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Un nuovo me

di Teresa Pugliese

Numero 219 - Aprile 2021

“Canzoni popolari” è il bellissimo nuovo lavoro del cantautore ligure Samuel Costa


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Samuel Costa, chiamatelo così. L’artista genovese si presenta per la prima volta con questo nome, togliendo definitivamente quell’Heron che per anni lo ha accompagnato. Un cambiamento che si rivela una svolta non solo dal punto di vista umano ma anche musicale. Da Venerdì 12 Febbraio è disponibile “Canzoni Popolari”, -taglio- il nuovo Ep accompagnato dall‘arrivo del nuovo singolo “Una bugia”, brano inedito feat Danien, con il quale l’artista di origini spezzine prosegue il suo singolare e rinnovato percorso in musica con sonorità e tematiche più autentiche, vicine alla tradizione popolare. Lo avevamo conosciuto con la sua anima scanzonata insieme ai The Kolors. Oggi nel suo nuovo progetto ci rivela la sua nuova anima ritornando ad un animo più intimo e umano. Un ritorno alle sue origini che lo hanno reso quello che lui oggi è. “Una bugia” è una lettera d’amore nei confronti dell’ansia, amica e compagna di molte delle nostre giornate, una fedele sorella che fa parte della nostra vita, e che Samuel ha imparato a riconoscere. Canzoni Popolari è l’emblema della piena maturità di Samuel Costa che a noi di Albatros si è rivelato a cuore aperto. Protagonista di questo tuo nuovo progetto sembra essere “l’ansia”. Come mai? “L’ansia è mia compagna e mia nemica da tempi immemori. In molti momenti della mia vita ha rappresentato un problema quotidiano ma anche una questione patologica, se così vogliamo dire. La voglia di dedicale un pezzo è venuta fuori perché le cose che si odiano e si amano vuoi non vuoi sono importanti e ci lasciano qualcosa. La mia ansia principale è dovuta sicuramente al mio lavoro. Ma senza quella non sarei di certo la persona che sono e l’artista che sono, o meglio l’artigiano della musica che penso di essere.” Canzoni popolari ci consegna l’immagine di un Samuel diverso. È davvero così? “Questo Ep ha una triplice funzione. La prima è quella ti tirare fuori il mio spirito artistico, nonostante il momento e il fatto che queste canzoni non seguono delle dinamiche di classifica o di mercato. L’altra funzione è quella di slegarsi, anche drasticamente, da quello che ero prima, dalla percezione artistica di quello che sono stato, queste canzoni mi sono servite a rimarcare questa linea di passaggio tra il rapper giovincello che saltava da un club all’altro, -taglio2-a un’artista che vuole fare una musica più matura e profonda. L’altra funzione è quella che apre ad un nuovo futuro. È come se avessi preso un biglietto di viaggio che mi consente di andare in altre direzioni. Ho tanta voglia di tirare fuori qualcosa di bello.” Il tuo è un vero e proprio cambiamento allora? “La ricerca di un gergo diverso, di sonorità nuove, più popolari è legato ad un qualcosa di personale. Sono andato a ricercare le mie radici liguri, una popolarità, un’umanità più sana, nella musica e nella vita di tutti i giorni. Questa ricerca per me è stata necessaria e terapeutica ed ha tirato fuori quei valori importanti per me.” Questa è una scelta avvenuta improvvisamente o un percorso avvenuto nel tempo? “Negli ultimi anni non ho assorbito nulla di positivo, proprio per questo ho drasticamente preso la scelta di uscire con un pezzo dialettale questa estate. Volevo comunicare quello che non mi stava bene, quello che c’era ma anche quello che c’è. Sono andato contro tutto e tutti per questo. Questa secondo me era una rivoluzione da fare nella musica e nei sentimenti.” Secondo te quale è il miglior modo per fare una rivoluzione? “La rivoluzione non si fa solo con parole o questioni “pesanti” ma anche con l’ironia ed il sorriso. Penso alcune piccole azioni possano cambiare le cose. La calma con la quale ci si deve occupare della musica fa si che la musica ne guadagni qualitativamente. La calma dell’ascoltatore può far si egli possa godere di molte sfumature che spesso è difficile cogliere.” Nella ricerca delle tue radici liguri, quanto sei stato influenzato dai cantautori della tua regione? “In primis sono stato condizionato dal vivere quelle cose, quei luoghi: il porto, l’aria di mare. La Liguria ha lasciato molto in me. Ai cantautori sono arrivato tardi, perché prima ascoltavo rap d’oltreoceano. Sicuramente la tradizione ligure mi ha fatto capire cosa raccontare, hanno aiutato ad ampliare il mio sguardo verso nuovi particolari da osservare, un mondo diverso da raccontare.”





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