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Una pausa dal cammino

di Teresa Pugliese

Numero 186 - Marzo 2018

Germano Bonaveri ripercorre la sua vita artistica con un album di brani rivisitati, punto di arrivo dei suoi primi in 14 anni di carriera


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Germano Bonaveri, cantautore di origini bolognesi, è una rarità nel panorama cantautorale italiano. Sofisticato poeta della musica, con il suo sesto album “Reloaded” ripercorre i tratti salienti della sua carriera, tra brani classici ed un inedito.

Come nasce “Reloded” il tuo ultimo progetto discografico, e qual è il suo tratto peculiare?

“Questo album nasce da un’idea di Maurizio Biancani, il mio produttore artistico. ‘Reloded’ è un disco che raccoglie 14 anni di canzoni, 18 pezzi rivisitati completamente. Nasce dall’esigenza di chiudere un concept nato con i miei 5 dischi precedenti, e che terminerà con il mio prossimo lavoro, che vedrà la luce nel 2019. È una summa di tutte le tematiche trattate fino a questo momento.”

Il disco è stato anticipato a Novembre dal singolo “Le piccole vite”, di cosa tratta questo pezzo e qual è lo stile che lo caratterizza?

“Questo pezzo l’ho scritto 4 anni fa e parla della morte del mio gatto Topo, è stato un modo per elaborare quel lutto. È rimasto nel cassetto fino a che l’ho fatto ascoltare al mio produttore, ed abbiamo deciso di registrarlo in occasione di ‘Reloded’. È stato abbastanza complicato cantarlo perché per me è stato come rinnovare una serie di sentimenti. Lo stile è il solito, anche perché io cerco in ogni disco di non assomigliare a me stesso, provo a cambiare anche perché io diffido dell’assoluta coerenza.” -taglio- Il disco è stato prodotto da Maurizio Biancani, non è il primo progetto al quale lavorate insieme. Com’è nato il rapporto con lui e cosa vi accomuna musicalmente parlando?

“Ho conosciuto Maurizio mentre registravo il mio secondo album ‘Magnifico’, prodotto da Beppe Quirici, mio primo grande maestro. Dopo la sua morte, ho bussato alla porta di Maurizio, e da li abbiamo iniziato a collaborare insieme. Posso dire che sono tre le cose che ci accomunano: il tentativo di raccontare sempre la verità, cercando di fare dei dischi che assecondassero i nostri gusti piuttosto che le mode; poi un certa indipendenza intellettuale-concettuale dal sistema; e terzo la grande passione per la musica, cercando di tenere sempre alto l’aspetto ludico del nostro lavoro.”

Facciamo un passo indietro. Come si è avvicinato Germano Bonaveri al mondo della musica?

“Da ragazzo ascoltavo quella che era la discografia dei miei fratelli. Era il 1978 ed io avevo 10 anni. Era il periodo della leva cantautorale, l’artista veniva ascoltato, capito, interpretato. Io assistevo alle discussioni di quei ragazzi di vent’anni che parlavo di politica e musica. Questa è una cosa che mi piacerebbe potesse accadere anche ora, pur con tutte le difficoltà di uno scenario musicale dove il linguaggio è diventato una chimera. Oggi purtroppo è chiamata canzone d’autore qualsiasi cosa, semplicemente purché venga scritta da colui il quale la canta. Secondo me per riconoscere una vera canzone d’autore -taglio2- bisognerebbe privarla della melodia e leggerla in prosa, ci accorgeremmo che la maggior parte della musica contemporanea definita “d’autore” si svelerebbe per quello che non è.”

C’è qualcosa o qualcuno a cui ti ispiri durante la stesura dei tuoi brani?

“Se devo pensare a qualcuno che ha scritto canzoni, l’unico che mi viene in mente è Giorgio Gaber. E poi ci sono quelli per cui ho una violente e profonda passione, e che non sono ahimè cantautori e sono: Italo Calvino, Jorge Luis Borges, e Fernando Pessoa. Calvino lo ammiro per la sua profondità metafisica; Pessoa perché ha scritto dei meravigliosi capolavori sull’esoterismo. E poi ammiro Borges per la sua proprietà di linguaggio. Credo che loro siano le tre vette più alte dell’intelletto umano a livello di scrittura.”

A questo punto della tua carriera, come credi sia cambiato il tuo approccio alla musica rispetto agli esordi?

“Quando scrivevo da ragazzo, lo facevo immaginando che sensazione avrei potuto suscitare nel pubblico. Dal secondo album in poi ho sempre e solo scritto quello che piaceva a me, e soprattutto quello in cui potevo assolutamente riconoscermi.”

Cosa bolle in pentola per questo prossimo futuro?

“Nei prossimi mesi partirà una tournée, intanto continuo a scrivere, ed ho già deciso il titolo del mio nuovo album che uscirà nel 2019. Si chiamerà ‘Le cose che contano’.”





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