.”

La New York Academy ti ha permesso di confrontarti con una realtà attoriale diversa da quella nostrana, secondo te c’è qualcosa che dovremmo “rubare” alla scuola americana?

“Sì, la praticità. In America quando inizi a studiare recitazione, regia o altro, ti viene subito data la possibilità di collaborare con gli addetti ai lavori e quindi di toccare con mano quello che andrai a fare nel tuo futuro. Qui, purtroppo c’è ancora molta (troppa) teoria, cioè in Italia prima studi per anni e solo alla fine inizi ad entrare nel settore.”

La web serie in lingua spagnola “Desesperados” è uno dei tuoi maggiori successi, come senti di essere cambiata a livello professionale e personale dagli esordi?

“Sicuramente sono maturata sia dal punto di vista professionale che personale, dal primo episodio della web serie si sono succedute tante esperienze e tanti incontri che hanno influenzato il mio modo di essere e di lavorare.-taglio2- Il primo lavoro ovviamente era un po’ più acerbo e sviluppato diversamente, una web serie girata nel bagno di un appartamento; quest’anno invece ho girato altri dieci episodi con una struttura televisiva da sitcom e con un nuovo cast che rende il complesso strutturalmente migliore.”

Un altro successo è certamente “Too Much Stress from my Heart”, documentario premiato in Italia e all’estero, un lavoro molto forte emotivamente, da cosa è nata l’idea?

“È nato tutto nel 2015, periodo in cui l’argomento migranti (come oggi) occupava una posizione di rilievo qui in Italia e non solo. Mi trovavo in vacanza in Calabria e vicino a dove ero io c’era un centro di accoglienza; spinta da una forte curiosità decido di andare lì per capire e scoprire cosa significa vivere in una realtà del genere. Così ho chiesto a 26 ragazzi di poter essere intervistati e dopo aver sentito tutte le loro storie ho capito che dovevo fare qualcosa ed ho iniziato a sviluppare l’idea di realizzare un documentario. Quest’ultima è diventata molto concreta anche a seguito di un viaggio in Africa che mi ha permesso di ‘continuare’ la storia.”

Quanto è stato importante per te questo viaggio in Africa?

“È stato molto importante. Il mio intento è sempre stato quello di far vedere la realtà dei fatti da un punto di vista inedito; di questo tema se ne parla tanto ma a mio avviso in maniera molto stereotipata. Si tratta di persone forti, basti pensare ai viaggi che fanno per arrivare qui. Ognuno parte per una ragione differente però la cosa che li accomuna è salvarsi la vita. I loro sono luoghi bellissimi, io ne sono rimasta affascinata, ed il contrasto tra questa bellezza e la drammaticità delle loro vite mi ha segnata profondamente.”

In cosa sarai impegnata prossimamente?

“Sto lavorando ad un terzo singolo che dovrebbe uscire a breve; per quanto riguarda la regia e la recitazione c’è la nuova edizione di ‘Desesperados’, che spero possa uscire anche con un doppiaggio in italiano.”


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